Cronaca
Lunedì 02 Maggio 2011 08:50
Rapina, rito immediato
Redazione_1
BRINDISI – Giudizio immediato per il giovane brindisino arrestato sei giorni dopo essere convolato a nozze con le accuse di aver compiuto una rapina in una gioielleria, con bottino del valore di centomila euro, e di averne tentata un’altra nella provincia Ionica: Francesco Convertino, 24 anni, convolato a nozze il 29 novembre scorso, è stato arrestato il 4 dicembre dagli agenti della Mobile.
Il processo. Il ragazzo dovrà comparire davanti al Tribunale di Taranto, competente per territorio, per effetto del decreto del gip con cui è stata accolta l’istanza del pubblico ministero titolare dei due fascicoli d’inchiesta.
Ad incastrarlo ci sono le immagini registrate dalle telecamere del circuito interno di una delle due oreficerie e il tatuaggio che il giovane ha sulla mano destra e che entrambi i titolari delle attività hanno riconosciuto. Per questo il pm ha esercitato l’azione penale chiedendo il processo immediato, senza passare dall’udienza preliminare che solitamente costituisce un filtro.
In entrambi i casi, Convertino non indossò il passamontagna, ma si presentò fingendosi un cliente: era ben vestito, sembrava una persona distinta a sentire i racconti dei testimoni. Che hanno rimarcato l’inflessione dialettale brindisina.
Gli elementi a sostegno dell’accusa, quindi, sono tali e tanti che l’accusa è pronta a chiedere la condanna, mentre la difesa, affidata all’avvocato Pasquale Annicchiarico, ha scelto la strada del giudizio abbreviato, vale a dire saltando il dibattimento, per ottenere la riduzione secca della pena – in caso di condanna – di un terzo.
La rapina. La prima azione contestata dalla Procura è la rapina avvenuta l’8 novembre scorso nella gioielleria di Massafra: Convertino non sarebbe stato da solo, ma avrebbe avuto la compagnia di un ragazzo di origine albanese, da tempo residente a Brindisi, Fatjon Budani che – a sua volta – risponde di altri tre colpi (che non rientrano nel procedimento per il quale è stato chiesto il giudizio immediato, il suo avvocato di fiducia è Cesare Pronat).
Stando alla ricostruzione degli agenti del Commissariato, i due si sono presentati in pieno giorno per chiedere informazioni su un bracciale da regalare a una persona cara.
Una volta conquistata la fiducia del titolare, la coppia ha approfittato del momento in cui l’uomo si è girato per mostrare i preziosi che corrispondevano alla descrizione dei finti clienti, per immobilizzarlo: lo hanno bloccato dalle spalle e lo hanno trascinato nel retrobottega, legando mani e piedi con una fascetta.
In pochissimo tempo hanno raccolto gioielli per un valore di centomila euro, tra quelli esposti in vetrina e quelli custoditi nel caveau.
Il gioielliere è riuscito a liberarsi e a chiedere l’intervento degli uomini delle forze dell’ordine: alle domande hanno risposto con estrema precisione consegnando un identikit dei due, partendo dall’inflessione dialettale. Non hanno avito dubbi: “Erano brindisini, l’accento era quello”.
Le indagini sono partite immediatamente. Ma ad arrivare a conclusioni prima sono stati gli accertamenti su un’azione avvenuta successivamente, il 17 novembre, a Martina Franca: il modus operandi è stato lo stesso, ma non è andata nello stesso modo perché il titolare della gioielleria ha reagito ed è riuscito a mettere in fuga entrambi.
La tentata rapina. Convertino, secondo l’accusa, ha agito anche in questa occasione con Budani: entrambi sono stati ripresi dalle immagini delle telecamere del sistema di sorveglianza.
Il filmato dura 42 secondi: si vedono due ragazzi che si avvicinano al bancone. Il tempo di chiedere di vedere un anello che successe l’inferno.
Il video mostra entrambi scagliarsi contro l’uomo e la commessa. Uno che impugna la pistola rivolgendola al titolare, l’altro che gli stringe un braccio attorno al collo. Il proprietario non si è fatto intimidire, è riuscito a spostarsi per raggiungere il pulsante del sistema antirapina collegato con un istituto di vigilanza privata.
A quel punto, il calcio della pistola è diventato l’arma per colpire in testa il titolare: otto giorni di prognosi, certificati dai medici del pronto soccorso dell’ospedale.
La fuga restava l’unica cosa da fare, ma prima di tagliare la corda i due hanno preteso di avere le immagini delle telecamere: “Sono rotte, non funzionano”, si sono sentiti rispondere. Nel timore che potessero arrivare i vigilantes, hanno usato la commessa come scudo e per questo nei confronti di entrambi è stata mossa anche la contestazione legata al sequestro di persona.
L’arresto. Convertino è stato arrestato il 4 dicembre 2010, Budani il primo febbraio. “L’ho fatto perché ero davvero disperato: stavo senza soldi e non sapevo come fare”, ha detto il brindisino in carcere. “Due mesi fa ho perso il lavoro, mi sono sempre dato da fare come muratore, anche assieme a mio padre, ma poi non sono più riuscito a trovare altro. E nel frattempo era già tutto pronto per il matrimonio e sposarsi costa”.
Le nozze. “Mi sono sposato la settimana scorsa. Per questo ho deciso di fare la rapina: non volevo fare del male a nessuno, né tanto meno volevo far soffrire la mia famiglia e la mia ragazza. Mi dispiace per mia moglie, perché lei non c’entra niente, ma sta soffrendo”. Con il giudizio abbreviato spera di chiudere il conto della giustizia per pensare al futuro.