Protesta al Sert: “Ore d’attesa per il metadone”

22/02/2009 – PARMA

Protesta al Sert: “Ore d’attesa per il metadone”

di Laura Frugoni  

sagittario290.jpg«Questo è il vero posto da tossici», sghignazza il ragazzo con gli occhiali scuri. La battuta amara strappa una risata generale, che muore in un momento. E’ sabato mattina, uno qualsiasi, al Sert di via Del Taglio, quello dei trattamenti sostitutivi, leggi: metadone e Subutex. Tappa obbligata per chi vuole saltar fuori dall’eroina, dare un calcio per sempre alla vecchia scimmia. Il ragazzo con gli occhiali scuri l’ha detta che più brutale non si poteva, ma a dargli torto fai fatica: la casupola grigia col tetto d’eternit che contiene ambulatorio e sala d’aspetto ha un’aria stravissuta e sciatta, raccontano di crepe stuccate da poco e del pavimento che frana. Interno più che spartano, con una guardia giurata a vegliare sulla quiete generale. Il sabato l’ambulatorio con due dottoresse apre alle 8,30. Alle 11 chiudono i cancelli, chi è dentro è dentro: per smaltire la fila si arriva anche alle due del pomeriggio. Quasi tutti scelgono di aspettare nel cortile, tra le boccate di sigaretta e i «come va?», la compagnia di giro si conosce un po’ tutta, ognuno col suo numero di carta tra le mani. Alle 10,20 arriva Franco (i nomi sono tutti inventati) e strappa l’ottantacinque. «Oggi va anche bene, non siamo tantissimi: sabato scorso s’era ammucchiata una fila di cinquanta-sessanta persone. Stare qua per me è una croce: io che ho una famiglia e un lavoro e le tarantelle non le faccio più da un pezzo».

Varia umanità Il sabato del Sert di via Del Taglio è un giorno diverso, l’umanità che arriva qui molto più varia rispetto agli altri giorni. «Molti di noi sono lavoratori che con l’eroina hanno smesso: veniamo qui a prendere la terapia che basterà per tutta la settimana o anche quindici giorni», dice ancora Franco e Diego annuisce, faccia pallida e tuta blu. Viene dal turno di notte, «e mi va di lusso a confronto delle due ore di attesa di sabato scorso e due ore e mezza di quello prima». Nel cortile s’ammucchia un po’ di tutto: ex eroinomani con chiome rade e dentature disastrate. Facce anonime in cui intuisci solo la fretta di andare via. («c’è chi si vergogna di farsi vedere qua, con tutto il via vai che c’è al mercato ortofrutticolo»). Ci sono ragazzini di cui cerchi d’indovinare l’età e non sempre hai fortuna: 26 ne dichiara Piero (ne dimostra dieci di meno), il sorrisetto di chi vuole sfidare la vita e una bottiglietta di birra in mano all’ora del cappuccino. Sparacchia sentenze con piglio guascone: «Non raccontatemi che chi si droga ha dei problemi. Ci si droga per divertirsi». Ci sono quarantenni come Paolo: aspetto sano, abbronzato. «Sono appena stato in Africa, bella vacanza», il suo tunnel sembra ormai un ricordo («sei anni in comunità»), ma ci vuole una pastiglia per mantenere la distanza di sicurezza.

Fuori dal tunnel Il Subutex è un farmaco che frena il desiderio dell’eroina, incatena la scimmia. Franco dice che «funziona anche da stabilizzatore dell’umore e quindi vivere queste situazioni non aiuta. Anch’io avevo fatto la comunità, stavo bene ma poi sono andato in depressione e ho avuto una ricaduta». La differenza di terapia è anche una questione di tempi: «Chi viene per farsi dare il Subutex in ambulatorio ci resta un minuto. La distribuzione del metadone richiede più tempo. Se la dottoressa ti deve dare le dosi per una o due settimane, deve preparare tutti i boccetti». Ecco perché vorrebbero diversificare i due percorsi, e comunque fare qualcosa per non dover consumare così il sabato mattina.

Le «nuove leve» Tutti scalpitiamo quando ci inchioda la coda, basterebbe contare sbuffate e occhi al cielo di certe mattinate alla posta. Ma in via Del Taglio l’attesa deve fare i conti con altri effetti collaterali. La vergogna. Il disagio. La vecchia guardia si guarda intorno, nei loro discorsi avverti una preoccupazione sincera. «Qui vengono anche dei ragazzi molto giovani, e non è certo una situazione sana per loro stare delle ore a bighellonare insieme a persone che hanno problemi di tossicodipendenza». Il ragazzo con gli occhiali scuri racconta di quando stava a Roma, «e là una fila così al Sert non l’ho mai fatta. Fino a due anni fa nemmeno qui c’era ‘sto casino. Ogni sabato io vedo sempre gente nuova. Tanti ragazzini». Sbuca una testa dalla sala d’attesa: «Sono finiti i numeri. Chi è l’ultimo?».

Protesta al Sert: “Ore d’attesa per il metadone”ultima modifica: 2009-02-23T11:30:00+01:00da sagittario290