Uccise un cacciatore per armi “pulite”

Conache dalla Sardegna

Domenica 11 luglio 2010 07.36

Uccise un cacciatore per armi “pulite”
Delitto Fiori, nuove accuse per Ladu

Indagato per l’omicidio di Rosanna Fiori, uccisa nove anni fa a Villanova Strisaili, in Ogliastra, l’ergastolano di Villagrande Marcello Ladu è ora sospettato anche dell’assassinio di un cacciatore di Benevento, freddato per rapina sui monti di Villagrande quattro giorni prima dell’imprenditrice cagliaritana.

292561.jpgL’ergastolano di Villagrande Marcello Ladu è sotto inchiesta per un altro delitto. Condannato al carcere a vita per la strage di Lecce (assalto al furgone portavalori e tre vigilantes assassinati), indagato per l’uccisione di Rosanna Fiori, adesso si è visto notificare nel carcere di Parma un’altra ordinanza di custodia cautelare che gronda sangue. Il pm Domenico Fiordalisi lo sospetta – ovviamente l’ipotesi è tutta da dimostrare – dell’omicidio di Francesco Giamattei, 62 anni, imprenditore di Benvento, durante una tragica rapina avvenuta il 30 settembre di nove anni fa sui monti di Villagrande. I banditi volevano derubare dei fucili i cacciatori, uno di loro sparò e lasciò un cadavere sul campo. Uno dei proiettili assassini fu esploso da un revolver Zastava calibro 357 magnum. E risulta compatibile con l’arma dello stesso tipo trovata addosso a Ladu quando questi fu arrestato a Nuoro da una pattuglia delle Volanti. Il pentito della Sacra Corona unita ha confidato al pm Fiordalisi: «Era un mio regalo».

LA PISTA BARBAGIA FLORES Tutto avvenne quattro giorni prima del delitto Fiori ma secondo il pm il legame tra i due fatti non è solo temporale. Ladu avrebbe rapinato i cacciatori nel tentativo di procurarsi armi «pulite» da utilizzare per l’agguato a Rosanna Fiori. Questa e altre risultanze investigative sono contenute nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Luca Verzeni e consegnata all’ergastolano ieri mattina nel carcere emiliano dal dirigente della Mobile nuorese Fabrizio Mustaro e da agenti del commissariato di Lanusei. Nel provvedimento il giudice dispone che Marcello Ladu (pericoloso nonostante sia detenuto) venga sottoposto alla massima sorveglianza. Secondo l’accusa potrebbe inquinare le prove, addirittura evadere («ci ha già provato una volta, a Sassari», ricorda il gip), comunque minacciare testimoni scomodi. Come è accaduto a una donna di Lanusei che si è vista recapitare un cero e una croce in legno dopo che sul giornale era comparsa la cronaca di una sua deposizione molto compromettente per lo stesso Ladu. La testimone, interrogata sul delitto Fiori, avrebbe riconosciuto l’ergastolano, attraverso una fotografia, come l’uomo che voleva tendere un’imboscata a suo marito un mese dopo l’omicidio dell’imprenditrice. Anche da questa circostanza gli inquirenti hanno ipotizzato che Marcello Ladu, all’epoca, trascorresse la sua latitanza in Ogliastra e sia responsabile tanto dell’agguato a Rosanna Fiori, quanto dell’omicidio di Francesco Giamattei.

L’AGGUATO L’imprenditore, sposato e padre di quattro figli, e il cognato, l’avvocato Giovanni Lavorgna, erano in auto quando vennero affrontati da tre banditi. Nonostante la resa immediata e la consegna dei fucili, i malviventi persero la testa – si disse allora – e spararono ferendo l’imprenditore a una gamba. Non ci fu tempo di chiedere aiuto. Giamattei morì dissanguato.

L’INCHIESTA RIAPERTA Le prime indagini, condotte dalla polizia, sfociarono in un nulla di fatto. Venne avanzata l’ipotesi, ma senza conferme, che ideatori della rapina fossero conoscenti dei cacciatori che sapevano del passaggio delle vittime predestinate a Ponte su Muru. Si indagò su pregiudicati di Villanova, ma sul punto non giunsero conferme suscettibili di dare una svolta all’inchiesta. Il pm Fiordalisi, arrivato in Ogliastra, ha riaperto i fascicoli sepolti e trovato la chiave di volta. Gli inquirenti,col supporto dell’unità delitti insoluti di Roma, ha riesaminato l’autopsia sul corpo di Giamattei e gli esami balistici sui proiettili assassini. In questo modo è stato scoperto che tra le armi killer c’era anche un revolver. Per gli investigatori si tratta di un 375 magnum uguale a quello sequestrato a Marcello Ladu. Il quale finora era stato descritto dagli investigatori come uno spietato criminale capace di uccidere con fredda determinazione.E adesso finisce sotto inchiesta come rapinatore che perde la testa e ammazza nonostante la pronta resa della vittima.

TONIO PILLONCA

Uccise un cacciatore per armi “pulite”ultima modifica: 2010-07-12T11:00:00+02:00da sagittario290