Donato Bilancia, il serial killer, una scia di sangue

Martedì 18 Agosto 2009 10:01

La Nera italiana/1: Donato Bilancia, il serial killer, una scia di sangue

di Giovanni Mazzamati

bilancia-2.jpgCome una donna bella e fatale, la cronaca nera esercita contemporaneamente fascino e timore. Dazebao ripercorre le vicende che maggiormente hanno colpito l’opinione pubblica negli ultimi anni

Un serial killer, forse il più pericoloso che l’Italia ricordi: Donato Bilancia, “il boia”, sta scontando nel carcere di Padova la pena inflittagli dalla Giustizia e sa che non sarà mai più un uomo libero.

Sono, infatti, 17 gli ergastoli che pendono sulla sua testa per le altrettante uccisioni commesse, più altri sedici anni di reclusione per il tentato omicidio di un transessuale.

Donne e uomini, giovani e vecchi, prostitute e studentesse, sul libro nero delle vittime di Bilancia ci sono persone di ogni tipo, non riconducibili ad un comune denominatore e per questo impossibili da localizzare prima della cattura dell’omicida. Colpiva a caso, spinto soltanto, si fa per dire, dalla voglia di uccidere. Per questo Bilancia non può essere definito come un serial killer tipico, perché durante il suo cammino criminale ha cambiato troppo spesso modus operandi e tipologie delle vittime.

Gli anni prima di diventare “il boia”

«All’improvviso sentivo una parte della testa bruciare e dovevo uccidere». Queste le dichiarazioni rese volontariamente da Bilancia al momento della confessione dei suoi omicidi, avvenuta dopo la condanna, che fanno pensare a dei raptus di violenza incontrollati ed incontrollabili, forse riconducibili ai traumi fisici e psicologici subiti da bambino.

Nato a Potenza nel 1951, dopo un breve periodo trascorso ad Asti, si trasferisce a Genova nel 1956 assieme alla sua famiglia, composta dalla madre, il padre ed il fratello. A soli quindici anni i primi guai con la giustizia per piccoli furti, testimonianza di una certa inclinazione al crimine. Nel 1972, però Bilancia rimane vittima di un brutto incidente stradale: perdendo il controllo del camion che stava guidando finisce in un viadotto, riportando numerose fratture, oltre a trascorrere diversi giorni in stato di coma.

bilancia-5.jpgIl trauma più grande, però, è quello legato alla scomparsa del fratello e del nipote. Il 19 marzo 1987, il giorno della festa del papà, Michele Bilancia riceve la notizia dell’avvenuto divorzio dalla moglie: con il figlioletto di quattro anni in braccio si butta sotto ad un treno in transito sulla linea Ventimiglia – Genova. Un dolore troppo difficile da assorbire e che probabilmente segnerà per sempre la personalità di Donato. Nel 1991, poi, un altro terribile incidente stradale gli procura un nuovo coma, anche se abbastanza breve.

Vive di piccoli crimini, che gli costano più volte il carcere. Incline al gioco, Bilancia è un frequentatore assiduo delle bische genovesi, dove è noto come Walter. A volte vince ed a volte perde, ma riesce sempre ad onorare i debiti di gioco. E lo fa anche quando viene raggirato dai titolari di una sala da gioco, che parlando tra loro si fanno scappare la frase «abbiamo trovato il pollo da spennare». I due sono Giorgio Centanaro e Maurizio Parenti, ma sono soprattutto le prime due vittime del “boia”.

Inizia la scia di sangue

bilancia-4.jpgÈ il 16 ottobre 1997, quando Bilancia si introduce nella casa di Giorgio Centenaro mentre dorme e lo soffoca con un cuscino. Il delitto, però, viene archiviato dagli inquirenti come morte naturale sino a quando non è lo stesso Bilancia a dichiararsi colpevole, dopo la sua condanna.

La vendetta che voleva “il boia”, però, non era ancora compiuta, così lascia passare appena otto giorni e completa il suo piano. Il 24 ottobre si reca a casa di Maurizio Parenti, appena tornato dal viaggio di nozze, e lo sorprende sulle scale. Impugnando una pistola gli intima di risalire in casa, dove lo lega con del nastro adesivo. Nel frattempo, però, la moglie di Parenti, Carla Scotto, sentendo i rumori esce dalla camera da letto nella quale si trovava e, praticamente, firma la sua condanna a morte. Bilancia lega anche lei e fa sdraiare la coppia sul letto, per poi ucciderli a colpi di pistola. Prima di lasciare il luogo del delitto si appropria di 13 milioni e mezzo di lire in contanti e di alcuni oggetti di valore.

