Città in agonia, tra violenza e indifferenza

Cronaca

26 aprile 2010

Città in agonia, tra violenza e indifferenza

di Valerio Ceva Grimaldi

«Siamo in una comunità in cui quasi nessuno qui fa il proprio dovere, dall’operatore ecologico ai preposti degli uffici più importanti della comunità cittadina. Stiamo diventando un territorio inabitabile».

ceva-250x249.jpgSiamo in una comunità in cui quasi nessuno qui fa il proprio dovere, dall’operatore ecologico ai preposti degli uffici più importanti della comunità cittadina. Stiamo diventando un territorio inabitabile». Una situazione drammatica «in cui agiscono bande di criminali di ogni età, che si muovono armati fino ai denti, sotto le telecamere, contando sulla certezza, quasi assoluta, di una sostanziale impunità».

Parole dure come pietre quelle pronunciate ieri dal procuratore generale di Napoli Vincenzo Galgano, ieri, su Repubblica. Il capo dei magistrati napoletani ha così, con durezza amara, commentato i video che, pubblicati su internet, mostrano l’omicidio di una guardia giurata da parte di un minorenne e il raid di un commando di camorristi in un bowling.

Pistole e mitra alla mano, padroni del territorio, nei video agghiaccianti si vedono i criminali che sparano all’impazzata terrorizzando famiglie e bambini che stavano trascorrendo una giornata di divertimento. Tutti costretti a faccia in terra, la vita appesa al filo. Se reagisci, sei morto. I padroni sono loro. Galgano affonda il coltello nella piaga di una città, la terza d’Italia, che sta morendo. E non da oggi. Chi scrive ci ha vissuto trent’anni. Ho respirato l’aria della città piena di cultura, di poesia, di meraviglie, di estro. La città innamorata alla follia di Maradona.

Un amore pazzo, orgoglioso, smisurato, che aiutava a distrarsi dai problemi di tutti i giorni ma che pur, a suo modo, era un collante per tutti: ricchi, poveri, sfaccendati, giovani, anziani, donne e uomini. Un amore democratico. Ricordo la devastazione politica di Tangentopoli e la Rinascita civile, lo scatto d’orgoglio del primo mandato di Antonio Bassolino. Poi il G7, i turisti, il presidente dell’Osservatorio contro la camorra Amato Lamberti che diventa presidente della Provincia, il successo della fondazione culturale Napoli 99 presieduta da Mirella Barracco, la grande arte promossa dall’ex attivissimo sovrintendente Nicola Spinosa, un nuovo protagonismo del mondo della cultura.

Qualcuno, ex post, ha dato dell’effimero al fenomeno. Può darsi. Ma a volte anche l’effimero è meglio del buio pesto. I napoletani erano vicini alla città. Era nuovamente loro. Poi, solo un lento degradare. La politica che da governo del territorio si fa (mal) governo del potere. La classe dirigente che si fa casta. La camorra che, mai ai margini, lentamente s’impadronisce della politica. Una metastasi che, insieme al malgoverno, consuma tutto. Chi s’oppone ha la vita difficile.

E, impietosa, esplode la cronaca degli ultimi mesi: “Finiti i soldi per la benzina, le ambulanze del 118 rimangono ferme”. “Milioni di euro per le barriere antirumore della Tangenziale, ma c’è più frastuono di prima”. “Carabinieri fermano un delinquente, in venti inseguono la gazzella fino alla caserma tentando di liberare l’arrestato. Alcuni militari feriti, interviene l’esercito di rinforzo”. “Rapinata in pieno lungomare pistola alla mano, nessuno interviene”. “Non ci sono posti negli ospedali, pazienti visitati sui tavoli e anche per terra”.

Non è l’inferno. è Napoli, Italia, 2010. In città procurarsi una pistola è facile quasi come comprare una caramella al bar. In alcune zone il controllo della camorra è militare: anche gli accessi alle case sono regolati dalle vedette della camorra. Ogni giorno, ogni ora, è un flusso continuo di denaro sporco che entra nelle casse dei clan: milioni di euro grazie alle estorsioni, allo spaccio di droga, alle rapine, agli affari sporchi. L’ordine, però, è quello di uccidere il meno possibile. Così si rimane nell’ombra.

Intanto quei parassiti e farabutti dei camorristi e di chi li difende, di chi fa affari con loro e di chi si gira dall’altra parte, continuano a distruggere le speranze, a fiaccare le forze, a rendere una comunità terra di conquista della violenza e dell’incultura, non più terreno fertile per la crescita di un sano orgoglio civile. Quello che dovrebbe essere alla base d’una comunità, e che ora è solo il ricordo sbiadito di una stagione che fu. E così i giovani vanno via, la città diventa “inabitabile” e trionfa l’impunità. La politica, intanto, si rinchiude nei palazzi. Lontana dalla realtà. E se qualcuno racconta di ciò che non va, dei disagi vissuti ogni giorno, invece di agire si mostra contrariata. La verità, si sa, fa male. Ma, più spesso, ad essere mortale è l’indifferenza di chi, colpevole, non vuol vedere.

Città in agonia, tra violenza e indifferenzaultima modifica: 2010-04-27T11:00:00+02:00da sagittario290