CRESCE LA VOGLIA DI ARMI A BORDO

PIRATERIA

03 marzo 2010

CRESCE LA VOGLIA DI ARMI A BORDO

cf26b78c0de6b29dfccb38c0c88742c4--U1402754377022snE-300x265--220x286.jpgI pirati del golfo di Aden hanno subito domenica scorsa un duro colpo. Una delle loro navi madre, da cui partono i barchini carichi di uomini e armi per effettuare gli attacchi anche a molte miglia dalla costa, è stata affondata dalla fregata danese “Absalon”. La nave madre è stata intercettata all’uscita da uno dei porti rifugio dei pirati. Durante l’ispezione a bordo sarebbero state trovate prove dell’attività illegale, come armi e carburante per le lance, quindi l’equipaggio è stato evacuato e la nave affondata. L’individuazione di una nave madre è un caso insolito, nonostante che le basi da cui partono i pirati siano note e le località in cui sono custodite le navi sequestrate siano visibili addirittura da Google Earth. Di fatto un migliaio di pirati tiene in scacco 30 navi militari delle marinerie di tutto il mondo. Gli armatori e gli equipaggi chiedono da tempo misure che possano risolvere la situazione, ma l’Italia si è mossa finora solamente partecipando alla missione Nato. La settimana scorsa però, in occasione della conversione in legge del decreto sulle missioni militari all’estero, il Senato ha approvato un ordine del giorno in cui si chiede al governo di valutare la modifica della legislazione vigente, che vieta l’imbarco di personale armato su navi mercantili. In particolare si impegna il governo a «consentire la presenza di personale militare e l’esercizio di servizi di vigilanza privata a protezione delle merci e dei valori a bordo di navi mercantili e da pesca battenti bandiera italiana in acque internazionali nelle quali esista un concreto rischio di pirateria». Ora, il senatore Enrico Musso (Pdl) ha annunciato di voler presentare una proposta di legge bipartisan che superi la norma attuale e permetta l’imbarco di personale armato. Il senatore ne ha già parlato la settimana scorsa, durante un incontro a Genova sulla pirateria, con il collega deputato Mario Tullo (Pd). Secondo Musso, che dallo scorso ottobre attende dal governo la risposta a un’interrogazione parlamentare su questo tema «il disegno di legge portato avanti assieme all’opposizione può essere approvato rapidamente». A livello internazionale ci sarebbero anche le basi giuridiche: «Esistono una risoluzione del consiglio di sicurezza dell’Onu del 2008 e un pronunciamento dei giuristi dell’Institut de droit international del 2009 che aprono alla possibilità di personale armato sulle navi». Ma che cosa ne pensano gli armatori? Le due principali compagnie tricolori che incrociano queste rotte sono Ignazio Messina e d’Amico di Navigazione. Secondo il comandante Armando Cervetto, della Messina, i due canali protetti nel golfo di Aden stanno funzionando. «Il problema è quando si esce e ci si trova nell’oceano Indiano, un’area troppo vasta da controllare». Due le soluzioni possibili, visto che i finanziamenti per le scorte navali sono limitati: «Ci deve essere un intervento a terra, in concerto con gli altri paesi europei, e sulle navi devono esserci o soldati o guardie armate». Confitarma, per voce del suo presidente Nicola Coccia, è più prudente riguardo alla proposta di legge: «È positivo – dice – che si avviino soluzioni per difendere questi interessi. L’ipotesi delle scorte navali è quella preferibile, ma appoggiamo anche chi cerca altre soluzioni». Coccia riconosce che l’esperienza della Spagna, che permette l’imbarco di mercenari, è stata positiva: «Non abbiamo preconcetti, ma vogliamo che ci sia il massimo della protezione».

CRESCE LA VOGLIA DI ARMI A BORDOultima modifica: 2010-03-04T11:00:00+01:00da sagittario290