Ospedale Grassi, posti in piedi e malati a digiuno

Ospedale Grassi, posti in piedi e malati a digiuno

di Giulio Mancini

20090113_ospedale-grassi.jpgROMA (13 gennaio) – Pazienti che non possono lasciare la ”loro” lettiga per evitare il rischio di restare in piedi; ammalati lasciati senza mangiare anche da tre giorni; feriti che sanguinano e attendono i punti di sutura da oltre tre ore. Sembra un girone dantesco il pronto soccorso dell’ospedale di Ostia dove l’inefficienza si somma a lamenti e sofferenza.

Esplode il ”Grassi”. Schiacciato dalla carenza di personale, oppresso dal picco dell’epidemia influenzale e messo in crisi dal dimezzamento dei medici a contratto ”atipico”, il reparto è in ginocchio. Domenica le forze dell’ordine ed i vigilantes privati della Asl Roma D sono dovuti intervenire a più riprese per riportare la calma tra i pazienti esasperati. E ieri quel caos è diventato esposto alla Procura della Repubblica. «Dopo otto ore d’attesa su una sedia, senza mangiare nè bere racconta Carmencita Melis a proposito della madre novantaquattrenne colta probabilmente da un’ischemia cerebrale ho dovuto alzare la voce e rivendicare i nostri diritti. Per questo con mio fratello abbiamo presentato una denuncia».

Manca il personale all’ospedale ”Grassi”. Nato già insufficiente ventidue anni fa, con appena 290 posti letto deve soddisfare i bisogno di una popolazione di mezzo milione di residenti più le esigenze del vicino aeroporto. Il pronto soccorso è uno dei più affollati del Lazio: in un anno conta circa 75 mila accessi. Ieri trentadue pazienti aspettavano un ricovero su una lettiga, nel corridoio. Qualcuno era lì con patologie serie e da molte ore. «Mia madre di 71 anni raccontava ieri alle undici e mezza Roberta Bea è stata trasportata qui in ambulanza a mezzogiorno di giovedì. Ha una malattia molto grave ma la tengono su una lettiga e non ci fanno entrare per aiutarla mangiare, a bere, assisterla in qualche modo. E’ vergognoso e incivile».

Dietro la porta d’accesso del pronto soccorso si scatena persino la caccia alla barella. «Sono qui da sabato sera riferisce Enrico Moriggi di 56 anni Mi sono rotto un ginocchio e nell’attesa di un posto mi hanno applicato una doccia gessata. Non solo da quando sto qui non m’hanno servito un pasto, ma mi sono dovuto organizzare da solo per raggiungere il bagno con la gamba in queste condizioni. E alla fine mi sono sentito pure fare un avvertimento dal personale: ”attento che se lasci sguarnita la lettiga c’è il rischio che venga usata per altri pazienti in attesa”. E che dovrei fare, metterci la catena come per il motorino? Ma che ospedale è mai questo?».

Seduto nella sala d’attesa Michele Argentino è infuriato. «Mio padre è qui da sabato mattina alle nove e un quarto riferisce con gli occhi arrossati dalla rabbia e dal dolore Un uomo di 93 anni che è tenuto senza mangiare per più di un giorno e una notte è una cosa disumana. Io e mia madre, in attesa di notizie dai medici, siamo stati costretti a dormire su questi sedili di plastica». «Mio marito si è fatto male con una sportellata del camion e siamo venuti qui alle nove di questa mattina aggiunge Marisa Renzi Quando ho chiesto quanto c’era da aspettare allo sportello m’hanno detto non meno di 36 ore. Una pazzia, una pazzia». Rassegnato e piegato su se stesso il signor Oronzo ha la forza solo di dire che la suocera giunta al pronto soccorso alle 15,00 di domenica è stata visitata solo a mezzanotte e un quarto. «E da quell’ora ancora stiamo qui ad aspettare che ci dicano qualcosa» dice.

«Non sappiamo dove poter accogliere i pazienti allarga le braccia il direttore sanitario dell’ospedale, Lindo Zarelli In questi giorni si sommano due emergenze: l’esplosione dell’influenza e la gravissima carenza di personale». La chiusura del San Giacomo avrebbe dovuto liberare personale per il ”Grassi”: primario ed equipe di Pronto Soccorso (14 medici più dirigente), primario ed equipe di Medicina Interna (6 medici più il dirigente) e primario con equipe di Urologia (8 medici più il dirigente). «Hanno preferito altri ospedali spiega Zarelli e qui sono rimasti solo due infermieri, un tecnico di radiologia ed un ortopedico».

L’inferno di questi giorni rischia di essere ben poca cosa rispetto a quanto accadrà nelle prossime ore quando entrerà in attuazione la disposizione del governatore Piero Marrazzo sul dimezzamento dei contratti medici ”atipici”. Ieri un’assemblea di tutte le sigle sindacali, presente anche il presidente dell’Ordine dei medici di Roma, Mario Falconi, ha sottolineato che tra le 31 figure professionali interessate da questo ridimensionamento al ”Grassi” ci sono anche «nove medici del Pronto soccorso, quattro anestesisti, tre ostetriche, una neurologa, una psicologa, un medico oncologo». Sindacati e dipendenti hanno annunciato che se il provvedimento non verrà ritirato nei prossimi giorni occuperanno la direzione generale della Asl Roma D.

Ospedale Grassi, posti in piedi e malati a digiunoultima modifica: 2009-01-14T11:35:00+01:00da sagittario290