La guardia giurata chiama le “hotline” dal telefono dell’azienda…

Responsabilità Sicurezza

03/12/2010

La guardia giurata chiama le “hotline” dal telefono dell’azienda che sorveglia: è peculato

2576175872_9cca7f0d80.jpgIl vigilante? Non è un pubblico ufficiale, come si riteneva un tempo, ma solo un incaricato di pubblico servizio; eppure risponde di peculato se chiama a sbafo le linee erotiche dal telefono dell’azienda presso cui è stato incaricato di svolgere il suo servizio dall’istituto di vigilanza: le differenze tra le due categorie, infatti, non contano ai fini del reato che si configura perché la guardia giurata tradisce la consegna ricevuta, che consiste nel salvaguardare il patrimonio dell’azienda: va esclusa, a questo proposito, la fattispecie più lieve del peculato d’uso di cui al secondo comma della disposizione. Lo precisa una sentenza emessa dalla sezione penale del tribunale di Matera.

Il caso

Il fatto che il vigilante firmi verbali che fanno fede e possa aiutare la polizia nella repressione dei reati non è sufficiente ad attribuirgli la qualità di pubblico ufficiale: si tratta di funzioni sussidiarie e prive di autonomia che in certi casi possono svolgere perfino i privati cittadini. La guardia giurata che si occupa di tutelare le entità patrimoniali affidate alla sua sorveglianza è dunque un incaricato di pubblico servizio; qualità che, fra l’altro, non può essergli riconosciuta laddove egli intervenga fuori dalle sue attribuzioni istituzionali, ad esempio per sedare una rissa.

I giudici non hanno dubbi sulla colpevolezza dell’imputato, che emerge dall’incrocio fra i tabulati telefonici e i fogli presenza: le chiamate alle hot line si verificano mentre il vigilante risultano in servizio e cessano quando il lavoratore è in ferie o permesso. E l’azienda è costretta a pagare bollette per circa 21.500 euro in cinque mesi per quasi tremila telefonate a luci rosse. Né giova alla difesa ipotizzare, al più, la fattispecie meno grave di appropriazione indebita aggravata perché il dipendente dell’istituto di vigilanza è pur sempre chiamato a difendere i beni dell’azienda. Risultato: il vigilante è condannato a due anni e mezzo di reclusione.

Resta ora da capire perché si configuri il peculato e vada scartata l’ipotesi meno grave, quella del peculato d’uso: la condotta dell’incaricato di pubblico servizio, nella specie, non si esaurisce nel mero utilizzo del telefono aziendale; chiamando di nascosto il “166”, infatti, il vigilante si appropria comunque di energie entrate a far parte del patrimonio dell’impresa, sia pure sotto forma di impulsi elettronici (o, se si preferisce, di scatti telefonici). Va precisato, infine, che risulta irrilevante il fatto che il responsabile delle chiamate alle linee erotiche dal telefono d’ufficio abbia ad esempio rimborsato l’ente di appartenenza: il “ravvedimento” non serve a cancellare il reato.

La guardia giurata chiama le “hotline” dal telefono dell’azienda…ultima modifica: 2010-12-04T11:00:00+01:00da sagittario290