L’esame del Dna incastra il rapinatore


SONDRIO

2009-09-15

Trovate tracce su un paio di guanti

L’esame del Dna incastra il rapinatore

di SUSANNA ZAMBON

— PIURO —

80_ris.jpgPUNTA SUL TENTATIVO di mettere in dubbio le prove raccolte dagli investigatori la difesa di Francesco “Ciccio” Casile, l’uomo residente a Paderno Dugnano in carcere a Sondrio perché accusato di essere l’autore della rapina perpetrata ai danni dell’ufficio postale di Prosto di Piuro il 2 settembre del 2005. Casile è stato ascoltato sabato mattina dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sondrio, Pietro Della Pona, per l’interrogatorio di garanzia.

Il Gip, che la scorsa settimana ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere che ha fatto finire in cella il presunto rapinatore, ora si è riservato di decidere in merito alla eventuale scarcerazione.

Le indagini dei carabinieri sin dall’inizio avevano puntato sul ritrovamento vicino al fiume Mera, poco lontano dal luogo della rapina, di un paio di guanti in lattice e di un foulard che, secondo la testimonianza resa dalla direttrice dell’ufficio, appartenevano al malvivente che poco prima l’aveva minacciata con un taglierino per rubare 22mila euro appena consegnati da un furgone portavalori.
Insomma, secondo gli inquirenti il rapinatore, che conosceva bene il posto, sarebbe scappato a piedi verso il fiume e si sarebbe disfatto lungo la pista ciclabile dei guanti e del foulard, poco dopo ritrovati dagli investigatori.

I due oggetti repertati dai carabinieri erano stati subito messi a disposizione degli esperti del Ris di Parma che avevano trovato tracce biologiche, con tutta probabilità di sudore. Ma non avendo elementi di comparazione il Ris era stato costretto ad archiviare l’accertamento.

FINO ALLA SVOLTA, avvenuta pochi mesi fa. I militari del Reparto investigazioni scientifiche, che stavano indagando su una serie di rapine e contestuali omicidi nell’hinterland milanese, hanno trovato un riscontro: le tracce biologiche di uno degli indagati, Francesco Casile, corrispondevano a quelle trovate sui guanti e il foulard vicino al Mera. Il magistrato che si occupa del caso valtellinese, Gianfranco Avella, ha così chiesto al Gip Della Pona di emettere l’ordinanza di custodia cautelare. E sabato mattina l’interrogatorio di garanzia. Casile si è difeso affermando che nel 2005 aveva una casa proprio nella zona della rapina e spiegando che sì, quei guanti potrebbero essere suoi, ma che probabilmente li aveva utilizzati per andare a prendere funghi. Insomma, l’uomo e il suo avvocato puntano sul tentativo di mettere in dubbio la prova, ritenuta schiacciante dagli inquirenti, del ritrovamento. Nei prossimi giorni il Gip dovrà decidere se dovrà rimanere in carcere o potrà uscire.

L’esame del Dna incastra il rapinatoreultima modifica: 2009-09-16T11:00:00+02:00da sagittario290