«Porte in faccia dagli istituti così si finisce nel baratro»

Edizione BENEVENTO

17/07/2009

«Porte in faccia dagli istituti così si finisce nel baratro»

Tabaccai, orafi e benzinai le categorie più esposte

HE10_599.jpgENRICA PROCACCINI Puntano l’indice contro le banche. Perché le difficoltà nell’accesso al credito portano direttamente nelle braccia degli strozzini. Perché gli interessi sul debito a volte sono così alti da pareggiare i tassi usurai. O anche solo perché le carte di credito sono così costose da scoraggiare l’uso della moneta elettronica e rendono più appetibile, per i rapinatori, il portafogli del commerciante a fine giornata. Tabaccai, orafi e benzinai, le categorie più colpite. Per loro, racket, rapine e usura sono inconvenienti all’ordine del giorno al quale cercano di far fronte attrezzandosi con sistemi di video-sorveglianza e VIGILANTES. Ma per l’accesso al credito puntano il dito contro il sistema creditizio. «Gli accordi di Basilea 2 e la crisi economica in atto sono le foglie di fico delle banche per non concedere prestiti, avendo esse stesse problemi di capitalizzazione» dice Enzo Perrotta, titolare di tabaccherie e presidente del centro commerciale Vomero. «Troppo spesso sono proprio i funzionari della banca, che non potendo consentire l’accesso al credito, indirizzano i clienti verso le finanziarie». Un sistema che Perrotta non esita a definire «para-legale» sia per i tassi applicati, sia per la contiguità tra alcuni istituti parafinanziari e gli usurai. «A volte è lo stesso malavitoso che opera nell’hinterland – aggiunge Perrotta – ad avere un ufficio in centro, con tanto di scrivania in noce e aria condizionata». A spingere il commerciante nelle braccia «dell’amico dell’amico», sono le banche anche secondo Roberto de Laurentiis, presidente del Consorzio Antico Borgo Orefici. «L’accesso al credito è diventato davvero problematico. Le banche si sono irrigidite e questo spinge l’imprenditore a trovare un’alternativa, anche a costo di finire in una spirale di debiti». I risultati del sondaggio dell’Ascom, per de Laurentiis «sono allarmanti, ma prevedibili». «I problemi qui al Sud sono molti. Noi del Borgo Orefici – aggiunge – abbiamo affrontato in forma associata anche il problema del racket. Il Consorzio ha investito massicciamente nel servizio di vigilanza e nel sistema di video-sorveglianza. E oggi lavoriamo tranquilli, possiamo dire di essere un’area pizzo-free». Di telecamere si è dotato anche il 60 per cento dei benzinai associati alla Figisc-Confcommercio Campania. «Ci siamo attrezzati contro l’escalation della criminalità – dice il presidente Vincenzo Mosella – I distributori di carburante accusano le banche di mantenere troppo elevati i costi delle carte di credito. Così – aggiunge Mosella – si scoraggia l’uso della moneta elettronica, per un’utenza già poco avvezza a questo tipo di pagamento. Il rischio rapina è dietro l’angolo. In più, qui a Napoli è quasi impossibile avere la copertura assicurativa per il maneggio dei soldi. I nostri associati hanno delle convenzioni, ma solo con aziende da Roma in su».

«Porte in faccia dagli istituti così si finisce nel baratro»ultima modifica: 2009-07-18T11:30:00+02:00da sagittario290