E’ passato un anno dalla tragica morte di Sahid Belamel

Cronaca

13 febbraio 2011

Ferrara

E’ passato un anno dalla tragica morte di Sahid Belamel

di Alessandra Mura

jpg_3436259.jpgEra la mattina del 14 febbraio di un anno fa quando anche la civilissima Ferrara scoprì che, negli anni Duemila, si può morire di freddo agonizzando seminudi accanto ad auto che passano senza fermarsi, nè prendersi la briga di chiamare almeno i soccorsi. Tutto questo lo ha insegnato la tragedia di Sahid Belamel, il giovane marocchino che due settimane prima del suo trentesimo compleanno finì la sua ‘seratona’ in discoteca trascinandosi per decine di metri lungo via Colombo per essere ritrovato solo il mattino dopo, pieno di escoriazioni e ormai morente, da una guardia giurata che smontava dal turno. Sahid era un marocchino arrivato in Italia con la speranza di regolarizzarsi e farsi qui una vita. Viveva con due connazionali in un appartamento di via Boiardo, non aveva mai avuto guai con la legge, tranne qualche fastidio con la Bossi Fini, e si manteneva riparando le auto per altri immigrati. Per mettersi in regola era ricorso a un espediente abbastanza comune: farsi assumere da un connazionale. Su Facebook aveva conosciuto una ragazza con cui progettava di sposarsi.  

I suoi genitori erano rimasti in Marocco mentre suo fratello maggiore Rachid, sposato, era emigrato in Germania. Insomma una vita tutto sommato tranquilla, scandita ogni tanto da quelle che Sahid chiamava le ‘seratone’ al sabato in discoteca. Come il 13 febbraio 2010, quando dopo aver cenato in casa decide di andare al M. Butterfly nella zona della piccola e media industria. Là c’è anche un suo conoscente, Mounir Zouina, 24 anni, destinato in seguito a entrare nell’inchiesta sulla morte del ragazzo. Verso le 3.30 Sahid comincia a sentirsi male. Ha bevuto troppo (lo confermerà l’autopsia), vomita e non si regge in piedi. «Non avevo mai visto nessuno stare così male», dirà poi agli inquirenti Paolo Nicolini, 34 anni, uno degli addetti al parcheggio della discoteca, a sua volta coinvolto nell’inchiesta. Sahid, secondo la ricostruzione della procura, implora di essere riaccompagnato a casa. Addirittura si aggrappa alle ginocchia di un addetto alla sicurezza del locale, Sandro Bruini, 37 anni, interessato anch’esso dall’indagine. Mounir, il conoscente di Sahid, a quel punto chiede al ‘buttafuori’ di chiamare un taxi con il telefonino di Sahid. La telefonata parte alle 3.40 e poco dopo arriva il taxi di Paolo Campagnoli, 55 anni, la quarta persona toccata dalle indagini. Il taxista, come riferirà poi nel corso di un interrogatorio, spiega di non poter caricare Sahid in quelle condizioni precarie, e consiglia di chiamare un’ambulanza. Ma nessuno lo farà: alla centrale del 118 non ci sono tracce. Mounir a quel punto rientra al M. Butterfly lasciando Sahid nel parcheggio, e portando con sè anche i suoi due telefonini.  Sahid si allontana dal locale senza che nessuno abbia richiesto un aiuto, nè ai sanitari nè alle autorità. Comincia così la sua lunga agonia che terminerà solo alle 8 del mattino quando, ormai allo stremo e in fin di vita, verrà ritrovato dall’addetto della Securpol in via Colombo. Di quelle ore solitarie e disperate le telecamere a circuito chiuso di una ditta ci hanno restituito alcuni frammenti, strazianti quando fondamentali per ricostruire la tragedia del ragazzo. Sono circa le 4.45, si vede Sahid, ancora vestito, aggrapparsi malfermo alla cancellata per poi allontanarsi. Poco dopo ritorna nell’inquadratura ma questa volta indossa solo gli slip. In quell’ultimo quarto d’ora è caduto nelle acque gelide del Canalbianco, si è tolto i vestiti (che saranno ritrovati dagli inquirenti ‘alla rovescia’ lungo l’argine verso mezzogiorno) ed è rimasto nudo nel gelo notturno di febbraio. Dalle immagini in bianco e nero emerge tutto il male provato da Sahid in quegli istanti, e la sua disperazione. Sarà ritrovato solo tre ore più tardi, dopo essersi trascinato sui gomiti e sulle ginocchia per settanta metri, mentre le auto sfrecciano a poca distanza del tutto indifferenti alla sua agonia. Alle 8, quando lo trova la guardia giurata che fa intervenire 118 e polizia, è ormai troppo tardi. L’ultimo filmato, girato dai primi soccorritori quella mattina, è insostenibile. Sahid in ginocchio urla con le ultime spaventose energie, si tiene la pancia con le mani e piega la testa verso l’asfalto. Sono i suoi ultimi istanti, morirà pochi attimo dopo l’arrivo al Sant’Anna, il referto medico parlerà poi di ‘ipotermia’.

E’ passato un anno dalla tragica morte di Sahid Belamelultima modifica: 2011-02-14T11:00:00+01:00da sagittario290