«Sono così disperata che ho dovuto abortire»

Il dramma di chi è in fila per un’occupazione qualsiasi: «Ma trovarla è un terno al lotto» 

«Sono così disperata che ho dovuto abortire» 

0024330.jpgTORINO 17/01/2009 – Noemi la sua storia la racconta con un tono rabbioso da uomo, che contrasta gli abiti e il trucco studiati apposta per quello che crede un vero colloquio. In realtà è stata contattata per un semplice aggiornamento dei dati. «Ma non si sa mai, magari mi trovano qualcosa – dice -, non saprei nemmeno dire da quanto non lavoro. Qui o nelle agenzie interinali è la stessa cosa, sembra una lotteria». Un lavoro vale un altro, dopotutto vale sperarci. «Abito nel sottotetto di un magazzino, se è necessario rubo nei supermercati – continua -. Se mi beccano, pazienza. Non ho niente da perdere, due anni fa ho deciso persino di abortire un figlio. Come avrei fatto da sola? Ho ventiquattro anni, senza un lavoro preferisco soffrire solamente io».

Ha la stessa età di molti, italiani e non, che affollano la sala d’attesa. «Oggi ci sono quelli che cercano lavoro sul serio, mercoledì sarà un vero delirio. Viene Mediaset per cercare volti nuovi, ci aspettiamo almeno trecento persone» svela una guardia giurata mentre controlla le file. «Qui dentro passa di tutto. Dai furbetti che cercano la vita facile con un foglio di disoccupazione, ai veri disperati. C’è anche il padre di famiglia che ha perso il posto di lavoro a cinquant’anni, di questi tempi è normale».

Magari dopo una vita professionale più che limpida, un curriculum impeccabile come quello di Leonardo Mastrovito. «Sono un operaio specializzato, lavoro nell’edilizia da più di trent’anni – racconta -. Mi sono trovato senza lavoro e ho provato anche questa strada ma, fin’ora, tutte le chiamate ricevute non hanno avuto alcun esito. “Le faremo sapere” ad ogni colloquio, poi il silenzio, persino quando sembrava di aver trovato un impiego temporaneo. Sarà che a cinquant’anni è più difficile che a diciotto». Ma anche i giovanissimi non ripongono più molta fiducia nel loro futuro lavorativo. «Per ora ho la fortuna di non dover mantenere una famiglia – dice Matteo Manella – ma, di questi tempi, è già una grazia solo sperare di trovare un posto. In qualsiasi settore».

La prova l’ha avuta dal suo amico Francesco, disoccupato a tempo indeterminato dopo gli studi e uno stage non retribuito. «Ora provo anche qui – ammette -. Sarebbe bello, una volta tanto, trovare qualcosa che non sia in nero o, magari, con la giusta retribuzione. Ma non sono certo io a dire di no». Stesso discorso per Veronica Martino e Valeria Sorrenti, anche loro poco più che ventenni. «Ormai ci abbiamo fatto l’abitudine – dicono – veniamo qua e non capita niente, ogni tanto qualche lavoretto di due o tre mesi. Ma a che serve? Perdi giornate intere in coda, appresso ad un numerino e un tabellone elettronico».

Enrico Romanetto

«Sono così disperata che ho dovuto abortire»ultima modifica: 2009-01-18T11:15:00+01:00da sagittario290