Le vittime successive non tarderanno ad arrivare. Solo tre giorni dopo si introduce a scopo di rapina nell’abitazione di due anziani orefici in pensione, Bruno Solari e Luigia Pitto, uccidendoli. La ricerca di soldi facili aveva sempre contraddistinto Bilancia per via dei debiti che accumulava giocando, ma ora ad assalirlo era anche la voglia di uccidere. Il 13 novembre 1997, neanche venti giorni dopo l’ultimo omicidio, ruba 45 milioni di lire ad un cambia valute di Ventimiglia, Luciano Marro, dopo averlo crivellato di colpi.

Due mesi di silenzio ed “il boia” ritorna a colpire. Giangiorgo Canu, metronotte, cade il 25 gennaio 1998 sotto i colpi della sua pistola, senza un apparente motivo se non per sangue.

La prima prostituta a morire è Stela Truya, una albanese venticinquenne, che viene uccisa con un colpo alla testa il 9 marzo 1998. Dopo nove giorni ecco un altro omicidio: ancora una prostituta, Luydmila Zuskova, ucraina di 23 anni, abbordata nei pressi di Albenga. L’escalation di violenza continua il 20 marzo. A morire un altro cambia valute, Enzo Gorni, che tenta di reagire alla rapina di Bilancia. Quell’omicidio, però, è l’inizio della fine. Un testimone, infatti, nota “il boia” allontanarsi a bordo di una mercedes nera, che si scoprirà in seguito essere intestata ad un amico di Bilancia che gliela ha venduta senza fare il passaggio di proprietà. Stavolta, quindi, qualcosa è andato storto, ci sono delle tracce da seguire.

Solo quattro giorni dopo Bilancia si apparta con un transessuale, Lorena, chiedendo un rapporto orale, ma l’intenzione è quella di allungare la scia di sangue. D’improvviso, però, sopraggiungono due auto a bordo delle quali ci sono dei metronotte, Massimiliano Garillo e Candido Randò. Bilancia non esita, estrae la pistola e spara lasciandoli a terra. Lorena scappa, ma Bilancia la raggiunge, la afferra e preme il grilletto. Le pallottole, però, sono terminate, così la scaraventa a terra e torna di corsa in macchina. Ricarica il tamburo, esplode altri colpi contro i metronotte uccidendoli e torna da Lorena, che nel frattempo si è nascosta e, prendendolo di sorpresa, si dilegua. Bilancia sale in macchina e scappa. Ora c’è anche una descrizione del “boia”.

Bilancia3.jpgIl 29 marzo muore un’altra prostituta, la nigeriana Tessy Adobo, uccisa con tre colpi alla nuca. Ancora sangue il 12 aprile, ma stavolta lo scenario cambia. Bilancia è su un treno intercity La Spezia – Venezia, e siede nel vagone assieme ad Elisabetta Zoppetti.

Lei si alza per andare in bagno ed “il boia” la segue. Forza la porta, avvolge la propria giacca attorno alla testa della ragazza e le spara. Due giorni dopo nuovamente una prostituta, Kristina Valla, mentre il 18 aprile sale sul treno Genova – Ventimiglia, la stessa tratta che fu teatro della morte del fratello, ed uccise Maria Angela Rubino, masturbandosi sul suo cadavere.

Le indagini, si facevano sempre più serrate ed il cerchio attorno a Bilancia si stava chiudendo. Prima della sua cattura, avvenuta di fronte all’ospedale San Martino di Genova, il 6 maggio, un’altra vita innocente viene stroncata da questo serial killer. Si tratta di Giuseppe Mileto, cinquantenne di Arma di Taggia, gestore di una pompa di benzina, freddato dopo avergli rubato l’incasso.

Con l’arresto da parte dei Carabinieri la scia di sangue del “boia”, è stata fermata, ma nel ricordo degli italiani ci sarà sempre il terrore che Donato Bilancia ha prodotto, per l’efferatezza e l’inspiegabilità dei sui omicidi.

Donato Bilancia, il serial killer, una scia di sangueultima modifica: 2009-08-19T11:15:00+02:00da sagittario290