(04 gennaio 2009)
Saldi, si parte con un assalto a sorpresa
Code per gli acquisti scontati. Poche le persone senza una borsa Ma poche anche quelle che ne hanno più di una. E all´outlet di Serravalle la carica dei 40 mila
di Federica Cravero
Un bagno di folla nelle vie dello shopping come non si era visto nei giorni prima di Natale. Poche le persone senza una borsa in mano. Ma poche anche quelle che ne hanno più di una. Saldi sì, ma senza sprechi: solo acquisti convinti e poco margine agli sfizi per i torinesi, che hanno voluto approfittarne fin dal mattino dei ribassi di fine stagione. Lunghe file davanti a molti negozi già prima dell´apertura, con i vigilantes costretti a regolare gli ingressi e a far entrare poche persone per volta. «È l´unico modo per consentire a chi è dentro di guardare e comprare in tranquillità – spiegano da San Carlo – Ma certo chi resta fuori ad aspettare non la prende bene. Nessuno ha dato in escandescenze, questo no, ma si vede che sono arrabbiati».
Ordinati in fila indiana gli acquirenti della Levi´s di via Lagrange: «È un quarto d´ora che aspetto per entrare – dice Marco, 46 anni – ma ho visto un paio di jeans e una maglia in vetrina che mi potrebbero piacere e spero che ci sia la taglia. Di solito però restano solo le taglie 54 o giù di lì». Code interminabili alle casse delle catene internazionali di abbigliamento. «Oddio, non so mica se ne valga la pena – sbotta Simona, 26 anni, tre magliette della Benetton in mano – Ma le avevo viste la settimana scorsa, adesso ho trovato la taglia e ci ho messo mezz´ora per provarle, non posso non prenderle».
Idem da Zara, da Promod, da H&M. «C´è talmente tanta gente in giro che non so se riusciremo a girare molti negozi – dicono Rossella e Giorgia, 17 anni, compagne di liceo al D´Azeglio – Meglio così, almeno non cadremo in troppe tentazioni». E mostrano gli acquisti: cappellino da Accessorize a 8 euro e pullover nero di Gb Sportelli da regalare al fratello 35 euro una, camicia presa da Pimkie a 15 euro l´altra. Altro budget per la signora che sta cercando un abito per un matrimonio: «Ne ho visto uno a 280 euro, prima veniva 400. Mio nipote si sposa fra tre settimane e ho aspettato i saldi per vestirmi», spiega Marinella, 57 anni.
E non pochi sono usciti dal negozio Salewa di via XX Settembre con scontrini che rasentavano i mille euro: «Grazie alle nevicate abbondanti e al fatto che a molta gente piace l´idea di comprare un marchio italiano – commenta la titolare – Comunque sì, in centro c´è gente che può permettersi queste spese». In generale tutti i commercianti sono soddisfatti. «Si vende bene dopo un novembre e un dicembre dimezzati – dicono da Ethic, in via Mazzini – Eppure anche con i saldi le torinesi, se non sono convinte, ci pensano due volte prima di comprare». E in effetti, secondo un sondaggio di Confesercenti, gli acquisti sarebbero andati bene, ma avrebbero registrato un calo del 10 per cento rispetto all´anno scorso.
E c´è anche chi è andato a cercare l´affare negli outlet: a Serravalle Scrivia sono passate 40 mila persone e alle 9,30 del mattino c´erano già più di 4 chilometri di coda nelle strade di accesso. Presi di mira soprattutto i negozi di abbigliamento, anche se cartellini con i prezzi scontati compaiono anche nelle vetrine di alcuni ottici, così come nei negozi di articoli per la casa. «Ho trovato un piumone da Frette a 270 euro. Da Ikea avrei speso meno, ma vogliamo mettere la differenza?», dice un´impellicciata signora infilandosi nella macchina in cui l´aspetta il marito.
Molti guardano le vetrine, ma non tutti mettono mano al portafogli. «Cerco un paio di stivali e sto dando un´occhiata in vari negozi per farmi un´idea – commenta Oriana, 30 anni – ma soprattutto verrò a comprare in un altro momento. C´è troppa gente, mi sta venendo l´ansia». E non è solo l´ansia a frenare gli acquisti. «Si risparmierà anche – confessa Marta, 45 anni – ma ha visto che prezzi? Mio marito è in cassa integrazione, volevo prendermi un cappotto nuovo ma mi sa che prendo solo uno sciarpone da mettere sopra a quello vecchio. Mi viene una tristezza che non le dico».