Nucleare, visita ai misteri dell’Itrec-Enea

Puglia

03 Agosto 2010

Nucleare, visita ai misteri dell’Itrec-Enea

dal nostro inviato FABIO AMENDOLARA

36159.jpgROTONDELLA (MATERA) – Almeno 20 minuti per ottenere il pass. «È la burocrazia», si giustificano le guardie giurate. È l’unico controllo che è rimasto a proteggere le barre di Elk River stoccate nella piscina del centro gestito dalla Sogin. Qui ormai i militari hanno lasciato spazio alle telecamere. 

«La guardia armata c’era solo all’epoca del generale Carlo Jean», dice Giuseppe Spagna, ingegnere. Da aprile dirige il centro Enea di località Trisaia a Rotondella. Per anni i magistrati della Procura antimafia di Potenza hanno sospettato che in quel laboratorio qualcuno avesse prodotto in modo illecito materiale radioattivo. Fino all’archiviazione definitiva dell’inchiesta.

«A gennaio i giudici di Potenza hanno sconfessato il pentito e stabilito che qui non è accaduto36157.jpg nulla di illegale», spiega l’inge gnere mentre, per la prima volta, apre le porte dell’Itrec ai giornalisti. E il laboratorio delle «Terre rare?». Secondo Agostino Massi e Gaetano Trezza, due tecnici che lavoravano per l’Enea – come anticipato nei giorni scorsi dalla Gazzetta – lì erano state fatte «le cose sporche». «Ma quali cose sporche?», dice l’ingegner Spagna mentre agita le conclusioni di una perizia che, a suo dire, «sconfessa» le parole di Massi e Trezza. Legge: «Dopo accurate e approfondite ricerche il dottor Lucio Bellino ha depositato la sua relazione. Afferma che non emergono, dagli spettri, evidenze macroscopiche della presenza di materiale radioattivo artificiale occultato nel sottosuolo ». 

Nell’ufficio del direttore entra il responsabile del progetto «Terre rare», Vincenzo Siepe. «Capisco che il nome dell’impianto possa lasciare spazio a strane fantasie, ma qui vengono estratti in modo scientifico rari minerali a elevato grado di purezza». Niente terre contaminate? «Ma le pare possibile?», dice Spagna sbarrando gli occhi. «Prima del laboratorio delle Terre rare in quei capannoni c’era la mensa. Io mi sono seduto in quell’edificio tutti i giorni per anni. Il centro – spiega – è diventato sede di attività prevalentemente non nucleari». 

36158.jpgQui ora si studiano solo energie rinnovabili: «Biomasse, solare, termiche, fotovoltaiche». E la famosa opera di «decommissioning»? Lo smantellamento del nucleare? «Quello – taglia corto l’ingen – ger Spagna – spetta a Sogin». E la sede della Sogin è recintata con del filo spinato in un’area riservata della Trisaia. Qui, in 30 anni, sono entrati 84 elementi di combustibile provenienti dal reattore Elk River del Minnesota. Tra il 1975 e il 1978 ne sono stati riprocessati 20, ovvero sono stati tagliati a fette e sciolti nell’acido nitrico per recuperare circa 600 chilogrammi di ossidi di uranio e torio. 

Da allora l’impianto ha smesso di sciogliere combustibile e le barre sono rimaste parcheggiate nella piscina dell’incidente. Quell’incidente che ha contaminato il terreno. La relazione di Bellino ha dato tranquillità a tutti. Nonostante i carabinieri, in un’infor mativa che la Gazzetta ha potuto consultare in esclusiva, scrivano: «Gli strumenti sono in grado di accertare quali elementi nucleari siano stati utilizzati nell’area, sia pure con dei limiti».

(Le foto in questa pagina sono di TONY VECE)

Nucleare, visita ai misteri dell’Itrec-Eneaultima modifica: 2010-08-04T11:00:00+02:00da sagittario290