Eleganti e incensurati col vizio della rapina

Cronaca Brindisi

Lunedì 06 Dicembre 2010 10:03

Eleganti e incensurati col vizio della rapina

Redazione_2

arresto-convertino.jpgBRINDISI – Giacca, sciarpa alla moda e una “ventiquattrore” in pelle. Dall’aspetto tutto tranne che rapinatori in trasferta armati di pistola: sembravano professionisti, uno ha chiesto di vedere un anello di fidanzamento. Quel che è successo dopo è stato catturato dalle telecamere interne: è il film-prova del colpo nella gioielleria di Martina Franca, sfumato per il coraggio del titolare e del sequestro lampo della commessa trattenuta come ostaggio.

Gli arresti. Le accuse sono state mosse nei confronti di Francesco Convertino, 23 anni, convolato a nozze dopo il tentativo di rapina, e di Fatjon Budani, vent’anni, di origine albanese ma da tempo residente a Brindisi: sono stati identificati come i due che il 17 novembre scorso entrarono nell’oreficeria “Del Genio”, in via Rossini, nel centro di Martina Franca, nel Tarantino, con l’intenzione di fare il colpo della vita. Erano le 19,30.

Convertino è finito in carcere, l’altro è “irreperibile”, ma ha il fiato degli agenti della Mobile sul collo: sono stati incastrati dalle registrazioni del circuito interno.

Le telecamere. Le immagini durano meno di un minuto, sono nitide e sono l’indizio estremamente grave nell’affermazione della colpevolezza di entrambi, stando a quanto sostengono gli uomini della sezione Anti-rapina diretti dal vice questore aggiunti, Francesco Barnaba.

Sono stati loro a dare un nome a quei volti. Alla squadra coordinata dall’ispettore capo Giancarlo Di Nunno i filmati sono stati consegnati dagli agenti del Commissariato di Martina Franca, una volta ottenuto un particolare importante dalla testimonianza del titolare: “I rapinatori avevano un accento brindisino”, ha detto Pietro Del Genio, 47 anni.

Tanto è bastato per avviare le indagini. Che facili non lo sono state perché nessuno dei due ragazzi ha precedenti: sono facce pulite, entrambi diplomati, Convertino si è pure sposato dodici giorni la rapina, Budani non è mai stato con le mani in mano dopo il diploma conseguito al De Marco.

Gli ispettori. A fare la differenza è stata la conoscenza del territorio perché gli uomini dell’Anti-rapina osservano. E annotano. Sempre con discrezione e fiuto. Gli stessi elementi con cui, con in testa l’ispettore Cosimo Pizza, sono arrivati a casa di Convertino, seguendo la traccia di un tatuaggio sulla mano destra, e si sono spostati a casa di Budani. Giovani come tanti, amanti di Facebook. Rapinatori secondo l’accusa nonché sequestratori perché hanno immobilizzato il titolare e nella fuga si sono fatti scudo con la commessa.

L’azione. I giovani hanno smesso gli abiti da professionisti per indossare quelli dei malviventi, non appena sono rimasti gli unici “clienti” della gioielleria: si sono avvicinati al bancone, uno dei due ha chiesto di vedere un anello di un certo valore per fare un regalo importante, ed è successo l’inferno.

Hanno raggiunto l’uomo e la ragazza. Uno ha estratto la pistola, l’altro si è scagliato sul titolare, stringendogli un braccio al collo: il proprietario ha opposto resistenza dimostrando coraggio e determinazione, è riuscito a spostarsi sino a schiacciare il pulsane del sistema antirapina collegato con un istituto di vigilanza privata.

I due se ne sono accorti, a quel punto il titolare è stato picchiato con il calcio della pistola: un colpo in testa, otto giorni di prognosi.

In una situazione del genere, i rapinatori hanno deciso di tagliare la corda prima che fosse tardi, ben sapendo che da lì a poco sarebbero arrivati gli uomini delle forze dell’ordine e le guardie giurate. Ed è in quel momento che si sono accorti della presenza delle telecamere: hanno intimato al proprietario di dargli la registrazione, lui ha risposto che non funzionavano da tempo.

Il sequestro. Restare oltre sarebbe stato rischioso. Troppo. Sono fuggiti ma si sono portati un ostaggio: mentre uno teneva la pistola puntata in direzione dell’uomo, l’altro ha bloccato la ragazza.

Con l’ostaggio hanno avuto la certezza di non essere fermati e in effetti, stando alla ricostruzione, avrebbero visto arrivare un vigilantes che non ha potuto fare niente.

L’hanno lasciata andare dopo un paio di isolati. Per lei nessuna ferita, uno spavento di quelli che lasciano il segno: Stefania Donpietro non potrà mai dimenticare quel che è successo.

Sotto shock ha risposto alle domande dei poliziotti, ha ricordato quegli attimi e ha cercato di consegnare agli investigatori quanti più particolari sui due ragazzi.

L’identikit. Il primo schizzo degli autori è stato tratteggiato con le testimonianze: due ragazzi vestiti per bene, uno persino con una valigetta 24 ore, l’accento non era del posto. Sembrava brindisino.E poi il tatuaggio sulla mano destra di uno dei due.

Le immagini hanno confermato. Il cerchio è stato quasi chiuso.

All’appello manca il ragazzo di origine albanese. Si cerca l’arma. Anche se c’è la convinzione che i due se ne siano disfatti sulla strada del ritorno a Brindisi.

Gli indagati sono accusati di tentata rapina aggravata dall’uso dell’arma, sequestro di persona, lesioni e detenzione e porto di pistola.  A guardali in giacca, sciarpa e con la 24 stretta tra le mani nessuno lo avrebbe detto.

Eleganti e incensurati col vizio della rapinaultima modifica: 2010-12-07T11:30:00+01:00da sagittario290