Riccione – Simula rapina, militare in manette

Cronaca

03/08/2011 – 16:24

Riccione – Simula rapina, militare in manette

Aveva finto un controllo per far cadere in trappola un imprenditore, arrestato l’appuntato 46enne Massimo Pecorari e i suoi complici Francesco Greco e Giovanni Lentini

__TFMF_nf3qj4452tuopijr2albx345_fd466612-af7a-4101-b7f3-ea22ba6d7bbb_0___resize_1.jpgRIMINI – Un carabiniere, un’ex guardia giurata, il titolare di una bottega in centro storico, un ballerino, un ex “biscazziere” e un imprenditore un po’ tonto, sono i protagonisti di una finta rapina accaduta nel riminese sette anni fa. Per quell’episodio, raccontato oggi da un personaggio rimasto coinvolto, lui dice suo malgrado, nel raggiro alla Totò, sono finiti dietro le sbarre: Massimo Pecorari, 46 anni carabiniere dell’Aliquota Radiomobile in servizio già a Rimini e Riccione, condannato a 2 anni e un mese, sospeso dal servizio, per un’inchiesta sul doping della Procura di Perugia; Giovanni Lentini raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere dove sta scontando una condanna a 13 anni di carcere per associazione mafiosa (sentenza di recente ratificata anche dalla Cassazione) coinvolto nel giro delle bische clandestine e dell’omicidio Guerra avvenuto a Cervia nel luglio 2003; Francesco Greco, 64 anni, sottoposto a una misura restrittiva (obbligo di firma e di non lasciare Rimini), dopo essere a suo tempo finito in cella nell’ambito di un’indagine sull’usura, accusato di esercizio abusivo dell’attività finanziaria.

L’ordinanza che ha spalancato loro le porte del carcere porta la firma del giudice Stefania Di Rienzo mentre le indagini sono state condotte dal sostituto procuratore Marino Cerioni.

LA GOLA PROFONDA. Un anno fa fu proprio questo magistrato a voler dare credito alle parole di Nicola Chieti, 47 anni, ex ballerino e pr di discoteche quali il Peter Pan e il Prince, uomo già noto alle forze dell’ordine e che di recente afferma di essere pretestuosamente perseguitato dai carabinieri di Riccione. Fu lui a raccontare per primo il tranello che i tre arrestati giocarono ad un imprenditore riminese. L’uomo raccontò di essersi trovato casualmente in auto con l’ex guardia giurata e con il carabiniere che senza dirgli nulla lo avevano accompagnato davanti al piazzale di un cimitero nel riminese dove era stata organizzata la sceneggiata di un finto controllo di polizia.

Dopo aver piazzato un lampeggiante sulla Fiat Punto avevano fermato l’auto proveniente da San Marino, fingendo di arrestare Francesco Greco, loro complice, che aveva appena accompagnato l’imprenditore in una banca di San Marino per ritirare 200 mila euro.

I SOLDI DELLE BISCHE. Era stato Lentini a chiedere all’imprenditore riminese il favore di “ripulirgli” il denaro proveniente dalle bische. Gli avrebbero consegnato 250mila euro, provento dell’illecità attività, in cambio di 200mila euro appena prelevati dalla banca. Un “affare” nel quale l’imprenditore avrebbe guadagnato 50mila euro senza battere ciglio. Il riminese aveva abboccato e Greco l’aveva accompagnato di persona sul Titano per prelevare il denaro. Quando i due erano incappati nel finto controllo di polizia, Greco aveva nelle mani la valigetta con il

LE FINTE MANETTE. Era stato ammanettato e invitato a salire sulla Punto su cui viaggiavano i finti agenti in borghese. L’imprenditore invece lo avevano lasciato libero. Consapevole di aver a sua volta commesso una violazione (il riciclaggio), rimasto con un palmo di naso, senza soldi e pensando di essere stato scoperto dalle forze dell’ordine, si era guardato bene dal denunciare il furto quando, alcuni giorni dopo, aveva realizzato di essere rimasto vittima di un raggiro. Finito sul lastrico l’uomo era poi riparato in Moldavia. Ed è stato qui che l’hanno rintracciato gli inquirenti a caccia di riscontri su quanto dichiarato da Chieti.

Anche l’ex guardia giurata, oggi autista di autobus, ha confermato il racconto. Da qui le manette per Greco difeso dagli avvocati Cesare Brancaleoni e Piero Ippoliti, Pecorari difeso da Carlo Benini e Lentini tutelato da Stefano Vezzelini. Sono in isolamento. L’interrogatorio è programmato per giovedì.

IL CLAN DEI CALABRESI. La vicenda, secondo gli inquirenti, sarebbe maturata in un contesto malavitoso che vedeva tutti i protagonisti della storia dediti a comportamenti censurabili e frequentatori abituali del “clan dei calabresi” che all’epoca facevano il bello e il cattivo tempo sulla Riviera, soprattutto attivi nel controllo delle bische clandestine. Tutti inoltre facevano uso di droghe, cocaina, compreso il carabiniere.

E LA MAFIA SICILIANA. Mentre altri, secondo le conclusioni tratte dall’autorità giudiziaria, erano diventati il raccordo finale di una catena di spaccio le cui fila venivano mosse niente meno che dalle cosche mafiose siciliane. Un asse criminale, sul fronte dello spaccio di droga, che partiva da Palermo e a nord si diramava a Bologna in due filoni, uno che portava a Milano e l’altro nel “divertimentificio” della riviera romagnola. Ma questa è un’altra storia.

Fausta Mannarino

http://www.romagnanoi.it/News/Romagna/Riccione/Cronaca/articoli/298226/Simula-rapina-militare-in-manette.asp

Riccione – Simula rapina, militare in manetteultima modifica: 2011-08-04T11:15:00+02:00da sagittario290