Processo Macrì: prima deposizione per il pentito Marco Marino

Cronaca

Venerdì 25 Novembre 2011 22:07

Processo Macrì: prima deposizione per il pentito Marco Marino

di Claudio Cordova

giustizia3.jpgFarà il suo esordio il 14 dicembre. Il nuovo collaboratore di giustizia, Marco Marino, è stato chiamato a deporre dall’avvocato generale dello Stato, Franco Scuderi, nel processo d’appello a carico di Carmine Macrì, uno dei presunti responsabili dell’assalto al portavalori della Sicurtransport in cui perse la vita la guardia giurata Luigi Rende. Per la vicenda vennero condannati, in diversi procedimenti, tutti gli imputati. Nel troncone principale fu inflitto l’ergastolo ai fratelli Santo e Giovan Battista Familiari, Giuseppe Papalia, Francesco Gullì e, appunto, Marco Marino. Vent’anni di reclusione, invece per Domenicoantonio Papalia. Un procedimento, arrivato al grado di appello, che però la Cassazione ha rispedito in Corte d’Assise affinché vengano calcolati nuovamente alcuni reati accessori. A tali condanne vanno aggiunti i due ergastoli rimediati, in diversi procedimenti, da Vincenzo Violi e da Carmine Macrì. Proprio nel processo a carico di Macrì, sarà sentito adesso Marino. Una richiesta, quella dell’accusa, cui si sono associate le parti civili: l’avvocato Giulia Dieni, per la famiglia Rende, l’avvocato Francesco Arena, per la Sicurtransport. Vana, invece, la ferma opposizione della difesa dell’imputato.

Marino ha iniziato a collaborare con gli inquirenti da circa due mesi. Lo stesso Marino, però, si era reso protagonista, nel processo di secondo grado, di un “colpo di scena”: dal carcere di Palermo, il giovane, rimasto ferito nell’azione criminale, subendo, in seguito, anche l’asportazione di un rene e della milza, parlò di un basista. Un complice che avrebbe fornito indicazioni alla banda, sicura di non dover aprire il fuoco quella tragica mattina d’agosto: complice che, a detta dell’imputato, sarebbe il collega di Rende, Antonino Siclari. Una circostanza, sostenuta anche da un altro dei componenti del commando, a cui la Corte d’Assise d’Appello, però, non diede particolare peso, considerandola, forse, un estremo tentativo di salvarsi o, almeno, di vedersi mitigata la pena.

Ma la vicenda di Marino, per un determinato periodo, si interseca anche con la “stagione delle bombe” di Reggio Calabria, che ha segnato tutto il 2010, in particolare con gli attentati alla Procura Generale e al Procuratore Generale Salvatore Di Landro. Il 30 settembre 2010, infatti, alla conferenza stampa dell’operazione “Epilogo”, che incastrò il clan Serraino, interviene anche il Procuratore di Catanzaro, Enzo Lombardo, competente per i fatti che riguardano i magistrati del distretto reggino e quindi anche dell’attentato alla Procura Generale: come responsabili inizialmente vengono individuati quattro giovani, Antonino Barbaro, Felice Lavena, Ivan Valentino Nava e Nicola Pitasi, che avrebbero concorso nella preparazione e nella realizzazione dell’attentato al portone Procura Generale, avvenuto il 3 gennaio 2010, circa dieci minuti prima delle 5 del mattino, allorquando una bombola del gas, innescata con un congegno artigianale, danneggiò l’ingresso dell’ufficio, in via Cimino, nei pressi di Piazza Castello. Nel processo d’appello contro Marino e i suoi complici, il Procuratore Generale Salvatore Di Landro aveva sollevato dall’incarico di sostenere l’accusa il sostituto pg Francesco Neri, che aveva avuto come difensore, nei procedimenti disciplinari avviati a suo carico, lo stesso avvocato, Lorenzo Gatto, che difendeva uno degli imputati per l’omicidio Rende, Marco Marino, appunto.

A scagionare i quattro presunti affiliati ai Serraino, infatti, furono le dichiarazioni del boss pentito Antonino Lo Giudice, arrestato a metà ottobre del 2010, una quindicina di giorni dopo l’operazione “Epilogo”. Lo Giudice, infatti, si accollerà la responsabilità degli attentati perpetrati nei confronti della magistratura reggina, affermando di aver fatto tutto in segno di “protesta” contro la mancata scarcerazione del fratello Luciano e di aver scatenato il putiferio senza avvertire le altre cosche egemoni in città. Nino Lo Giudice, infatti, afferma di aver colpito la Procura Generale per “punire” alcuni ambienti istituzionali che avrebbero fatto mancare l’appoggio promesso al fratello Luciano, arrestato nell’ottobre 2009 con l’accusa di usura ed estorsione (le contestazioni mafiose arriveranno solo successivamente). In seguito alle dichiarazioni del “Nano” verrà arrestato anche Antonio Cortese, ritenuto l’autore materiale dell’attentato alla Procura Generale, ma anche responsabile del ritrovamento del bazooka “indirizzato” al Procuratore Pignatone.

Marino, dunque, parlerà sicuramente della rapina al portavalori. Ma, forse, anche di altro…

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Processo Macrì: prima deposizione per il pentito Marco Marinoultima modifica: 2011-11-26T11:15:00+01:00da sagittario290