Dagli assalti ai portavalori all’ultima rapina fatale per “Caffettino”

Cronaca

09/07/2011 9.55

Dagli assalti ai portavalori all’ultima rapina fatale per “Caffettino”

rapina_francavilla_banca_toscana.jpgFRANCAVILLA AL MARE. Nino Mancinelli, 40 anni, detto Caffettino, di Cappelle Sul Tavo, una serie lunghissima di precedenti penali compresi gli assalti ai portavalori, è morto per un colpo alla testa ieri nella rapina in banca a Francavilla.

Nel suo passato un ”curriculum” criminale ricco: 15 assalti ai portavalori insieme al noto Massimo Ballone: dieci anni di rapine, per un bottino totale che supera certamente i 4 milioni di euro. Ieri l’atto finale per Caffettino, morto da solo, senza i compagni fidati di un tempo.

Il rapinatore poco prima delle 12.45 è entrato nella banca Toscana che si trova in una stretta traversa della nazionale adriatica. All’interno sette dipendenti ma anche 3 clienti: Mancinelli è arrivato probabilmente a piedi ed è entrato con il volto parzialmente travisato. In pugno una pistola, poi risultata rubata.

L’uomo si è diretto subito verso la guardia giurata che presta il servizio di sicurezza, è riuscito a disarmarla. Ha preso in custodia la pistola e ha minacciato i dipendenti presenti. Poi dal salone centrale li ha portati tutti in una stanzetta, li ha fatti inginocchiare e ha legato loro i polsi. Nessuno ha tentato di reagire nella consapevolezza che la tranquillità era probabilmente l’arma migliore. Ma sono stati attimi lunghissimi.

Il rapinatore è tornato nel salone, si è diretto lui stesso dietro al bancone per prendere i contanti presenti in cassa. Ma Mancinelli non sapeva che era già partita una telefonata ai carabinieri della stazione di Francavilla. Nel corso della rapina, infatti, una dipendente all’interno della banca si trovava al telefono con una collega: è partito così l’allarme lanciato dalla seconda donna. In meno di 10 minuti sono arrivati sul posto i carabinieri della stazione di Francavilla al mare.

Due militari sono entrati all’interno dell’istituto. Il loro arrivo avrebbe colto di sorpresa il rapinatore, ancora dietro al bancone. Da quanto emerso i carabinieri avrebbero anche intrapreso una breve trattativa col malfattore invitandolo ad arrendersi e a desistere dai suoi intenti criminosi. Sono stati attimi di fortissima tensione.

Tuttavia Mancinelli non si è arreso e avrebbe esploso nei confronti dei militari alcuni colpi con la pistola in suo possesso, successivamente risultata una semiautomatica calibro 45 illegalmente detenuta.

I militari hanno dunque risposto al fuoco. Non si sa ancora quanti colpi siano stati esplosi in totale ma di sicuro uno è stato fatale: quello che ha colpito Mancinelli alla testa.

L’uomo si è accasciato a terra, dietro al bancone, ed è morto sul colpo.

Pochi minuti dopo sono arrivati sul posto altri carabinieri e la polizia. E’ iniziato così un lunghissimo pomeriggio per tentare di ricostruire tutto l’accaduto. Fuori all’istituto di credito si è formato un folto capannello di curiosi, è arrivato il pm Angela Di Stefano, l’anatomopatologo Cristian D’Ovidio e il reparto scientifico dei carabinieri per i rilievi del caso (questi ultimi hanno lasciato la banca dopo le 20).

DUE BOMBE CARTA ARTIGIANALI

Addosso gli è stata ritrovata la pistola Glock calibro 45 auto con cui aveva ingaggiato il conflitto a fuoco e numerose munizioni. Inoltre trasportava 2 petardi tipo bomba-carta artigianalmente confezionati oltre alla pistola beretta rapinata poco prima alla guardia giurata. Sotto shock i carabinieri e i dipendenti ascoltati dagli inquirenti. A loro il compito di raccontare dettaglio per dettaglio tutto quello che è avvenuto all’interno della banca.

In un primo momento si è ipotizzato anche che il rapinatore si potesse essere suicidato, versione archiviata solo a fine giornata quando il quadro è parso assai più chiaro.

Per molte ore, inoltre, gli inquirenti hanno condotto una serrata caccia all’uomo per individuare eventuali complici. Si è alzato in volo un elicottero della polizia che per qualche ora ha sorvolato un’ampia fetta di città tra Pescara e Francavilla. Poi anche questa ipotesi è stata accantonata. Un dipendente avrebbe infatti raccontato che Mancinelli avrebbe chiesto le chiavi di un’auto per poter fuggire. La fuga non c’è mai stata. Mancinelli ha lasciato la banca solo dopo le 17, chiuso in una cassa di metallo. Direzione ospedale di Chieti dove oggi alle 15 si terrà l’autopsia.

UNA LISTA LUNGHISSIMA DI RAPINE E ASSALTI

Sull’identità dell’uomo è stato mistero per qualche ora. L’uomo non aveva con sé né documenti né un cellulare. Fondamentale per il riconoscimento la lunga lista di precedenti penali per furti, rapine e associazione per delinquere.

Un curriculum denso che lo ha visto tra i protagonista della banda pescarese-chietina, insieme al noto Massimo Ballone, che per decenni ha terrorizzato l’Abruzzo con i suoi assalti ai portavalori. Tanti i colpi messi a segno prima di essere arrestati dalle forze dell’ordine. La tecnica utilizzata era sempre la stessa: operare in gruppo numeroso e compatto, mai meno di cinque, e sempre armati fino ai denti con mitra, kalasnikov. Il primo colpo al quale ha partecipato Caffettino è stato uno dell’ottobre del 2000. La banda prese d’assalto un portavalori dell’Ivri a Pescara, in via Tavo riuscendo a portar via 60 milioni di lire. Ad agosto un altro colpo: rapina alla Banca di Roma di viale Marconi: Mancinelli e i suoi portano via 10 milioni di lire. Ad aprile 2002 altri 45 mila euro rapinando la Banca di Credito cooperativo di Miglianico.

A settembre del 2002 rapinarono il gestore dell’area di servizio Brecciarola Nord: 16 mila euro i soldi portati via.

A novembre del 2002 altra rapina al botteghino dello stadio adriatico che fruttò 60 mila euro, a febbraio del 2003 una rapina al Tigre di San Donato, Pescara: un colpo da 20 mila euro. Poi ancora una rapina nel febbraio del 2003 da 30 mila euro e qualche mese dopo l’assalto al furgone portavalori sulla strada provinciale per San Silvestro con un bottino assai ricco: 300 mila euro. Nel 2003 altre due rapine e un assalto al portavalori: una da 101 mila euro alla Banca popolare dell’Etruria di Pescara, una da 50 mila euro alla Bnl di viale Marconi. Il furgone assaltato, è quello dell’Ivri: il bottino 282 mila euro. Poi ancora due colpi prima dell’arresto: uno da 75 mila euro alla Banca popolare dell’Etruria di Cepagatti, e una assalto record ad un furgone portavalori: bottino di 1,9 milioni di euro.

Alessandra Lotti

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