Uno bianca, Occhipinti in semilibertà l’ex poliziotto in carcere dal 1994

Cronaca

(09 gennaio 2012)

IL CASO

Uno bianca, Occhipinti in semilibertà
l’ex poliziotto in carcere dal 1994

Condannato all’ergastolo per l’omicidio della guardia giurata Carlo Beccari, compiuto durante un assalto a un furgone portavalori davanti alla Coop di Casalecchio (Bologna) nel 1988, era in prigione a Padova e aveva già usufruito di un permesso nel 2010. Il padre della vittima: “Quel delinquente deve stare dentro”

155033365-a0d80dfb-8297-4c96-954f-c9570065bce0.jpgVENEZIA – Le prime cinque ore e mezza di permesso le ha fatte dopo 16 anni di prigione, nel 2010. Oggi a Marino Occhipinti, l’ex poliziotto della banda della Uno bianca, il tribunale di sorveglianza di Venezia ha concesso la semilibertà, accettando la richiesta del suo legale, Milena Micele, che aveva presentato l’istanza per permettergli di trascorrere fuori dal carcere parte del giorno. Una possibilità prevista dalla legge quando i condannati all’ergastolo hanno scontato 20 anni di reclusione. Ne sono passati 18.

Per i reati di associazione a delinquere, omicidio volontario e rapine Occhipinti è stato infatti condannato all’ergastolo nel 1994, dopo l’omicidio della guardia giurata Carlo Beccari, ucciso durante un assalto a un furgone portavalori davanti alla Coop di Casalecchio (Bologna) il 19 febbraio 1988. “E’ stata fatta un’applicazione rigorosissima della legge in fatto e in diritto, così come era stato fatto quando venne irrogata la sanzione più dura che la legge italiana prevede, cioè l’ergastolo”.

La misura alternativa di detenzione per Occhipinti significherà uscire dal carcere di Padova la mattina per andare a lavorare, per poi rientrare. “E’ una modifica profonda – ha aggiunto il legale – per una persona che è in carcere da quasi vent’anni, come si può facilmente capire”. L’avvocato ha voluto anche sottolineare “l’assoluto e massimo rispetto per i famigliari delle vittime”.

IL RITRATTO1

In carcere dal 29 novembre del ’94, Occhipinti aveva chiesto più volte permessi premio, sempre rifiutati per 16 anni fino al 2010 quando insieme ad altri detenuti e accompagnato da operatori sociali, gli fu consentito di partecipare alla Via crucis a Sarmeola di Rubano, nel Padovano. Quel giorno incontrò anche la famiglia.

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Nella banda della Uno bianca erano implicati un gruppo di poliziotti, un gruppo criminale guidato da Roberto Savi, che restò in azione in Emilia Romagna dal 1987 al 1994 causando ventiquattro morti, 102 feriti, e 103 azioni criminali. Marino Occhipinti al momento dell’arresto era vicesovrintendente della sezione narcotici della Squadra mobile.

Luigi Beccari, il padre 75enne di Carlo, la guardia giurata uccisa durante l’assalto al furgone, ha sempre dichiarato di non poter perdonare. “Non accetto niente. Lui deve star dentro, deve marcire dentro”, ha detto Beccari. “Sono avvelenato, siamo tutti avvelenati. Mi hanno detto – ha aggiunto – che sua madre vuole venire in casa mia, a chiedere perdono. Ma quale perdono, quali scuse? Io ho un figlio morto, e ora sono solo, in una carrozzina. Mia moglie è in una casa di riposo e non abbiamo nessuno. Quel delinquente lì deve stare dentro”.

E anche il sindaco di Bologna Virginio Merola, non nasconde le proprie riserve: “Come al solito rispetto le decisioni della magistratura anche se in questo caso mi sarei aspettato un pronunciamento diverso, che tenesse conto delle circostanze e dell’efferatezza di quello che è stato fatto subire alla città e alle persone coinvolte”, ha detto il primo cittadino.

“Siamo fuori dalla grazia di dio”, ha dichiarato Rosanna Zecchi, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime della Uno Bianca. “Gli auguro solo – ha detto – di non pentirsene”. La notizia “amareggia” l’associazione, anche se dopo la richiesta fatta nei giorni scorsi “io me lo immaginavo, ma speravo che tenessero conto di quello che lui ha fatto. Ne prendo atto, ma sono perplessa. Non so cosa dire”. “Siamo anche preoccupati – ha continuato – perché non vorremmo che questa sia una sorta di apripista anche per gli altri componenti della banda, come i Savi. Se Occhipinti avesse parlato all’epoca dei fatti tante persone si sarebbero potute salvare. E se durante la sua detenzione si è comportato bene lo ha fatto per convenienza”.

Quando è stata contattata per un commento, la madre di Occhipinti non aveva ancora saputo della decisione del tribinale: “Non ne so nulla, ora cercherò di chiamare mio figlio in carcere”. Solo poche parole, pronunciate con un filo di voce essendo stata operata da poco, da parte di Graziella Baldi che abita a Santa Sofia nel Forlivese. Nei giorni scorsi la donna aveva detto di comprendere il dolore dei familiari delle vittime, ma allo stesso tempo che il figlio oggi è “un’altra persona” e perciò sperava di riabbracciarlo a casa.

http://www.repubblica.it/cronaca/2012/01/09/news/uno_bianca_occhipinti-27812127/

Uno bianca, Occhipinti in semilibertà l’ex poliziotto in carcere dal 1994ultima modifica: 2012-01-10T10:45:00+01:00da sagittario290