Massima allerta ciminalità il prefetto convoca un vertice

Cronaca

(11 maggio 2010)

Massima allerta ciminalità il prefetto convoca un vertice

jpg_1991302.jpgREGGIO. I Silipo ed altri complici non mettevano sotto pressione solo il quartiere Peep di Pieve come raccontato alla Gazzetta da vari residenti, ma addirittura tenevano in scacco i più noti centri commerciali di Reggio, con in particolare i supermercati presi di mira a suon di furti e minacce. Dopo l’usura, un altro retroscena inquietante: lo raccontano i testimoni, l’inchiesta s’allarga.

«Vivono di prepotenze, quando abbiamo visto la notizia dei loro arresti abbiamo brindato! Ma non c’erano solo loro…».

Un racconto «marchiato», però, ancora dalla paura, perché nessuno si vuole esporre nei centri commerciali, visto quanto accaduto in precedenza e per non intralciare le indagini basate su alcune denunce da quanto «trapela» piuttosto circostanziate.

RAZZIE E MINACCE. Testimonianze anonime che, di fondo, descrivono tutte lo stesso modo d’agire, perché si fa riferimento ad una sorta di «nugolo di cavallette» che da alcuni mesi tiene in apprensione chi ha attività nei centri commerciali, dall’Ariosto al Meridiana, ma anche altri non sarebbero immuni da questi novelli «predoni». Il copione esposto al cronista è sempre il medesimo, con i tre della famiglia Silipo ora in carcere (la madre Giuseppina Maria Salerno, i figli Salvatore e Giuseppe Silipo) che, a turno e con fare strafottente, avrebbero fatto man bassa fra gli scaffali, con l’aiuto di altre persone che non è ancora chiaro se siano familiari o semplicemente dei «soci in affari».

E dai furti si sarebbe passati alle minacce ai dipendenti dell’esercizio pubblico preso di mira, ma anche ai vigilantes che, al loro apparire, cercavano di «monitorare» quegli spostamenti. «Ti ammazzo, t’aspetto fuori» è l’esplicita minaccia che ci racconta una cassiera: nella primavera 2009 aveva avuto il coraggio di bloccare della merce presa da uno dei «predoni», ritrovandosi in una situazione a rischio. «E’ uno stillicidio aggiunge un’altra persona che lavora nel centro commerciale e poi hai a che fare con gente cattiva, ti danno certi sguardi… Una situazione difficile anche per le guardie giurate. Speriamo che questa inchiesta metta fine a tanta prepotenza impunita. Poche denunce? C’è da aver paura conclude e chi ha famiglia ci pensa due volte prima di puntare il dito su questa gente».

L’USURA. Intanto proseguono le indagini anche su quel filo conduttore l’usura, con un imprenditore edile scandianese taglieggiato che ha fatto scattare le manette non solo per i tre componenti della famiglia Silipo, ma anche per il 38enne Giulio Vito Floro e il 57enne Antonio Grande. Un’inchiesta complicatasi con lo scoppio della bomba in via Caliceti: fra le due vicende l’unico legame è l’imprenditore taglieggiato, visto che l’artigiano edile Tommaso Martino (ritrovatosi con l’auto distrutta per l’attentato) avrebbe lavorato per lo scandianese. Chi ha subìto l’attentato sarebbe indebitato, potrebbe aver chiesto prestiti a persone sbagliate. Ma la bomba può essere anche un «messaggio» più ampio, con il «linguaggio» tipico della ‘ndrangheta.

Massima allerta ciminalità il prefetto convoca un verticeultima modifica: 2010-05-12T11:15:00+02:00da sagittario290