Guidonia, violenza annunciata nella città dormitorio

25 gennaio 2009

Guidonia, violenza annunciata nella città dormitorio 

di Eduardo Di Blasi

Afferma don Andrea, parroco della chiesa di S. Maria di Loreto, che di atti di bestialità come quella violenza cieca compiuta da «cinque animalacci» su due ragazzi poco più che ventenni nelle campagne di Guidonia «ce li potevamo aspettare, viste le premesse. Se voi un cane lo legate, lo emarginate e lo picchiate, quando quello sarà slegato certo non verrà a farvi le feste». Racconta delle baracche dell’ex polverificio a Tivoli Terme, da sempre riparo di immigrati dell’est Europa: «Quello che sappiamo fare è abbatterle, sapendo benissimo che, dopo una settimana, quell’accampamento si riformerà». Per parlare di sicurezza si deve partire da qui, da questo territorio in frantumi.

guidonia.jpgGuidonia è una terra cava che è stata riempita, una buca senza identità. Il giovane volontario ambientalista usa l’accetta: «Siamo da sempre la discarica di Roma. Prima ci hanno portato le imprese che gli altri non volevano, cave di travertino e cemento, poi la discarica. Oggi siamo dentro una città dormitorio, senza servizi, anche mal collegata con Roma».

«Non è l’unica città dormitorio attorno alla Capitale», spiega Filippo Lippiello, il sindaco dimessosi nella mattina seguente alla tragedia per un contenzioso sul piano regolatore: «Tutta la cintura intorno a Roma ospita chi a Roma non può permettersi di vivere. Ma il nostro problema è dovuto al fatto che ci portiamo dietro il problema di essere da sempre una somma di nove paesi che tali sono rimasti». Paesi attraversati da strade piene di buche con i camion che trasportano il travertino che rimbalzano rumorosamente nelle pozzanghere. Paesi che non hanno mai fatto comunità, un po’ per la distanza tra le nove enclave, un po’ proprio per l’arrivo continuo di persone: 2000 l’anno in più.

Laura rappresentante del Cra (Comitato per il Risanamento Ambientale), parla del territorio in cui vive come di una «fascia di scarto», investita da fenomeni che non si possono controllare: «In tutta Guidonia, 80mila abitanti, non c’è un centro di aggregazione per i ragazzi. Anche la palestra comunale è chiusa da anni». Sottolinea don Andrea: «Non c’è nemmeno un teatro. Allora noi diciamo che sono stati dei disgraziati arrivati dall’est Europa a compiere la violenza su quei due giovani, ma non dovremo sorprenderci nemmeno se fossero dei ragazzi di qui, perchè qui non c’è niente». Entrambi trovano nella politica perseguita dalle amministrazioni di Guidonia uno dei problemi dell’oggi: «Industriali e immobiliaristi hanno fatto guadagni enormi su questo territorio, senza investire su niente che non fosse cemento, case e cave».

E don Andrea: «Per anni ci si è preoccupati più di terreni edificabili e di dove cavare, della gente che viveva qui. Anche l’ultima giunta è caduta sul piano regolatore».
Il sindaco Lippiello difende i suoi ultimi quattro anni: «Abbiamo riaperto il cinema, bonificato un’area inquinata da anni. Nei prossimi mesi avremo aperto sia il teatro che la palestra comunale. La stessa politica ha sbagliato sul piano regolatore, perchè continua a interpretarlo come un modo per accusare l’avversario di speculazione mentre è uno strumento di regolazione fondamentale. Il problema è nella difficoltà di offrire servizi a una cittadinanza che cresce di 2000 persone l’anno». Le forze in campo sono quelle che sono: gli ultimi tre sindaci hanno chiesto invano un commissariato di polizia. C’è una piccola stazione dei carabinieri con una volante, 59 vigili, 4 assistenti sociali e un servizio di vigilanza privata: tre auto che pattugliano la città di notte.

Guidonia, violenza annunciata nella città dormitorioultima modifica: 2009-01-26T11:00:00+01:00da sagittario290