13.01.09
Garante della privacy in allerta arriva il codice anti-dossier illegali
Aziende ed enti avranno quattro mesi di tempo per redigere l’albo di chi tratta i dati sensibili – Oggi in molti casi si può accedere agli archivi senza lasciare traccia. E questo può dar luogo ad abusi
Pizzetti: sì al dialogo telematico tra uffici giudiziari, ma i dati vanno protetti col massimo rigore
«Apprezziamo l’attenzione per rendere più veloce l’attività giudiziaria civile e penale. Ma a maggior ragione occorre adottare misure necessarie a proteggere informazioni riservatissime che transiteranno in modo più significativo sulle reti telematiche». Franco Pizzetti, presidente dell’Autorità garante della protezione dei dati personali, condivide le preoccupazioni – rilanciate da Repubblica – legate alla centrale telematica che gestirà le informazioni “generate” da tutti i palazzi di giustizia italiani. «Siamo in attesa di essere consultati – spiega Pizzetti – per esprimere il nostro parere al fine di rendere il più sicura possibile la rete sulla quale dialogherà il sistema delle notizie di polizia giudiziaria. Ma già l’ultimo provvedimento che il Garante ha adottato, è finalizzato fin da ora a offrire buone garanzie di sicurezza al progetto dei ministri Renato Brunetta e Angelino Alfano».
Tutt’al più, la si immagina come una sorta di elettricista del computer. Mentre in qualsiasi sistema aziendale si presta attenzione ai vigilantes, controllando il personale e la sua affidabilità, non c’è consapevolezza che anche i sistemi informatici poggiano su un “portinaio”: l’”amministra-tore di sistema”». Per questa figura, dunque, secondo Pizzetti, deve essere riservata la massima attenzione in modo da selezionare «esperti qualificati, affidabili, seri, dotati di professionalità e competenza adeguate alla delicatezza della mansione. Per fare un esempio, anche nei nostri uffici del Garante, ogni qual volta spedisco una e-mail, c’è un signore che può vederne il contenuto per motivi d’ufficio. E questo vale per tutti». Le aziende non devono limitarsi, tuttavia, a sottoporre a controlli periodici tutto il sistema della security informatica, ma hanno l’obbligo, aggiunge Pizzetti, «di adottare politiche interne per far conoscere agli utenti abituali della rete i nominativi di chi ha le chiavi di accesso delle banche dati più riservate».
Fonte: La Repubblica