‘Chi vuole chiudere la clinica San Michele?’

Cronaca

27 dicembre 2010 alle 15:03

‘Chi vuole chiudere la clinica San Michele?’

Parla il co-amministratore delegato di Daunia Medica, Potito Salatto, stanco delle accuse rivoltegli per i ritardi che stanno accompagnando la conversione nosologica della clinica e la sua riapertura

di Anna Maria Vitulano

20101227salattoinclinica_gr.jpgChi vuole chiudere la clinica San Michele? Sono i vertici della società Daunia Medica srl a porre il quesito alla città a pochi giorni dalla fine dell’anno e dalla scadenza del termine ultimo, fissato al 31 dicembre, per poter presentare la domanda di accreditamento istituzionale.

Potito Salatto, imprenditore della sanità privata in Capitanata, socio di minoranza della Daunia Medica e amministratore delegato pro tempore della stessa società che lo ha chiamato a gestire e cercare di sbrogliare la complicata matassa della casa di cura privata San Michele di Manfredonia, chiusa dal 14 giugno scorso per effetto della revoca dell’autorizzazione a esercitare attività sanitaria di ricovero e cura deliberata dalla giunta regionale sulla base degli accertamenti condotti dal dipartimento di prevenzione dell’Asl Foggia, ha convocato i lavoratori in clinica per comunicazioni “urgenti” sui ritardi e le responsabilità della mancata riapertura della struttura sanitaria annunciata con il piano di conversione nosologica (geriatria e lungodegenza in luogo di gastroenterologia, pneumologia e oncologia) addebitati alla famiglia Ciliberti e allo stesso a.d. aggiunto.

20101227lavoratoriclinicaconsalatto_gr.jpg“Abbiamo seguito ogni procedura, abbiamo fatto tutto ciò che era possibile –ha detto rivolto alle maestranze-  per individuare la soluzione migliore per evitare la perdita di oltre 40 posti di lavoro”: dal ricorso al Tar di Puglia in cui chiedevamo la sospensiva degli effetti della delibera di giunta regionale all’intesa raggiunta con l’assessore regionale alla sanità, favorevole all’ipotesi di conversione nosologica nell’ambito della realizzazione di residenze sanitarie assistenziali (RSA), dall’aumento del capitale sociale effettuato dalla società ai lavori di adeguamento della clinica.

La proposta valutata dalla Regione e giudicata dall’Ares Puglia compatibile con il piano di riordino sanitario pugliese lasciava prevedere una riduzione dell’organico (non più di 30 unità delle complessive 44). A complicare ulteriormente l’ipotesi del riassorbimento di tutto il personale, l’abbassamento del tetto di spesa disposto dall’Asl Foggia (da 3,5 milioni di euro a 2.050.000). “Si è detto: ma se Salatto avesse chiesto di più…Ebbene, abbiamo chiesto altri servizi, come il day ospital, la radiologia, il laboratorio di analisi, che hanno determinato l’aumento del tetto a 2,5 milioni di euro: intervento insufficiente se si considera che il solo costo del personale incide sul bilancio per 1 milione e 900mila euro. Abbiamo avviato lavori di adeguamento dell’edificio e la realizzazione della palestra che rientrava tra i requisiti richiesti, ma solo dopo l’ispezione, e senza dunque, aver letto il progetto presentato, ci dicono che doveva essere realizzata in un altro settore dell’immobile. E’ più che fondato il nostro dubbio che qualcuno non vuole che la san Michele riapra”.

Ma al termine dell’assemblea, i dipendenti ribadiscono che le responsabilità, vecchie e nuove, rispetto alla chiusura e alla mancata riapertura della clinica siano imputabili esclusivamente alla proprietà e ai suoi legali rappresentanti.

“Intanto vogliamo stigmatizzare il comportamento dei vertici aziendali che ci impediscono di varcare i cancelli e che hanno posto la struttura sotto stretta vigilanza delle guardie giurate, come se fossimo delinquenti. Sul fronte, poi, delle promesse, si potrebbe scrivere un libro. Come fa Salatto a garantire il riassorbimento delle unità che risulterebbero in esubero qualora la struttura riaprisse come clinica di lungodegenza e reparto di geriatria, se lui stesso sta licenziando nelle sue case di cura private? Perché convoca questa assemblea se finora ha negato che partecipassimo come rsa alle riunioni con i provinciali? Le rsa sono dipendenti della clinica e chi meglio di loro poteva dare indicazioni e contributo fattivo alla discussione sul da farsi?  Attribuiscono la colpa all’abbassamento del tetto di spesa e dicono che il personale costa quasi due milioni di euro, mentre al massimo arriviamo sul milione e 200mila. Perché, invece, non si dice quanto incidono le consulenze? Perché non si dice che per l’affitto della clinica si pagano circa 280mila euro all’anno e che a percepire tale somma è la stessa Daunia Medica attraverso una società appositamente creata? La verità è che noi il lavoro l’abbiamo perso e che colpe e responsabilità sono di chi ha gestito finora la struttura e nel gioco del rimpallo, siamo noi a pagare le conseguenze. L’ultimo tentativo di Salatto –dicono- ci sembra più che altro quello di istigarci contro i politici e le istituzioni perché, evidentemente, non c’è stato nessun accordo”.

‘Chi vuole chiudere la clinica San Michele?’ultima modifica: 2010-12-28T10:45:00+01:00da sagittario290