Cronaca
03/08/2010
UN ANNO FA LA MORTE DI MIMMO MONTANINO, IL VIGILANTE UCCISO PERCHÉ FACEVA IL SUO LAVORO
La guardia giurata di Ottaviano reagì nel corso di una rapina in piazza Mercato. I suoi killer sono stati condannati a venti anni, in primo grado. Domani il ricordo a Napoli.
L’intera città rimase sconvolta e lo stesso sindaco ci tenne a sottolineare il suo sgomento. Accadde un anno fa a Napoli, ma fu Ottaviano ad essere colpita: un figlio della terra vesuviana, Gaetano Montanino (foto), noto a tutti come Mimmo, fu trucidato nel corso di un tentativo di rapina. Accadde in piazza Mercato: Montanino era una guardia giurata e si trovava in compagnia del suo collega Fabio De Rosa, di 25 anni.
Le due guardie furono bloccate da due banditi su una moto che volevano impossessarsi delle loro armi. A volto coperto intimarono loro di consegnare le pistole, ma Montanino non volle ubbidire. Volle fare bene il suo lavoro, volle reagire è fu freddato senza pietà: decine di colpi che lo uccisero all’istante. Accadde di notte e Ottaviano il giorno dopo si svegliò incredula, per una morte assurda.
“Se avesse accettato la logica criminale, se avesse consegnato la pistola, Mimmo sarebbe ancora vivo”, dissero in tanti. Il dolore sconquassò la famiglia del vigilante e si rifece vivo qualche mese dopo, quando arrivò la sentenza per i due assassini. Venti anni a testa per Davide Cella e Salvatore Panepinto, presi anche grazie al racconto di Vincenzo De Feo, pregiudicato arruolato nel clan Contini, che inchiodò gli imputati indicando ruoli e responsabilità.
Venti anni per un omicidio: non proprio una pena esemplare, insomma. Ora è passato un anno e per l’occasione la Fondazione Pol.i.s. – Politiche Integrate di Sicurezza per le vittime innocenti di criminalità e i beni confiscati – e l’Associazione Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie – promuovono una giornata in suo ricordo. Appuntamento a Napoli, nella chiesa di Santa Lucia, alla presenza di don Tonino Palmese. Ma anche il Comune di Ottaviano, forse, dovrebbe ricordarsi di quest’uomo ammazzato solo perché faceva il suo lavoro.