Se anche i vigilantes cominciano a rubare

Edizione AVELLINO

12/12/2009

Se anche i vigilantes cominciano a rubare

Nicola Battista

HE10_1542.jpgLe guardie giurate che svaligiano il bancomat e il caveau di una banca: è come l’uomo che morde il cane, una notizia da prima pagina, buona per i manuali di giornalismo. E sì, perché i colpi in banca sono ormai considerati dai mass media quasi una routine: a volto scoperto, armati, di taglierino o di pistole giocattolo, i banditi, nel novanta per cento dei casi, riescono a farla franca. Tutto fila sempre liscio, manca il brivido. Ma la prospettiva cambia se si ribaltano i ruoli e la guardia si fa ladro: gli operatori dell’informazione drizzano subito le antenne e gli utenti si sintonizzano senza esitazioni. È successo a Castel Baronia e a molti sarà venuta in mente la celebre locuzione di Giovenale, spirito caustico e maestro di satira: «Quis custodiet ipsos custodes?». È proprio così, passano i secoli ma la natura umana non cambia: la sete di denaro, il fascino perverso del proibito, il piacere della disonestà sono sirene a cui i cosiddetti sorveglianti non sempre resistono. Il problema è, però, che trasformarsi da tutore della legge in delinquente non è operazione che si possa improvvisare dalla sera alla mattina. Non basta sventare furti, per acquisire la mentalità criminale. Serve il fisico del ruolo. E, dunque, gli agenti privati, che si erano illusi di aver ideato il colpo perfetto, hanno capito subito di non essere due uomini d’oro, ma due sfigati, degni di figurare in un film dei fratelli Coen o in un remake de La banda del buco. Fossero fuggiti con il malloppo in qualche isola tropicale, magari in compagnia di due giovani «badanti» russe, li avremmo subito inseriti, con tutti gli «onori», nell’elenco dei cattivi. Ma farsi beccare, così, a poche ore dal furto…A volte, insomma, succede che i custodi si custodiscano da soli.

Se anche i vigilantes cominciano a rubareultima modifica: 2009-12-13T11:30:00+01:00da sagittario290