Sgominata la banda del «botto»

Cronaca

13 novembre 2010

Sgominata la banda del «botto»

Undici in manette. La Mobile: «Erano la nuova mala del Brenta»

di Massimo Scattolin

jpg_2738733.jpgVENEZIA. Chiamavano «marmotte» le casseforti da far saltare. «Nottole» le guardie giurate, i cui spostamenti venivano cronometrati per poter agire nella massima sicurezza. Con l’Operazione Marmotte la Squadra mobile della Questura di Venezia ha sgominato una pericolosa associazione a delinquere considerata la nuova «Mala del Brenta». In carcere sono finite 11 persone.  

All’operazione diretta dal dottor Marco Odorisio e coordinata dal Servizio centrale operativo della Polizia nella notte tra giovedì e venerdì hanno partecipato oltre 200 agenti. Su richiesta del pm Massimo Michelozzi della Procura della Repubblica di Venezia il gip Michele Medici ha emesso 11 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti appartenenti a un’associazione specializzata in furti con esplosivi ai danni di casse continue, bancomat, cassaforti di centri commerciali, banche, laboratori orafi tentate o messe a segno in città del nord e centro Italia.  

L’indagine. L’indagine comincia nel gennaio scorso. Mesi di intercettazioni telefoniche, localizzazioni satellitari, pazienti pedinamenti e appostamenti sul territorio, molti effettuati di notte, da parte dei poliziotti della Mobile nei confronti di un gruppo di pregiudicati veneziani, padovani e trevigiani – già vicini o in qualche modo ritenuti fiancheggiatori della famigerata Mala del Brenta – organizzati e coordinati dal pluripregiudicato Andrea Vasti, 39 anni, di Brugine (Padova), considerato la mente dell’associazione. Associazione a cui vengono contestate decine di reati contro il patrimonio, ricettazione e riciclaggio in tutto il Veneto, Lombardia, Emilia Romagna, Marche, Molise e Abruzzo.  

Gli arrestati. In carcere (11 strutture diverse sparse in tutto il Nordest, Padova e Venezia esclusi) ieri sono finiti gli appartenenti al «Gruppo Vasti»: Andrea Vasti, 39 anni, di Brugine (Padova); Gastone Corrado (43), Giuseppe Gobbi (51) e Roberto Baldina (42), tutti di Campolongo Maggiore; Denis Miotto (41) e Matteo Miotto (31), entrambi di Polverara (Padova) e Luca Filippi (39), l’unico non veneto, essendo nato a Pontremoli e residente a Mulazzo (Massa Carrara). In manette anche i quattro del «Gruppo Mazzucato»: Spartaco Mazzucato (42), i fratelli Roberto (42) e Patrizio Desolei (49), tutti di Legnaro (Padova) e Alberto De Domenico (60), di Montebelluna. Proprio questo quartetto era stato arrestato in flagranza lo scorso 19 giugno per il tentato furto con esplosivo ai danni del Billa di Valdobbiadene (Treviso), ma rimesso in libertà due giorni dopo.  

Altri reati. Indagate altre 13 persone, titolari di imprese edili e commerciali, accusate di aver costituito, sotto la regia di Vasti, delle società fantasma che perpetravano truffe e frodi finanziarie attraverso false fatturazioni contabili, con emissione di assegni scoperti ottenuti tramite l’apertura fittizia di conti correnti. Il pm Massimo Michelozzi ha disposto diverse perquisizioni personali e domiciliari. In un capannone di Trebaseleghe (Padova), in particolare, sono stati rinvenuti e sequestrati migliaia di capi di abbigliamento di varie griffe famose, provento di furti presso empori e grandi magazzini.  

Materiale sequestrato. Oltre ai capi d’abbigliamento sono stati sequestrati radio ricetrasmittenti per comunicare in bassa frequenza durante i colpi, scanner per intercettare le frequenze delle forze dell’ordine, bombole di acetilene ed ossigeno per far esplodere le casseforti, mazze, piedi di porco, divaricatori idraulici in grado di aprire fori anche in muri di cemento armato, passamontagna, 14mila euro in contanti.  

Esplosivo. Per avere un’idea del modus operandi della banda si possono vedere le immagini che ritraggono i malviventi all’opera, lo scorso 10 ottobre, ai danni della ditta «Gemme e Castoni» di Monticello Conte Otto, in provincia di Vicenza (vedi www.nuovavenezia.it). Si vede il momento in cui il ladro entra nel caveau e piazza accuratamente l’esplosivo, quindi il botto della cassaforte in cui era depositato oro per 25mila euro.

Sgominata la banda del «botto»ultima modifica: 2010-11-14T10:45:00+01:00da sagittario290