Vigilantes e recinzioni, ghetti etnici per i rom

Cronaca

28.08.2010

ROMA Il piano nomadi del Campidoglio

Vigilantes e recinzioni, ghetti etnici per i rom

di Carlo Lania

campi%20rom.jpgSe possibile lontani dalla città, perché meno si vedono e meglio è, e comunque rigorosamente monoetnici. E poi smantellamento degli insediamenti abusivi da sostituire con nuovi campi attrezzati, se ne vorrebbero realizzare 13, sicuramente migliori delle baraccopoli in cui oggi i rom sono costretti a vivere ma soprattutto dotati di belle recinzioni e con all’ingresso vigilantes privati che controllano chi entra e chi esce. E numero chiuso: nella capitale i rom non possono essere più di 6 mila, mentre oggi si calcola che siano almeno 7.200. Tutti gli altri, quelli in più, se ne devono andare. Se non proprio come fa Sarkozy in Francia, quasi.

Sono i punti principali del piano-nomadi messo a punto dal sindaco di Roma Gianni Alemanno con il prefetto Giuseppe Caruso. Annunciato ormai un anno fa (ma mai presentato ufficialmente, al punto che perfino in commissione politiche sociali del Campidoglio ancora si chiedono quando potranno vedere un testo scritto) il piano però fatica ad andare avanti soprattutto per la difficoltà nel reperire i terreni dove costruire i nuovi insediamenti. Interpellati da Caruso, che oltre a prefetto è anche commissario straordinario per l’emergenza rom, sia i sindaci dei Comuni della Provincia che i municipi capitolini hanno infatti rifiutato di ospitare un campo nel proprio territorio. Al punto che, messo alle strette, Caruso ha dovuto far ricorso a un bando pubblico pur di sbloccare la situazione. Alla fine la missione, a quanto pare, sarebbe riuscita. Qualche giorno prima di Ferragosto, il prefetto ha annunciato di aver individuato le tre aree sulle quali costruire altrettanti insediamenti, anche se si è guardato bene dal dire dove si trovano.

Ma la costruzione dei nuovi insediamenti sembra essere l’ultimo dei problemi per la giunta Alemanno. Il sindaco punta soprattutto a smantellare quelli che considera abusivi ampliando tutti gli altri il più possibile. Ha cominciato a gennaio con il Casilino 900, il più grande insediamento d’Europa. Ai 700 rom che lo abitavano il sindaco ha promesso un nuovo campo che però non si è ancora visto. In compenso gli ex abitanti sono confluiti in altri campi. Come quello di via Solone, dove gli abitanti sono così passati da 700 a 1.000. O quello di via Condoli che conta oggi circa 900 presenze. «Trasferimenti che spesso hanno contribuito a peggiore le condizioni di vita preesistenti», denunciano le associazioni che lavorano nei campi. Come è successo in via Solone dove lo spazio per montare i nuovi container è stato ricavato eliminando gli spazi comuni dedicati alla socialità. La politica degli sgomberi è poi proseguita con il campo di via della Martora e con quello di Tor de Cenci, mentre contemporaneamente è stato avviato un lavoro di fotosegnalazione nei confronti di circa 2.200 rom.

La logica prevalente è sempre e solo quella dei campi anche se molti rom, ormai stanziali da anni, accetterebbero volentieri di vivere in una casa. Ma le graduatorie per gli alloggi popolari per loro sono chiuse. Restano aperti invece i container. Il Campidoglio sta lavorando all’ampliamento dei campi regolari (Salone, Gordiani, Candoni, Castel Romano, Cesarina, Camping River, Monte Mario, La Barbuta, Salviati/1 e Salviati/2) più i tre da comunicare. I 13 insediamenti dovranno essere monoetnici in modo da renderli gestibili più facilmente, e sorvegliati da personale di ditte private alle quali, per evitare possibili monopoli, dovrebbe essere affidata la sicurezza di massimo due, tre campi.

Il progetto, però, non piace alle associazioni che vedono il rischio che si vengano a creare possibili ghetti etnici. Critiche sono arrivate anche da Amnesty international. E’ «un piano discriminatorio», hanno detto a marzo Ignacio Jotvis e John Dalhuisen, portavoce europei dell’associazione, soprattutto perché «viola il diritto all’alloggio dei nomadi, che in stragrande maggioranza non sono più tale ma stanziali», Amnesty si è scagliata anche contro gli sgomberi forzati e contro il mancato coinvolgimento dei rom. Infine la preoccupazione che i trasferimenti obbligatori possono incidere sull’istruzione dei bambini rom, visto che lo spostamento finirebbe inevitabilmente per interrompere la frequentazione della scuola. Tutte obiezioni alle quali, però, il Campidoglio si è guardato bene dal rispondere.

Vigilantes e recinzioni, ghetti etnici per i romultima modifica: 2010-08-29T11:30:00+02:00da sagittario290