Nuovi rilievi dei Cc sull’auto del parricida di Foggia

Cronaca

11 Giugno 2011

Nuovi rilievi dei Cc sull’auto del parricida di Foggia

imagesCAJY90DB.jpgFOGGIA – Nuovi rilievi dei carabinieri sulle auto del presunto omicida e della madre, per rifotografare alcune zone dove furono rinvenute tracce di sangue e un bossolo. Questi ulteriori accertamenti sono stati eseguiti dai carabinieri foggiani, insieme ai colleghi del Ris di Roma, impegnati nella ricostruzione della dinamica del parricidio di Simone Venuti , il foggiano di 49 anni dipendente di una cooperativa per la manutenzione del verde pubblico. Fu ucciso a colpi di pistola dal figlio Giuseppe, guardia giurata di 27 anni, il pomeriggio del 15 aprile nella villetta su via Napoli dove abita la famiglia Venuti. La guardia giurata fu arrestata nell’immediatezza del fatto dai carabinieri della compagnia foggiana: il sostituto procuratore Lidia Giorgio gli contesta l’omicidio aggravato dall’aver agito contro un familiare; l’indagato, difeso dagli avvocati Antonio Luprano e Mauro Ruffini, sostiene d’aver preso le parti della madre picchiata dal padre, d’essere stato a sua volta aggredito dal genitore e d’aver fatto fuoco perchè temeva che il padre fosse armato e avrebbe sparato a lui, alla moglie ed alla madre presenti al momento della tragedia. Si tratterebbe quindi di un caso di legittima difesa putativa: versione alla quale nè il gip nè il Tribunale della libertà hanno creduto.

L’altra mattina i carabinieri hanno eseguito un supplemento di rilievi sull’auto di Giuseppe Venuti (quella con cui il vigilante e la moglie arrivarono nella villetta di via Napoli il pomeriggio del 15 aprile) e su quella della madre: i due mezzi sono stati restituiti dopo alcune ore ai proprietari. Quei rilievi – furono trovati un bossolo e tracce di sangue – furono già eseguiti subito dopo il parricidio e le auto vennero poi restituite ai proprietari: adesso si è reso necessario un supplemento d’indagini, da qui la necessità di tornare a ispezionare le auto e fotografare alcune parti delle macchine.

La Procura si è affidata agli esperti della «scientifica» del Ris per ricostruire la dinamica dell’omicidio, avvenuto nel cortile interno della villetta: ricostruzione importante per verificare la versione del vigilante. Giuseppe Venuti era nell’aia e impugnava una pistola calibro 9 legalmente detenuta; il padre era a qualche metro di distanza sull’uscio della porta. Furono esplosi 7/8 colpi e Simone Venuti fu colpito a torace, spalla, inguine, ginocchio morendo poco dopo l’arrivo in pronto soccorso, dove lo trasportò l’ambulanza del «118». Il vigilante sostiene (e la madre conferma) che il pomeriggio del giorno del delitto il padre prima picchiò la madre con pugni e una mazza (la donna fu medicata in pronto soccorso e giudicata guaribile in un mese); lui arrivò nella villetta con la moglie, vide quello che era successo alla madre, il padre aggredì anche lui colpendolo con un pugno. Giuseppe Venuti sostiene d’aver preso a quel punto la pistola da un cassetto per evitare che il padre si armasse; e di essersi diretto verso l’auto per andar via, ecco perchè si trovava nello spiazzo della villetta. Stava andando via – la versione del presunto omicida, alla quale pm e gip non credono – quando il padre l’aveva nuovamente affrontato, invitandolo a sparargli. Vedendo che il genitore aveva una mano dietro la schiena e temendo che si fosse armato con un’altra delle pistole detenute legalmente dal figlio, il vigilante – stando alla sua versione – aveva sparato un colpo in aria e poi fatto fuoco contro il genitore, perchè temeva che l’uomo volesse sparare a lui, moglie e madre.

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia.php?IDCategoria=2699&IDNotizia=434053

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