Cronaca
(14 ottobre 2010)
Università. Novanta studenti “occupano” Fisica
Con gli studenti il preside, Rinaldo Rui, che dall’1 alle 3 ha tenuto un improvvisato seminario. Il rettore Peroni: “Stare dentro un edificio pubblico la notte è una occupazione”. I ricercatori di Scienze hanno tenuto lezione in piazza Unità. Slitta intanto il dibattito alla Camera: mancano i fondi e la riforma Gelmini è a rischio
di Gabriella Ziani
Il rettore Peroni attende di aver chiaro il quadro ma avverte: «Stare dentro un edificio pubblico la notte è una occupazione. E se è un’occupazione non è un atto lecito. Si rischia di segare il ramo su cui si sta seduti».
Mentre per stamani era prevista la sosta di mezz’ora, dalle 11 alle 11.30, per protesta contro la riforma, ieri i ricercatori di Scienze (dove un terzo dei corsi, dicono gli studenti, ha per docenti ricercatori che si astengono dalla didattica), attorniati da ragazzi ma pochi cittadini di passaggio, erano in piazza Unità per lezioni all’aperto, attorno alla fontana. «Una generazione è in strada davvero – dicevano a margine -, ragazzi già ben formati dovranno andarsene altrove, e c’è anche una caterva di pensionamenti: chi sostituirà i professori?». I docenti raccontano degli scatti di stipendio che diventano triennali e di liquidazioni «date in due rate» a chi va in pensione. Nessuno poi sa come si tornerà alla didattica dalla prossima settimana.
Peroni è netto: «Due settimane di libero confronto, da lunedì tutto deve tornar normale». Vedremo l’evoluzione, dopo la decisione del governo. Oggi alcuni rappresentanti dei ricercatori saranno in ogni caso a Roma davanti alla Camera, e a una riunione di Rete29aprile. «È successa una cosa importante – commenta Luca Bortolussi, ricercatore a Scienze -, ma non è che la riforma sparisce, è solo rimandata».
Alle 10 a Scienze c’è un’assemblea; domani alle 14 si riuniscono tutti i ricercatori, alle 16 c’è Consiglio di facoltà sempre a Scienze, il 22 la preside di Lettere Cristina Benussi incontra i «suoi» ricercatori per sentire che intenti manifestano, il 25 indice un Consiglio di facoltà «e solo a quel punto – afferma – saprò come andremo avanti». C’è l’ipotesi che, dopo ampia protesta e lungo dibattito, e forse anche di fronte alle novità di ieri, gli «astensionisti» ritengano soddisfatte le loro ragioni e tornino alle cattedre come prima.