Il vigilantes perde il lavoro «Sono disperato. E armato»

Gli fanno comprare la pistola e lo licenziano. Il caso arriva in Prefettura

Il vigilantes perde il lavoro
«Sono disperato. E armato»

0041648.jpgTORINO 08/05/2009 – Per inseguire il sogno di una vita e diventare guardia giurata ha speso una fortuna. D’altronde tra porto d’armi, pistola e altri accessori, i costi hanno fatto in fretta a lievitare oltre i mille euro. Ma una volta tagliato il traguardo, per Antonio L.T., 35 anni, moglie e tre figli a carico, la sicurezza di un posto di lavoro e la stabilità economica si sono rivelate solo un miraggio.

Appena due mesi, poi è arrivata la doccia fredda. Un noto istituto di vigilanza ha deciso di lasciarlo a casa da un giorno all’altro «Mi hanno licenziato senza nessun motivo – spiega Antonio – e ancora adesso dopo diversi mesi mi chiedo il perché. È stato un fulmine a ciel sereno, visto che non avevo ricevuto nessun richiamo formale, proprio non me lo spiego». Così Antonio, dopo aver investito tempo e denaro per trovare lavoro, si è ritrovato da un giorno all’altro disoccupato e disperato, visto che non sa più come pagare il mutuo di casa. «Non ho ricevuto nessuna tutela – racconta, mentre mostra la pistola che è ancora in suo possesso -, nei due mesi in cui ho lavorato sono stato mandato alla sbaraglio, non sono nemmeno stato affiancato per le prime settimane come tra l’altro prevede il regolamento interno. Ora chiedo di essere riassunto, anche perché senza lavoro fatico ad arrivare alla fine del mese».

Una vicenda, quella di Antonio, che ha fatto parecchio discutere nel mondo della vigilanza privata e che ora l’associazione delle guardie giurate ha portato addirittura sulla scrivania del prefetto Paolo Padoin. E a chiedere chiarimenti al prefetto sulle condizioni in cui sono costrette ad operare le guardie giurate è stato il segretario regionale ed il vice presidente nazionale del Centro Studi e Sicurezza Fabrizio Carbone, che si interroga anche sui criteri valutativi dei vari istituti di vigilanza soprattutto in relazione alle assunzioni dei nuovi operatori. «Il caso di Antonio – spiega Carbone -, è emblematico. L’istituto ha assunto un padre di famiglia con un contratto a tempo determinato, ha usufruito delle agevolazioni fiscali previste, e poi ha mandato allo sbaraglio una persona senza esperienza. È inaccettabile, Antonio dev’essere riassunto immediatamente».

Fin qui il caso umano, ma Carbone vuole porre l’accento soprattutto sulla facilità con cui si armano i privati cittadini per poi lasciarli a casa dopo pochi mesi. «È una situazione potenzialmente pericolosa – spiega -. Non si può armare così facilmente un padre di famiglia per poi lasciarlo a casa disperato e con una pistola in mano. E se qualcuno perdesse la testa? Serve una tutela maggiore per i nuovi operatori in un settore delicato com’è quello della vigilanza privata».

an.mag.

Il vigilantes perde il lavoro «Sono disperato. E armato»ultima modifica: 2009-05-09T12:00:00+02:00da sagittario290