«Abbiamo finto di essere morti per non ricevere altre botte»

Il racconto dell’orrore: «Marco aveva un buco in testa, perdeva sangue»

«Abbiamo finto di essere morti
per non ricevere altre botte»

0040382.jpgTORINO 18/04/2009 – «È stato brutto, bruttissimo… Ci hanno fatto una cosa davvero fuori dal comune. Mai provata una paura così… siamo sconvolti». Sono le parole di Pasqualina Rubatto e del marito Italo Tedoldi, appena fuori dall’ospedale di Chivasso dove, nel repartino di degenza del pronto soccorso, hanno trascorso la nottata dopo il pestaggio a scopo di rapina. «Adesso andiamo da Davide – aggiungono gli anziani coniugi tra le lacrime – non sappiamo ancora come sta». Poi via verso il Giovanni Bosco, insieme al figlio Pierpaolo, per stare vicino al ragazzo.

Sono vivi per miracolo. «Abbiamo finto di essere morti» hanno detto ai carabinieri. Nella speranza che gli aggressori smettessero di colpirli. E fin dall’ora di pranzo parenti, amici e colleghi di lavoro si sono recati al capezzale di Davide nel reparto di rianimazione del San Giovanni Bosco. Tra loro c’era anche la cugina Cristina, pure lei 29enne, che è cresciuta insieme a Davide. «Più che un cugino – ha detto – per me è come un fratello. È un ragazzo straordinario, pieno di vita, con la passione per la lettura e i viaggi. Spero che li prendano questi criminali che l’hanno conciato in questa maniera, devono pagarla». «Sono sconvolta – le fa eco la zia di Davide, Ida -. Quella gente meriterebbe solo di essere picchiata nello stesso modo in cui hanno picchiato Davide, Pasqualina e Italo».

Davide, invece, che rimane in prognosi riservata, si è subito preoccupato di sapere come stavano i genitori. «Come stanno mamma e papà? – ha detto agli amici e ai parenti con un filo di voce – Sono vivi? Si sono fatti tanto male? L’importante è che loro stiano bene. Io me la caverò, state tranquilli, voi pensate a stare vicino ai miei genitori».

«Quando sono entrato e li ho visti stesi a terra, con tutto quel sangue sul pavimento, ho subito pensato al peggio – racconta proprio Giampaolo Tedoldi, residente, con la moglie, nel centro di Leini – mio padre era steso in sala mentre mia madre e mio fratello erano in cucina. Davide aveva un impressionante buco in testa e aveva perso molto sangue. Abbiamo chiamato i soccorsi e passato una nottata d’inferno. Adesso, quello che conta, è che Davide si riprenda completamente». Pierpaolo è giunto nella villa di famiglia insieme a Roberto Panero, cognato e rappresentante della Coldiretti locale. Sono stati loro a prestare i primi soccorsi: «Stavamo parlando di lavoro quando è arrivata la telefonata della mamma di Pierpaolo – racconta Panero – così siamo saliti in macchina e siamo subito andati verso strada Fornacino. Non pensavamo di vedere quello che, invece, abbiamo trovato: pozze di sangue ovunque, la casa devastata, i segni di una furia difficile anche da immaginare». «Sono stati legati e picchiati senza motivo – aggiunge il figlio Pierpaolo – erano armati e determinati a tutto. Mia madre ha chiesto di essere slegata per dare loro altri soldi, con la speranza che potessero andarsene prima».

Sconvolto il sindaco di Leini, Ivano Coral: «Proprio nell’ultimo consiglio comunale si è parlato di realizzare dei servizi notturni con il supporto di istituti di vigilanza privati. La sicurezza ormai è diventata un bene primario anche se un evento così crudele e violento non si era mai verificato a Leini. Siamo tutti sotto shock anche perché conosciamo bene Davide». Il 29enne, infatti, assunto giovanissimo in municipio, oggi è l’apprezzato responsabile dell’ufficio commercio del Comune. «Il timore di assalti di questo tipo c’è, inutile negarlo – dice invece Roberto Panero in qualità di rappresentante leinicese della Coldiretti – il territorio è molto vasto e le cascine, data la loro tipologia agricola, sono necessariamente isolate dal resto del centro abitato. È comunque difficile pensare ad un servizio di vigilanza privata anche per quelle abitazioni che, come quella dei Tedoldi o come quella del sottoscritto, si trovano molto distanti dal resto del paese».

«Abbiamo finto di essere morti per non ricevere altre botte»ultima modifica: 2009-04-19T11:45:00+02:00da sagittario290