Policlinico, tra i rifiuti la rabbia dei medici…

(12 giugno 2009)

Policlinico, tra i rifiuti la rabbia dei medici: “Paghiamo per le colpe di altri”

di Cristina Zagaria

jpg_1650531.jpgUn piccione morto, con lo stomaco aperto su cui pasteggiano le mosche. Un cantiere abbandonato e ricoperto di piante rampicanti e rifugio di animali. Manichette antincendio fuori uso, ambulanze con le ruote a terra, discariche a cielo aperto tra i padiglioni, una giungla con liane di garze. Eccolo il Vecchio Policlinico. Entrata di via del Sole. Siamo dentro il recinto, dentro l´area che l´assessore Santagelo vuole chiudere e trasferire entro luglio al Monaldi e al Cotugno. A destra, subito accanto al gabbiotto della vigilanza, c´è una recinzione ricoperta di piante rampicanti («un ex cantiere della Soprintendenza aperto e abbandonato», spiega un medico). Una sottile striscia di rifiuti porta a un angolo in cui sono accatastati motori di grandi frigoriferi e rifiuti vari. Lungo la strada il cadavere di un piccione, banchetto per insetti.

Dietro l´angolo un nuovo cumulo, con un pc, una macchina per scrivere, un pneumatico, un condizionatore. Si gira in tondo come nel gioco dell´oca: il terzo padiglione non ha scale antincendio, il terzo sì. Il primo non esiste più, al suo posto c´è un parcheggio. Nel parcheggio l´area per le ambulanze. Le macchine sono ricoperte da due dita di polvere. Ci sono quelle piccole, per il trasporto dei prelievi da un padiglione all´altro e quelle più grandi. Una ha le ruote a terra (targa Na P45092). Alle spalle del gabbiotto delle guardie giurate, altra discarica. C´è addirittura un frigorifero. Due manichette antincendio esterne sono rotte: quella che dà sul parcheggio non ha più il vetro e la bocchetta è usurata; quella all´ingresso posteriore di Radiologia è fuori uso. Qui e là anche scheletri fuori uso, mangiati dal sole, di vecchie cabine Telecom. Ma anche fuori dal recinto, la situazione non migliora. Odontoiatria: nel corridoio di ingresso un cartello di cartone avvisa: “Attenzione sedia rotta”. Al terzo piano i vetri che proteggono gli estintori sono fissati con lo scotch. Nel cortile palme, buganvillee, banani, un arco antico e capitelli dimenticati. Di nuovo fuori, superando il portone sbarrato di Ortopedia si arriva a un cancello (con il marchio Ultras Napoli), oltre il quale si intravede una giungla abbandonata. Qualche passo più avanti il padiglione di Microbiologia: oltre l´ingresso, la vista sulla “giungla urbana” si arricchisce di particolari. Una vasca da bagno, tubi, immondizia, una pedana di legno, strisce di stoffa appese come liane agli alberi. Proseguendo, nel fossato su cui svetta l´ex Semiotica medica, una discarica di vecchie porte. Oltre: ancora rifiuti e sotto le finestre vuote di quella che un tempo era Medicina costituzionale, una poltrona con le facce di Napoleone stampate e una cuccia gialla per un cane. Ma questo è anche solo l´involucro esterno del Vecchio Policlinico, «quello abbandonato negli anni proprio dalle istituzioni, dalla Regione e dai politici. Così paghiamo errori di altri», dicono in coro medici e infermieri. Tutti d´accordo nel denunciare il degrado e la fatiscenza della struttura e uniti nel dire «no a un trasferimento temporaneo in attesa che venga realizzata la struttura definitiva di Caserta». Dentro l´involucro, infatti, ci sono i reparti, c´è la Ricerca, ci sono i professionisti e gli studenti di poli d´eccellenza. «Ci sono realtà di rilievo nazionale e internazionale – spiega con orgoglio un giovane medico di turno – E con tutta questa campagna sul degrado e sull´insicurezza si rischia di danneggiare solo chi qui ci lavora, fa ricerca e ottiene risultati non solo scientifici, ma che portano anche fondi e prestigio all´Università».

«L´azienda ospedaliera universitaria è assistenza, è ricerca, è didattica e non può essere ridotta a uno spezzatino assistenziale – insorge Giacomo Lucivero, IV divisione Medicina interna – Frammentando il Vecchio Policlinico ancora più di quanto non lo sia si danneggiano studenti e utenti, che in questo modo pagano le inadempienze di altri». «Che fine farà, per esempio, Radiologia? Abbiamo la macchina per la risonanza magnetica più moderna d´Europa, la buttiamo? Quali saranno i disservizi se tutta la parte biologica rimane nel centro storico?», si chiede il chirurgo Vincenzo Napolitano. «Sono decisioni che si prendono sopra le nostre teste, domani (oggi ndr) c´è un consiglio di facoltà, aspetto di sapere» chiosa Luigi Santini, direttore di Chirurgia Generale. Tra queste voci quella di Antonio Alfano, di Medicina Solidale, (che recentemente si è battuta per Ematologia, per le interruzioni di gravidanza e il Cup): «A noi interessa mettere in luce i problemi della strutture senza prendere parte alle polemiche, per garantire il diritto alla salute». All´uscita sul cancello di piazza Miraglia un cartello della Cisal parla di «scelte dissennate» e annuncia «la mobilitazione di lavoratori e studenti».

Policlinico, tra i rifiuti la rabbia dei medici…ultima modifica: 2009-06-13T11:00:00+02:00da sagittario290