Lo strano caso della vigilanza Asl Fg. Pericolo per i lavoratori

Cronaca

26 aprile 2011 11:26

Capitanata

Lo strano caso della vigilanza Asl Fg. Pericolo per i lavoratori

Piero Ferrante

k8Gb98_xeAgJ.jpgFoggia – L’ULTIMO incontro tra organizzazioni sindacali ed aziende, martedì scorso (19 aprile), si è concluso con un nulla di fatto ed un mancato accordo che, per i lavoratori, sa di amaro. La vicenda dell’appalto d’assegnazione dei servizi di vigilanza presso le strutture Asl della provincia di Foggia sta assumendo contorni sempre più incerti. Tanto più perché, oramai, si protrae da sei mesi. E, da sei mesi, le parti in causa non riescono a venire a capo della faccenda. L’incontro di una settimana fa, chiuso e riservatissimo, tenutosi negli Uffici della Provincia di Foggia alla presenza dell’ingegner Nicola Rosiello e delle parti coinvolte, avrebbe dovuto portar pace. La ditta vincitrice dell’appalto (per ribasso), la Metropol S.r.l., avrebbe dovuto “ricevere” i lavoratori delle restanti ditte, fissando il punto di chiusura del discorso. Un amen definitivo. Anche alla luce del fatto che la Metropol già svolge il servizio. Ed invece, si diceva, il tavolo è saltato. In un incontro molto nervoso, le parti non hanno trovato la quadra. In discussione, nella fattispecie, le modalità per l’assunzione. Con l’impresa vincitrice che reclama la messa in mobilità dei 90 lavoratori da impiegare, e quelle cedenti che, al contrario, non accettano questo procedimento.

LA STORIA. L’iter è lungo (e lo sarà ancora). Parte dal 26 gennaio dell’anno passato quando, con delibera numero 106, l’Asl indisse una gara con procedura aperta per la vigilanza di tutte le sue strutture foggiane. Gara che viene divisa in undici lotti a criterio di aggiudicazione per ribasso. La maggior parte –7, e i maggiori – dei lotti (San Severo, Torremaggiore, Vico del Gargano, Manfredonia, Cerignola e Foggia) sono vinti dalla Metropol con un prezzo di aggiudicazione incredibilmente basso (a fronte di un appalto di un milione all’anno per tre anni). Prezzo che prevede, a fronte delle tabelle ministeriali (che fissano i minimi contrattuali del servizio a 22 euro all’ora), il pagamento circa 13,20 euro orari. Ribasso che indigna le organizzazioni sindacali. O, meglio, di una parte di esse. A porsi in prima fila contro le condizioni della Metropol è soprattutto l’Usb.

La Direzione Generale, di fronte alle lamentele, si vede costretta ad affidare ad un consulente, nel caso di specie, Danilo Lolatte, la verifica della congruità dell’offerta. Lolatte non batte ciglio, ad ottobre 2010 dà il via libera, la procedura si sblocca e la Metropol incassa il servizio. Provvedimento che, pur tuttavia, non smuove i lavoratori dalle loro posizioni. Il procedimento viola palesemente ogni forma di legge. Le tabelle ministeriali sono ancora troppo lontane e, in molti, iniziano a temere che, la riduzione dei costi di aggiudicazione, sia semplicemente il prodromo di una conseguente ripercussione sui salari e sulle garanzie occupazionali. Ed il gioco è condotto alla luce del giorno: la Metropol chiede alle imprese di mettere in mobilità (praticamente, di licenziare collettivamente) i lavoratori. Una pratica consueta ma non per questo legale. I fratelli Rizzi, responsabili della Metropol, adducono, a loro vantaggio, il diritto di selezionare personalmente i lavoratori, di condurre colloqui preventivi e conoscitivi. Diritto che non è contemplato da alcuna norma che, invece, fissa per la Metropol l’obbligo di rilevamento dei lavoratori impiegati presso quel servizio negli ultimi sei mesi. Un passaggio di testimone. La verità, però, è fra le pieghe della tattica. Assumendo, in concreto, delle persone senza occupazione, la Metropol potrebbe fare a meno di considerare la continuità lavorativa, con tanto di posizioni acquisite e scatti di anzianità. Con ovvio abbassamento del costo del lavoro.

MANIFESTAZIONI. Fra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, si susseguono banchetti, manifestazioni, proteste ed un sit in sotto la sede della Direzione Generale di Foggia. Rivendicazioni che ottengono un risultato concreto: quello di smuovere i vertici di Piazza Libertà. Ruggero Castrignanò, messo alle strette, s’impegna, a fine gennaio, a non firmare alcun tipo di contratto se, prima, non vi è il passaggio del personale dalle aziende cedenti alla Metropol, così come stabilito e previsto dall’articolo 25 della Legge regionale 25/2007. Nel frattempo, le acque si intorbidiscono. La vicenda viene spostata in Prefettura. S’accelera. Il primo marzo, il Vice Prefetto Vicario, Francesco Cappetta, incontra in Corso Garibaldi, le ditte cedenti, l’impresa aggiudicataria, i sindacati. La Metropol manifesta impazienza e chiede l’attivazione, da parte delle imprese non aggiudicatarie dell’appalto, dei procedimenti di licenziamento collettivo. I sindacati prima si oppongono, poi, con la sola eccezione di Santo Mangia, rappresentante regionale dell’Usb, scendono a patti. Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Usppi verbalizzano il loro placet. L’Usb, al contrario, porta ad emersione la “necessità di tutelare in ogni modo i lavoratori e, pertanto, si dichiara non favorevole all’attivazione delle procedure di passaggio dei lavoratori dopo la stipula del contratto”. Passaggio che, però è già in essere. La “133” è già venuta incontro alla Metropol. Ufficialmente, per salvaguardare l’occupazione.

