Omicidio Rende: in Appello confermati cinque ergastoli su sei

Cronaca

Mercoledì 03 Marzo 2010 16:25

Omicidio Rende: in Appello confermati cinque ergastoli su sei

rendeluigiomicidio.jpgdi Claudio Cordova – Sono da poco passate le 16 quando il presidente della Prima Sezione della Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, Pasquale Ippolito (Rosalia Gaeta a latere), legge in aula la sentenza per i sei individui alla sbarra per l’omicidio della guardia giurata Luigi Rende.

 

Dopo alcune ore di camera di consiglio, la Corte conferma cinque dei sei ergastoli comminati in primo grado. “Fine pena mai” per i fratelli Santo e Giovan Battista Familiari, di 38 e 31 anni, Giuseppe Papalia 35, Francesco Gullì di 25 anni e Marco Marino, 28 anni. A Domenicoantonio Papalia, 29 anni, sono state invece concesse le attenuanti generiche e la pena rideterminata in vent’anni di reclusione.

 

I fatti.

 

La mattina dell’1 agosto 2007 in otto (ci sarebbero anche Vincenzo Violi e Carmine Macrì, arrestati in seguito e giudicati separatamente) assaltano il portavalori della Sicurtransport fermo nei pressi della filiale delle Poste in via Ecce Homo. Nasce un conflitto a fuoco nel corso del quale tre rapinatori vengono feriti, mentre a perdere la vita è proprio la guardia giurata Luigi Rende, rientrato quella mattina dalle ferie. Rende, appena 31enne, lascia la moglie e una bimba che adesso ha appena quattro anni.

 

In primo grado i sei individui vengono condannati all’ergastolo dal Gup Santo Melidona.

 

Nel corso del processo di secondo grado il colpo di scena arriva dalle dichiarazioni spontanee di uno degli imputati, Marco Marino. L’uomo partecipa alla rapina dell’1 agosto 2007, viene anche ferito e, in seguito, subirà l’asportazione della milza e di un rene. Marino parla, dal carcere di Palermo, di un basista. Un complice che avrebbe fornito indicazioni alla banda. Complice che, a detta dell’imputato, sarebbe il collega di Rende, Antonino Siclari. La Corte, però, rigetta la richiesta degli avvocati difensori che, richiedono la riapertura dell’istruttoria dibattimentale, e non ammette l’escussione in aula della guardia giurata.

 

La difese degli imputati, però, insistono su tale aspetto: “Non si doveva sparare, nessuno aveva il colpo in canna”. Frasi ripetute più volte nelle arringhe dei legali. Il primo a sparare, secondo le ricostruzioni difensive, sarebbe stato proprio Luigi Rende, che avrebbe attinto uno dei rapinatori, Giovan Battista Familiari, appena sceso dal furgone Doblò usato per il colpo. Nella precedente udienza l’avvocato Lorenzo Gatto ha anche mostrato delle sequenze fotografiche che dimostrerebbero la veridicità della circostanza.

 

Stamattina l’ultima arringa difensiva, quella dell’avvocato Antonio Managò, intervenuto a tutela dei fratelli Familiari e di Marino. Managò invoca, sulla base di alcune sentenze, anche l’opportuno distinguo tra le varie posizioni degli imputati: “Non è ammissibile fare giustizia sommaria” tuona in aula. Il legale ha insistito sul fatto che la banda avesse contezza, tramite la presunta collaborazione di Siclari, di dover affrontare un lavoro tranquillo. Tutto sarebbe dovuto andare liscio come l’olio. Per questi motivi, Managò, puntando sul “concorso anomali”, ammette l’omicidio preterintenzionale, chiedendo sconti di pena per i propri assistiti.

 

Secca la controreplica dell’accusa, rappresentata dall’avvocato generale Franco Scuderi: “Nessuna attenuante, hanno ucciso per denaro”. Il tono di Scuderi è alto, le sue parole riecheggiano anche fuori dall’aula. Il magistrato indica alcune pagine della sentenza di primo grado nella quale si afferma che i rapinatori avessero il colpo in canna e dei caricatori di riserva, a differenza di quanto sostenuto dalle difese. Quanto a Siclari, Scuderi è laconico: “Non è di certo un cuor di leone se ha abbandonato il proprio collega sotto il fuoco dei rapinatori…”.

 

Nel procedimento si costituiscono anche le parti civili: la famiglia Rende, rappresentata dall’avvocato Giulia Dieni e la Sicurtransport, rappresentata dall’avvocato Arena. Le parti civili, così come ordinato dalla Corte, saranno risarcite dai soggetti condannati delle spese processuali.

 

Viene dunque scritta una ulteriore pagina di un processo segnato, peraltro, dalla sostituzione di Franco Neri, che ha curato gran parte del procedimento, con l’avvocato generale Franco Scuderi. Decisione presa da Neri di comune accordo col Procuratore Generale Salvatore Di Landro, per la presenza nel processo dell’avvocato Gatto, che è anche il legale di fiducia di Neri. Circostanza balzata alle cronache dopo l’attentato alla Procura Generale del 3 gennaio scorso.

Omicidio Rende: in Appello confermati cinque ergastoli su seiultima modifica: 2010-03-04T11:30:00+01:00da sagittario290