A 50 anni senza lavoro: “Allora è meglio morire”

Cronaca

19/05/2010

MOMENTI DI PAURA IN VIA BOLOGNA

A 50 anni senza lavoro: “Allora è meglio morire”

Minaccia di darsi fuoco davanti al Centro per l’impiego

CLAUDIO LAUGERI

TORINO

rafi_hamadi_g.jpgDisperato. Senza lavoro. Senza casa. Rafi Hamadi, 55 anni, ha minacciato di darsi fuoco ieri mattina, davanti al Centro per l’impiego della Provincia, in via Bologna 153. Era sulla strada, davanti al cancello, con lo sconforto affidato ai due cartelloni scritti in un italiano stentato, nonostante i 30 anni a Torino.

«Sono saldatore, ho perso il lavoro. Non chiedo altro, voglio soltanto lavorare» ha continuato a ripetere. Nonostante la minaccia di trasformarsi in un «bonzo», gli operatori del centro lo hanno portato negli uffici. La benzina (contenuta in una bottiglietta) era dentro lo zaino che portava con sé. «Abbiamo avuto paura. Sono ebrea, ho vissuto tanti anni in Israele. E se quella persona avesse avuto addosso una bomba?» racconta una donna, all’uscita dal centro assieme alla figlia.

Ma Rafi non è un terrorista. E nemmeno sembra un uomo violento. E’ soltanto disperato. La moglie e i figli non vivono più con lui. Un altro peso da sopportare. «Da quanto ho capito, è un personaggio conosciuto dagli operatori del centro – spiega l’assessore al Lavoro, Carlo Chiama -.

Il nostro personale ha affrontato l’emergenza con prontezza, chiamando le forze dell’ordine, i vigili del fuoco e il 118. Hanno provveduto a calmare il pover’uomo, fornendogli il contatto di cooperative sociali che possono prendersi cura delle sue immediate esigenze anche abitative e calendarizzando già per i prossimi giorni contatti per colloqui di inserimento lavorativo».

Quando sono arrivati i cronisti, Rafi si è avvicinato con il suo cartellone. Ha incominciato a raccontare la sua storia: «Non voglio fare il delinquente, voglio soltanto lavorare. Per questo sono qui, qualcuno mi può aiutare?». Poi, è tornato in un ufficio con la dirigente della struttura e un mediatore culturale, protetti da un «cordone» di polizia.

Dopo aver parlato con loro, Rafi è scivolato via da un’uscita laterale. «Ha cambiato idea» è la spiegazione della dirigente del Centro, affidata alle guardie giurate in servizio nella struttura. Fuori, c’è l’amico Hajali Boulbaba Ben Mansour, 42 anni. Erano arrivati insieme negli uffici di via Bologna. Anche lui ha un cartellone come quello di Rafi. Lo ha strappato. «Sono in Italia dal 1989, ho sempre lavorato, ma da tre anni sono disoccupato – racconta -. Non riesco a trovare da nessuna parte. Ogni tanto, aiuto un amico a fare qualche panino, in un locale. Prendo 10 euro, che altro posso fare?».

Anche per lui, c’è il dramma familiare: «Ho un figlio di 6 anni, nato in Italia, ma sono stato costretto a farlo tornare in Tunisia. Perché? Non è giusto. E’ partita anche mia moglie con l’altra bimba, ha tre anni. Sono solo, senza casa e senza lavoro. Dormo in strada, dove trovo posto. Mi potete aiutare? Davvero lo mettete sul giornale?».

«In un momento di crisi come questo, temo che episodi del genere possano aumentare – aggiunge l’assessore -. E’ già accaduto che impiegati si siano ritrovati personaggi violenti sotto casa». Rafi e Hajali non sembrano un pericolo: nei cartelloni scrivevano di essere disposti a morire piuttosto che diventare delinquenti.

A 50 anni senza lavoro: “Allora è meglio morire”ultima modifica: 2010-05-20T11:15:00+02:00da sagittario290