Cronaca
27 settembre 2011
IL CASO
Il figlio ucciso e i sospetti sulla Mala Ora le pignorano anche la pensione
Gianni Nardini, colpito nel 1987 durante l’assalto a un blindato. Ufficiale giudiziario dalla madre: non pagò l’avvocato dell’inchiesta. Assolto l’uomo di Maniero
Nel 2006 il pm di Padova, Renza Cescon, che indagava sulla «nuova Mala», ipotizzò che la responsabilità di quel delitto fosse di Andrea Batacchi e Ercole Salvan. Quest’ultimo era un esponente di spicco della Mala del Brenta, quella guidata da Felice Maniero. A fare il suo nome, a quasi vent’anni di distanza da quella rapina finita nel sangue, era stato il pentito Stefano Galletto, uno degli uomini di fiducia di «faccia d’angelo», la cui figura è tornata alla ribalta in questi giorni, con l’intervista rilasciata da Felicetto al Messaggero di Sant’Antonio, in cui ricorda che proprio Galletto fu uno degli uomini che parteciparono al rocambolesco furto della reliquia di Sant’Antonio, il 10 ottobre del 1991. Per Salvan e Batacchi il magistrato aveva chiesto l’ergastolo, ma il 26 luglio 2010 è arrivata l’assoluzione per non aver commesso il fatto e perché non c’eranoelementi sufficienti a sostenere l’accusa. E così per i famigliari di Gianni Nardini al dolore per la perdita del figlio si aggiunge la consapevolezza che ancora nessuno ha pagato per quel delitto. Ora su di loro si è abbattuta una nuova tegola. La scorsa settimana si è presentato un ufficiale giudiziario per notificare a Graziella Del Pin (che attualmente è ricoverata in ospedale perché gravemente malata) un atto di pignoramento.
In pratica non avrebbe pagato la parcella (qualche migliaio di euro) dell’avvocato padovano che l’ha assistita nella prima fase dell’inchiesta sulla morte di suo figlio. «Temo vogliano pignorarle la casa», dice Gianfranco Nardini, il fratello di Gianni. In realtà il pignoramento (disposto dal giudice di Udine) si riferirebbe a una quota della pensione, ma se ne saprà di più il 3 ottobre, quando si svolgerà l’udienza davanti al tribunale di Udine. «È una vergogna – accusa Nardini – non solo nessuno sta pagando per la morte di mio fratello, ammazzato comeun cane sulla strada. Ma ora spunta perfino un ufficiale giudiziario per pignorare i beni di mia madre, che non ha pagato la parcella dell’avvocato che avrebbe dovuto accompagnarci nel processo contro i presunti assassini di Gianni ». Spese legali che la famiglia Nardini non ha alcuna intenzione di pagare. «Ci opporremo in ogni modo – conclude – perché abbiamo già versato dei soldi a quel legale, e non possiamo permetterci altre spese. Siamo una famiglia di operai e non abbiamo ottenuto alcun risarcimento per la morte di mio fratello. Come può un giudice acconsentire al pignoramento?».
A.Pr.