Furti in ospedale? Telecamere spente e vigilantes tagliati

(Pubblicato il 12/03/2009)

Furti in ospedale? Telecamere spente e vigilantes tagliati

Una volta ogni tre settimane – in media – il San Timoteo è teatro di furti e di gravi danneggiamenti da parte dei soliti ignoti: ma i sistemi di controllo non ci sono. Di notte, per ragioni di risparmio, il servizio di sorveglianza è stato abolito. E la tv a circuito chiuso, pronta dal 2007, non è mai entrata in funzione: le organizzazioni sindacali infatti hanno messo sotto accusa la violazione della privacy

4964.jpgTermoli. Non sempre la vox populi dice la verità. Questa volta sì, però. Si sente dire in giro che l’ospedale San Timoteo sia facilmente “penetrabile”, che i ladri vi abbiano vita facile per penuria di controlli, che i troppi ingressi dislocati fra le diverse aree della struttura favoriscano incursioni notturne. Che, insomma, la sicurezza lasci un po’ a desiderare. Abbiamo fatto la prova: siamo entrati per cinque volte, in orari diversi e da entrate diverse, nell’ospedale di viale San Francesco. Per cinque volte nessuno ci ha fermato, nessuno ha nemmeno lontanamente fatto caso a noi. Se fossimo stati ladri (o peggio ancora, terroristi? psicopatici? serial killer? stupratori?) nessuno avrebbe fatto caso a noi ugualmente. Ma non solo. Se avessimo commesso un crimine, invece di limitarci a registrare che i controlli scarseggiano e a scattare qualche fotografia, e fossimo riusciti ad allontanarci indisturbati, nessuno sarebbe riuscito a risalire alla nostra identità.
 
Non bisogna infatti lasciarsi ingannare dalle telecamere montate nella hall dell’ingresso principale, in quella del pronto soccorso e in alcuni locali sotterranei: non funzionano. E non perché siano rotte. Semplicemente, dopo aver speso una somma che si aggira sui trentamila euro per il «sofisticato impianto di monitoraggio della struttura sanitaria», la Asrem è incappata nell’ostacolo più prevedibile che si possa immaginare ma che, evidentemente, non aveva previsto: l’ostracismo dei sindacati. «Telecamere in ospedale? Non se ne parla nemmeno» sono saltati su i rappresentanti degli infermieri. Scontate le obiezioni: «Attentato alla privacy» «Violazione dei nostri diritti» e via elencando. Non è servito spiegare che le telecamere, utilizzate in dosi massicce ormai ovunque nonché presenti nella maggior parte degli ospedali italiani, non interferiscono con le attività lavorative ma si limitano a registrare le immagini di chi entra e chi esce. Non è bastato sottolineare che, essendo il San Timoteo preso di mira dai ladri con la frequenza di una volta ogni tre settimane, e con conseguenti veementi – e comprensibili – proteste da parte delle vittime, le telecamere potevano costituire un deterrente ai furti nonché un mezzo per scoprire i colpevoli. Tutto inutile: non c’è stato verso di convincere i sindacalisti.
 
In ogni caso le telecamere sono state acquistate, montate (nei punti di passaggio del pubblico, non nelle aree private) e collegate con la centrale dell’Istituto La Vigilanza di Termoli. Era l’estate 2007, e sembrava risolto l’atavico problema della sicurezza nel nosocomio adriatico. «Invece – spiegano dalla società che ha in appalto il servizio di guardia giurata per la sicurezza diurna in ospedale – i collaudi sono stati fatti, il sistema era perfetto, ma le telecamere non sono mai state accese». Misteri della sanità. Intanto, quasi due anni dopo, le apparecchiature sono tristemente spente e ormai arrugginite. Un paio sono state perfino rubate, come nel caso di quelle di psichiatria, entrata sotterranea. Mentre il problema della sicurezza resta, con tutte le sue contraddizioni.
Per esempio, quella della guardia giurata. La domanda è facile: come fa una sola persona a controllare l’intero ospedale, compresi i suoi molteplici accessi dislocati su diversi piani? La risposta è ancora più facile: non può. Cioè, fa il possibile, certamente. Ma non avendo il dono dell’ubiquità non può, oggettivamente, assicurare un «monitoraggio» continuo a tutte le aree.
 
Il paradosso maggiore però è un altro. I furti avvengono soprattutto di notte, quando la gente in circolazione è poca ed è più facile intrufolarsi negli ambienti interni e fare man bassa di portafogli negli armadietti del personale. Eppure proprio di notte la guardia giurata non lavora. Gli operatori de “La Vigilanza” sono i primi a esserne stupiti: «Basterebbe un piantone davanti all’ingresso delle emergenze a garantire quel minimo di controllo che serve. Invece, dalla mezzanotte alle 8 di mattino, noi non ci siamo». E non certo per pigrizia. Il fatto è che la Asrem non ha i soldi per pagare il servizio full-time. «Le telecamere avrebbero reso più semplice il controllo – rispondono dalla direzione amministrativa – ma non sono state accettate dai sindacati. E, d’altra parte, per legge bisogna lasciare aperti gli ingressi di emergenza». Insomma, il classico gatto che si morde la coda. Durante l’orario a rischio la guardia non c’è perché non ci sono i soldi per pagarla. Le telecamere, per le quali c’erano invece i soldi, non funzionano per ragioni di privacy. Un altro esempio perfetto della gestione “alla molisana”.  

Furti in ospedale? Telecamere spente e vigilantes tagliatiultima modifica: 2009-03-13T11:04:00+01:00da sagittario290