IL MISTERO DEL VERBALE SCOMPARSO: “QUI FINIAMO IN MANETTE”. Il giorno successivo, il 2 marzo, la bomba. Il Direttore area del patrimonio della asl – quindi, colui che materialmente ha seguito la gara -, Romolo De Francesco comunica alle parti che il Direttore Generale inizierà a firmare i contratti con la Metropol a partire dal 7 marzo. È l’ultimo incontro con il Rappresentante dello Stato. In quello stesso verbale, vengono fissate le date per gli incontri con ogni impresa (133, Casalino srl, Ariete, Pool Daunia, San Marco, Vigilanza Garganica) e tutto torna all’Ufficio Provinciale del Lavoro. Ovvero, in mano all’ing. Rosiello. E non potrebbe essere altrimenti. Lo stabilisce il CCNL della Vigilanza Privata. In caso di mancato accordo, spetta all’organo Provinciale prendere in mano la situazione. Ma, dopo una prima fase di collaborazione, con le stesse aziende perdenti a tendere una mano alla Metropol, e addirittura i lavoratori che, tra loro, tirano a sorte per stabilire chi passerà da un’impresa all’altra, le parti si allontanano ancora. La Metropol chiede sempre di accelerare le procedure di licenziamento, scavalcando tavoli tecnici e forzando le decisioni interne delle altre aziende. I sindacati continuano a tirare in ballo la necessità di salvaguardare i lavoratori (oltre 50 posti di lavoro, intanto, sono andati persi e molti lavoratori, attualmente, sono stati messi in ferie dalle imprese in attesa di nuove gare e nuovi appalti). Rosiello è preso a tenaglia. Il 9 marzo, il meccanismo s’inceppa, le rotelle saltano, gli ingranaggi non lubrificati s’arrestano e si giunge alla rottura definitiva. Di fronte all’ennesima richiesta di far presto avanzata dalla vincitrice dell’appalto, il Dirigente Provinciale si lascia andare ad una crisi di nervi. E, messo innanzi alla pratica di licenziamento urla che “qui rischiamo le manette”. Notizia che, a Stato, viene confermata dalle organizzazioni sindacali e dalle stesse imprese. Ma che, negli atti ufficiali, non trova riscontro. Fra la mole di carte del Servizio Politiche del Lavoro, manca proprio il verbale quell’incontro. Che non è mai stato redatto. Una mossa che ha del clamoroso e che, nell’incontro del 19 aprile, su sollecitazione dell’Usb e delle ditte cedenti il servizio, Rosiello avrebbe cassato, con non poco imbarazzo, giustificando che la verbalizzazione non è necessaria se non ritenuta utile ai fini della vicenda in discussione.

MURO CONTRO MURO. E si torna, da qui, al principio. Una settimana fa, l’incontro con Rosiello ha prodotto l’ennesimo scontro. Un muro contro muro di cui sarà complicato venire a capo in maniera indolore. La Metropol ha accusato le aziende e l’Usb di star ritardando il processo con il “preciso intento di spostare la discussione dai luoghi giusti alle aule di Tribunale”. E, anche se ne contempo ha dichiarato di “non fregarmene” dell’azione dei magistrati, l’inchiesta potrebbe anche determinare un ulteriore allungamento della tempistica. Il Dirigente provinciale fa da Ponzio Pilato e continua a rimandare, di giorno in giorno, di settimana in settimana, di mese in mese, le decisioni. Nel corso dell’ultimo incontro ha cercato, per sua stessa ammissione “di sanare il sanabile”. Secondo chi era presente, comunque, in maniera molto poco convinta e convincente. Ciò, pur fissando la legge la sua precisa responsabilità nell’assunzione della decisione in materia. A chiusura dell’incontro ha dato alle parti 15 giorni per un nuovo incontro e dettato le sue condizioni. Il risultato è che, ad eccezione dell’Usb, tutti i sindacati sono grossomodo rientrati sulle posizioni. Posizione, questa, che lascia basite le stesse aziende cedenti, di fatto più schierate, in questo frangente, a difesa del lavoro, rispetto ai confederali. E, intanto, a maggio, sulla congruità dell’offerta si esprimerà il Tar.


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Lo strano caso della vigilanza Asl Fg. Pericolo per i lavoratoriultima modifica: 2011-04-27T11:15:00+02:00da sagittario290