In tempo di crisi, cresce il mercato armiero

20/07/2009

In tempo di crisi, cresce il mercato armiero
Pallottole dal Bel Paese

di Sara Dellabella

5868_img1.jpgIn tempo di crisi difendere il proprio patrimonio può diventare vitale e per questo ci si arma fino ai denti. In Usa, madre della bolla finanziaria, il comparto delle armi è cresciuto del 23%, perché in tempi difficili, un’arma in casa dà una sicurezza, meglio dire un’illusione, in più. Ed anche nel nostro paese, la “casa fortezza” sta prendendo, sempre più, piede, soprattutto al nord, dove i sistemi di difesa variano dalla telecamera alla vigilanza privata. Per fortuna il business delle armi detenute dai privati, seppur in crescita non è ancora un fenomeno dilagante. Eppure le nostre armi sono invidiate da tutto il mondo. Ogni anno, a Brescia, si svolge il salone espositivo della Beretta, tanto che dal 2007 al 2008, l’esportazione è aumentata del 30%. Berlusconi ha più volte assicurato la nostra lobby armiera (al quale è anche imparentato), che si sarebbe fatto lui stesso ambasciatore di questa nostra eccellenza nel mondo. Promessa mantenuta in occasione di uno dei suoi viaggi all’amico ed ex premier russo, Putin, al quale regalò un fucile di ultima generazione.

Don Tonio Dall’Olio dell’associazione Libera, afferma che, tutto sommato la legge 185/1990 è una buona legge, anche se attualmente sotto riforma in virtù del codice di condotta europeo che impone maglie più larghe in materia. Attualmente ogni arma che esce dall’Italia deve avere l’autorizzazione di cinque ministeri. Autorizzazione che riguarda il progetto dell’arma e non le singole parti. Il nostro paese, quindi, potrebbe autorizzare il progetto anche verso paesi in guerra (oggi vietato), perché così concorre con altri paesi, rispettando le loro legislazioni. E’ chiaramente un escamotage.

Agli inizi degli anni ’80, Padre Zanotelli, allora direttore di pigrizia, fece un rilievo statistico, guardando quali erano i paesi beneficiari delle nostre esportazioni di armi. Erano quasi tutte nel sud del mondo e ricevevano dallo stato italiano aiuti per lo sviluppo. Il sacerdote comboniano, inoltre, rilevò che i contratti di vendita venivano stipulati sempre dopo la visita dell’allora ministro degli esteri, Spadolini, o del Premier Andreotti. Zanotelli non ricevette nessuna querela per i dati resi alla stampa, ma bensì forti pressioni del Vaticano che lo costrinsero ad abbandonare la direzione del giornale. La legge del 1990, impose, quindi, il divieto di vendere armi ai paesi teatro di conflitto, che violano i diritti umani e che destinano alla difesa somme superiori alla spesa sociale. Ma come dice il proverbio, “fatta la legge, trovato l’inganno”, anche in questo caso l’escamotage è arrivato. Anche nel settore armiero come in ogni settore strategico per l’economia, esiste il meccanismo della rottamazione per alimentare il mercato. Ed ecco qui che molte delle armi rottamate finiscono in mano alla delinquenza e in mano ad eserciti impegnati nei conflitti. Anche un’arma vecchia può fare la differenza, basti pensare a tutti i conflitti africani.

In tempo di crisi, cresce il mercato armieroultima modifica: 2009-07-21T11:00:00+02:00da sagittario290