Aziende nella morsa di dipendenti usurai

Cronaca

25 marzo 2010

Aziende nella morsa di dipendenti usurai

Pisa: cinque imprenditori conciari pagavano interessi anche del 150%. Fra i quattro arrestati c’è anche una guardia giurata nata a Vinci e residente a Cerreto Guidi

276877-finanza.jpgEmpoli, 25 marzo 2010 – Respinti dalle banche che non facevano più loro credito, cinque imprenditori conciari del Comprensorio del Cuoio, finiti a tappeto a causa della crisi economica e stritolati dai debiti, hanno dovuto fare ricorso ai ‘cravattari’. Un grosso e lucroso giro di usura – i tassi d’interesse dei prestiti (tutti a brevissimo termine) variavano da 70 fino al 150%, ovvero anche cinque volte il massimo consentito – è stato scoperto dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Pisa, nel corso di un’inchiesta coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Giovanni Maddaleni, che ha chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari Alberto De Palma l’emissione di quattro ordinanze di custodia cautelare – tre in carcere e una ai domiciliari – , nonchè il sequestro preventivo di beni – un immobile, un’auto e numerosi conti correnti – nella disponibilità delle quattro persone accusate di usura e (un paio) anche di estorsione.

In manette sono così finiti il cinquantaquattrenne Matteo Cavallaro, un pluripregiudicato (era uscito dal carcere solo pochi mesi fa) originario di Villabate (Palermo) e abitante a Firenze) – difeso dagli avvocati Costanza Malerba e Federico Febbo -, il trentottenne Massimo Strazza, una guardia giurata nata a Vinci, ma residente a Cerreto Guidi – tutelato dall’avvocato Ilaria Fontana – , e il trentacinquenne Daniele Scardigli, un operaio nativo di Pontedera e abitante a Ponte a Egola. L’uomo ristretto agli arresti domiciliari, a causa dell’età (72 anni), è il padre di quest’ultimo, Piero.

Le indagini che hanno portato alla scoperta del giro di usura – per diverse decine di migliaia di euro – hanno preso avvio a seguito di accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle per verificare la correttezza della denunce dei redditi presentate nel 2006 e 2007 da una presunta vittima. Si tratta – caso rarissimo se non unico – di un santacrocese alla cui dipendenze lavorava Daniele Scardigli, che quindi è accusato di aver prestato soldi (con la complicità del padre) al suo datore di lavoro. Denaro che secondo gli investigatori veniva fornito da Matteo Cavallaro, che avrebbe avuto anche il ruolo di «esattore», per convincere i presunti usurati a saldare i loro debiti.

Secondo gli investigatori gli strozzini richiedevano opportune garanzie quali la sottoscrizione di titoli di credito ed effetti cambiari. Alla cui scadenza, quando risultassero insoluti, i «cravattari» si prestavano anche a rinnovarli applicando sugli stessi ulteriori interessi usurari. Per esempio venivano dati 9mila euro in contanti in cambio di un assegno con scadenza 20-30 giorni dell’importo di 10mila euro. Nel corso delle indagini, svolte nelle province di Pisa, Firenze, Prato, Livorno e Lucca, sono stati impiegati una trentina di finanzieri. L’operazione rappresenta una tangibile testimonianza dell’impegno profuso dalla Guardia di Finanza nello specifico settore, per tutelare sia il mercato sia i singoli operatori economici o privati cittadini, che incappano nelle maglie di coloro che sfruttano il loro particolare stato di bisogno.

di FEDERICO CORTESI

Aziende nella morsa di dipendenti usuraiultima modifica: 2010-03-26T11:00:00+01:00da sagittario290