Mille agenti impegnati nelle scorte

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Domenica 24 Luglio 2011 – 18:28

Mille agenti impegnati nelle scorte
e i commissariati restano sguarniti

Duemila persone sotto protezione, solo 50 volanti per sorvegliare la città

di Davide Desario

jpg_4665505.jpgROMA – Se tutto va bene in giro per le strade di Roma ci sono appena cinquanta volanti della polizia. Le macchine dedicate alle scorte di politici, magistrati e imprenditori anche se tutto va male sono invece trecento. Sei volte di più. E ancora: la Questura di Roma per coprire tutte le esigenze della Capitale e di molti comuni della provincia dispone di 6.000 agenti, mentre solo per le scorte gli uomini sono un migliaio. D’altronde, a Roma sono duemila coloro che hanno chiesto, ottenuto e tutt’ora godono di misure di sicurezza.

E’ tutta in queste cifre la falsa democrazia della sicurezza. Quella che, come denunciato dai sindacati di polizia, predilige la tutela di pochi sulla pelle dei tanti. La tutela non solo di personaggi di primo piano del panorama nazionale ma, spesso e volentieri, di politici che non ricoprono più incarichi da numerose legislature, giudici minacciati dalle Brigate Rosse trent’anni fa, economisti che hanno sostenuto riforme ormai sorpassate. Una situazione confermata dalla prefettura e rilanciata dal sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha scritto al ministro dell’Interno Roberto Maroni. Una lettera che l’inquilino del Viminale non avrebbe affatto gradito.

Il miracolo quotidiano. I commissariati che dipendono dalla questura sono 47. Ognuno, non sempre, riesce a mettere in strada almeno una volante per turno. Ma di questi 47 commissariati, dieci sono fuori Roma (Albano, Anzio-Nettunio, Civitavecchia, Colleferro, Fiumicino, Frascati, Genzano, Marino, Tivoli e Velletri) e uno, quello presso la sede Rai in viale Mazzini, non effettua servizi esterni. Ne restano quindi 36 ai quali vanno aggiunte le macchine dello speciale reparto Volanti: 300 agenti divisi per cinque turni che riescono a far uscire dalla caserma di via Guido Reni una media di 15 macchine. Insomma, calcolatrice alla mano, una cinquantina per turno se tutto va bene(ieri il questore tagliente ne vantava 73 su tutta la provincia). Ma poi basta che una pattuglia ferma uno straniero e per fare il fotosegnalamento deve arrivare sul tronchetto della Roma-L’Aquila e il suo turno spesso finisce lì. Così di notte può capitare che per una rissa in zona San Lorenzo sia costretta a intervenire la pattuglia del commissariato Borgo. Per non parlare dello stato del parco auto: per le volanti si utilizzano le Alfa 159 e le Fiat Marea che viaggiano con una media di 200mila chilometri nel cofano. «Una macchina cammina una settimana e sta ferma un mese in riparazione – dice Enzo Letizia, segretario dell’associazione nazionale funzionari di polizia – Insomma può addirittura capitare che un commissariato abbia gli uomini e non le auto per fare il servizio».

Sicurezza o status symbol? I servizi di sicurezza sono di quattro livelli diversi: il più blando è la macchina condotta da un uomo delle forze dell’ordine o da una guardia giurata, poi c’è la «tutela» (un uomo armato a bordo della stessa auto della personalità), poi c’è la «scorta» (un’auto con due o tre uomini che segue quella della personalità) e infine c’è il livello «eccezionale» (stabilito a seconda dei casi). Le scorte del Presidente e dei due vicepresidenti del Consiglio sono gestiti direttamente dal Dif (dipartimento informazioni di sicurezza). Il resto è invece stabilito dal comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica di ogni prefettura con la supervisione dell’Ucis (l’ufficio centrale interforze per la sicurezza personale).

Duemila sotto protezione. A Roma il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica (presieduto dal prefetto e del quale fanno parte anche il questore e il comandante provinciale del carabinieri) avrebbe accolto la richiesta di servizi di sicurezza per duemila personaggi: per la maggior parte si tratta di consentire al personaggio di avere come autista una guardia giurata armata con tanto di lampeggiante e sirena, ma poi ci sono gli agenti dedicati fino ad arrivare alle scorte vere e proprie. «Il problema non è l’approvazione di una misura di sicurezza per un personaggio a rischio – sottolinea Claudio Gerdullo, segretario nazionale del Silp Cgil – E’ che poi queste misure non vengono mai revocate, nemmeno per minacce che risalgono a vent’anni fa. Cifre esagerate, neanche fossimo in Sud America».

Dove osano le Aquile. Il nome in codice delle scorte è «aquila». E sui cieli di Roma ne volano senz’altro troppe. Basta dare un’occhiata ai numeri. A Roma ci sono due reparti per tutte le scorte. Il più numeroso è l’ispettorato Viminale che conta circa 700 uomini: «Quasi la metà sono dedicati alle scorte – assicura Letizia – Gli altri alla vigilanza delle sedi del dipartimento a Anagnina, Tuscolana ed Eur». L’altro reparto è quello speciale della Questura, «Villa Tevere», che invece ha un organico di 256 agenti. A questi bisogna aggiungere circa 300 carabinieri e un centinaio di finanzieri. A conti fatti mille uomini. E quando non bastano? Ovviamente si pesca dai commissariati a scapito della città.

http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=157346

Mille agenti impegnati nelle scorteultima modifica: 2011-07-25T11:45:00+02:00da sagittario290