ROMA
L’Emergenza sicurezza
20/02/2009
Colpevoli ma liberi: basta clemenza
Decreto anti-stupri, sì del governo
In tutte le aule di giustizia c’è ben in vista una frase che è alla base della democrazia: «La legge è uguale per tutti». Sei parole alle quali ogni cittadino, soprattutto negli ultimi tempi, non crede più.
Purtroppo, a causa dei numerosi episodi di violenza e alle successive scarcerazioni «facili», gran parte degli italiani è sempre più convinta che chi delinque non paga per ciò che ha fatto. Anzi, dopo appena qualche giorno, il criminale torna in libertà sia se commette reati contro il patrimonio, sia contro la persona: solo nelle ultime settimane hanno lasciato il carcere pirati della strada, stupratori e giovani bulli che hanno aggredito stranieri. Insomma, a gran voce chiunque ormai pretende che ci sia la certezza della pena.
Sono numerosi gli episodi che hanno fatto scattare la rabbia dei cittadini, tanto da convincerli in alcuni casi che l’unica soluzione oramai sia quella della giustizia fai-da-te, contro la quale forze dell’ordine e politici combattono con fermezza. Proprio a Sacrofano, piccolo centro alle porte di Roma, tre romeni sono stati aggrediti da otto persone al grido di «bastardi, tornatevene a casa». I tre stranieri sono stati circondati e malmenati con bastoni.
Era il 22 gennaio quando una coppia di fidanzati è stata aggredita da un gruppo di romeni a Guidonia, che ha stuprato la ragazza e picchiato il giovane. In cella sono finiti sei stranieri, che hanno rischiato di essere linciati dalla folla inferocita. Due di loro, i romeni considerati i fiancheggiatori degli aggressori, dopo alcuni giorni hanno ottenuto gli arresti domiciliari. Gli stranieri però sono evasi, convincendo a questo punto il pubblico ministero titolare delle indagini a chiedere la revoca della misura cautelare dei domiciliari per poterli spedire di nuovo dietro le sbarre. Dieci giorni fa, invece, è stato arrestato a Roma un ragazzo che aveva cercato di bruciare con una bomboletta spray un giovane bengalese: e anche in questo caso l’aggressore è stato scarcerato poco dopo.
Era la notte di Capodanno quando una ragazza è stata stuprata da un coetaneo. Il ragazzo, arrestato dopo alcuni giorni d’indagine, è stato scarcerato poi lo scorso 24 gennaio, facendo scoppiare una serie di polemiche politiche. Facendo un salto indietro di tre mesi, si torna alla mattina in cui Bruno Radasavljevic, ragazzo italiano di 26 anni, con la sua Bmw ha travolto tredici persone alla fermata dell’autobus a Dragona: dagli esami era risultato positivo al narcotest e all’alcoltest. Trascorsi alcuni giorni, il Tribunale del Riesame lo ha scarcerato, fissando gli arresti domiciliari nel campo nomadi di via Ortolani, dove l’italiano vive con la famiglia.
Infuriati sono anche i parenti delle vittime dell’ex ufficiale dell’esercito Angelo Spagnoli, l’uomo che a Guidonia il 3 novembre del 2007 si è barricato sul terrazzo di casa e ha sparato contro decine di passanti, uccidendo una guardia giurata: il pubblico ministero due giorni fa ha chiesto il proscioglimento dell’imputato perché dichiarato totalmente incapace di intendere e di volere al momento della sparatoria.
A uscire dal carcere con facilità, comunque, sono anche spacciatori e topi d’appartamento. Questi, tra l’altro, nella maggior parte dei casi vengono arrestati dalle forze dell’ordine in flagranza di reato. Ma, trascorsa una sola notte in cella, vengono scarcerati dai giudici che convalidano il fermo e li rimettono in libertà. Ci sono però episodi ancor più gravi. Per decorrenza dei termini vengono scarcerati anche boss mafiosi, non perché ritenuti innocenti, ma perché le procedure seguite hanno portato all’allungamento dei tempi processuali.
Infine, uno dei casi più emblematici degli ultimi tempi è quello del romeno arrestato per lo stupro di una ragazza al Parco della Caffarella, a Roma: doveva essere espulso dall’Italia, ma un giudice onorario di Bologna ha bocciato il provvedimento. Il suo presunto complice ieri ha respinto le accuse: il rischio ora è che possa lasciare subito il carcere. E così la criminalità rischia di estendersi a macchia d’olio, con il pericolo di far salire la rabbia dei cittadini, stanchi di dover subire reati predatori. È, infatti, la microcriminalità, i «piccoli» delitti che la gente subisce sulla propria pelle, a creare il maggiore allarme sociale.
Augusto Parboni