San Marino, dietrofront di Bankitalia

ECONOMIA

(10 maggio 2009)

L’inchiesta sul riciclaggio nel paradiso off-shore del Principato
In 2 anni prima autorizzato e poi commissariato l’istituto Delta

San Marino, dietrofront di Bankitalia
dalla concessione allo stop

La Cassazione: “E’ da escludere” che via Nazionale “non fosse in grado di monitorare”
di WALTER GALBIATI

stor_15716892_32300.jpgMILANO – Una autorizzazione concessa forse troppo in fretta. E un commissariamento arrivato nemmeno due anni dopo. La parabola del gruppo Delta spa, la banca di Bologna finita al centro dell’inchiesta della Procura di Forlì per i suoi legami con la Cassa di risparmio di San Marino, è scritta in due documenti della Banca d’Italia, l’iscrizione all’Albo dei gruppi Bancari avvenuta il 17 agosto 2007 e l’ispezione conclusasi con il commissariamento ad aprile di quest’anno.

Qualche indizio che la Delta spa, fosse legata a doppio filo alla Cassa di San Marino, il primo istituto di uno dei paesi considerati tra i peggiori per le norme antiriciclaggio, la Banca d’Italia avrebbe dovuto già averlo. Non fosse altro perché all’assemblea del 18 luglio 2007, un mese prima dell’autorizzazione, i soci di minoranza della Delta, ovvero la Sopaf (allora 24% del capitale) e il Banco Popolare (20%, ora azzerato), si erano visti cacciare dal consiglio i propri amministratori per un’azione congiunta tra la Cassa (21%) e la Estuari spa (34%), la società dei manager guidata da Paola Stanzani, guarda caso consigliere della banca di San Marino. E dai bilanci si sarebbe dovuta capire subito la dipendenza finanziaria della Delta dalla Cassa, mentre Banca d’Italia vi arriva solo due anni dopo segnalando che “il 37,6% della raccolta interbancaria di Delta” arriva dalla piccola Repubblica off shore. E sempre due anni dopo, la Banca d’Italia si accorge che il controllo congiunto tra la Cassa e la Estuari è stato reso possibile grazie a un finanziamento concesso dalla Cassa ai soci di Estuari per sottoscrivere l’aumento di capitale che ha portato i due azionisti a ottenere oltre il 76% del capitale.

La lettura dei verbali delle assemblee e dei bilanci avrebbe permesso di capire il peso di San Marino in Delta. E come scrive la stessa Banca d’Italia nella sua relazione ispettiva, la mancata vigilanza è ancora più grave perché non si può concedere il controllo di una banca italiana a una banca di San Marino per “la sussistenza nell’ordinamento bancario e finanziario sanmarinese di previsioni che consentono l’opponibilità del segreto bancario e la mancanza, allo stato, di un accordo di cooperazione tra le autorità italiane e sanmarinesi”. Ad aggravare il tutto, vi sono poi gli episodi di presunto riciclaggio in cui sono state coinvolte le controllate del gruppo Delta e il giro di banconote da 500 euro per un miliardo tra la Cassa e la stessa Banca d’Italia. Alla fine del 2006, l’Ufficio italiano Cambi di Via Nazionale aveva avviato accertamenti su Sedici Banca, Detto Factor e Idea Finanziaria per attività di riciclaggio, conclusesi tutte con segnalazioni alla Procura di Roma. Quanto alla Cassa di San Marino è la Cassazione, nella sentenza con cui ha svincolato i soldi sequestrati al furgone portavalori della Battistolli diretto a San Marino, a scrivere che, “è da escludere che la Banca d’Italia non fosse al corrente ed in grado di monitorare il flusso di banconote in euro erogate per il tramite dell’Mps di Forlì alla Cassa di San Marino per le proprie esigenze creditizie”.

San Marino, dietrofront di Bankitaliaultima modifica: 2009-05-11T11:30:00+02:00da sagittario290