Raid alla Croce rossa, il vigilante «Erano incappucciati…

22-09-2009 sezione: HOME_ROMA

Raid alla Croce rossa, il vigilante:
«Erano incappucciati, mi hanno pestato»

di Beatrice Picchi 

20090922_pareti_croce_rossa.jpgROMA (22 settembre) – Negli uffici della Digos, cerca di ricordare ogni particolare Marco, è vigilante da una vita nella sede del comitato provinciale della Croce Rossa, quella in via Ramazzini, ma è stato un attimo, «è successo tutto troppo velocemente: all’inizio non mi ero accorto di nulla, poi all’improvviso li ho visti dal portone di vetro del palazzo, erano tutti incappucciati, hanno buttato qualcosa contro la parete, sotto le finestre, e allora sono uscito e li ho inseguiti».

E’ così che Marco, 57 anni, vigilante della società Metronotte, riesce a fermare uno di loro, sta buttando un liquido a base di escrementi e urina contro un’altra facciata del palazzo, «anche lei aveva il volto coperto da un passamontagna, sì, sono convinto che fosse una donna. Ma appena gli altri si sono accorti che l’avevo immobilizzata è stata la fine. In tre mi hanno colpito al viso, su un braccio», Marco cade per terra e gli altri scappano, una moto, una macchina, una Fiat punto, secondo altre testimonianze.

Sono appena passate le 9, i feretri dei sei parà uccisi in Afghanistan stanno per attraversare la città.

Sono stati una decina gli autori del blitz di ieri mattina contro la presenza degli operatori Cri nei Centri di identificazione e espulsione.

«Non hanno detto una parola», ripete Marco. Conosce tutti Marco, in quella sede, le famiglie che portano i loro figli a fare riabilitazione motoria, i più giovani che vogliono imparare a fare i volontari, quelli che vanno a donare il sangue, e una cosa così «vigliacca e cattiva proprio non l’ho mai vista. Io ho fatto solo il mio dovere».

«Ero al settimo piano ho visto, ho visto – racconta una donna affacciata alla finestra del terzo piano – hanno colpito la guardia giurata con i barattoli di vernice. Quando è caduto a terra era tutto sporco di sangue».

La vernice rossa è ancora accanto all’ingresso della sede, sulle targhe di ottone che indicano il Comitato, macchie rosse sono rimaste sul prato, sui cespugli sotto le finestre del centro di riabilitazione e sui volantini che gli autori del blitz hanno lanciato insieme alla vernice “Nella tua città c’è un lager: chiudiamo il Cie di Ponte Galeria. Chi gestisce un lager è una carogna. Il vostro volontariato vuol dire sevizie e torture. Croce Rossa italiana assassini”. Sul volantino, un foglio bianco scritto con caratteri in stampatello grossetto, non c’è alcuna firma, alcun tipo di rivendicazione.

«La presenza della Croce Rossa nei Cie è garanzia di umanità, che è il primo dei principi su cui si fonda l’Associazione – spiega il commissario straordinario della Cri, Francesco Rocca – quest’ultima aggressione è un evento desolante, su cui spero la magistratura possa presto fare luce. I Cie, certo, devono poter utilizzare spazi più ampi. Non si può pensare di aumentare il periodo di permanenza nei centri fino a sei mesi e lasciare le cose come stanno. Il problema dell’immigrazione è considerato una questione italiana o spagnola. L’Unione Europea deve farsi carico di questa gente invece di lasciare sole le istituzioni».

Si sentono feriti gli operatori che ogni giorno lavorano a Ponte Galeria: sono 35 quelli che gestiscono il Centro e gli attuali 186 ospiti, di varie etnìe, religione, cultura. Nei Cie la Croce Rossa dà assistenza sanitaria e da mangiare. C’è uno spazio, all’interno del Centro, dove possono entrare solo gli operatori della Cri.

«Siamo un cuscinetto umanitario», dice un volontario. Racconta Antonella Piacente, responsabile Roma e Lazio per la Cri: «Chi entra in quelle stanze sa che la cosa più importante è mantenere un equilibrio, sa quante volte non abbiamo chiesto l’intervento della polizia per non esarcerbare gli animi degli ospiti».

«C’è una regia a livello nazionale: siamo già stati oggetto di aggressioni a Trento, Monza, Torino, ora a Roma. I nostri operatori – sostiene il commissario Rocca – vanno a finire su internet con nomi, cognomi e indirizzo di casa. E’ inammissibile per un ente umanitario che lavora per il prossimo».

Raid alla Croce rossa, il vigilante «Erano incappucciati…ultima modifica: 2009-09-23T11:45:00+02:00da sagittario290