Delitto Catani, rispunta la pista della calibro 9


LATINA

SABAUDIA

04/01/2009

Delitto Catani, rispunta la pista della calibro 9

Le indagini sull’omicidio Catani si arricchiscono di un nuovo tassello.

La Procura della Repubblica di Latina avrebbe emesso in queste ore un avviso di garanzia nei confronti di M.M., un vigilantes di 45 anni, residente nel capoluogo pontino, accusato di «omessa custodia» per una pistola che, secondo lo «screening» effettuato un anno e mezzo fa dai carabinieri, potrebbe essere in qualche modo riconducibile all’arma del delitto. M.M., già interrogato una prima volta dagli inquirenti, disse di avere smarrito la pistola, calibro 9×21, diversi anni prima l’assassinio del funzionario del Monte dei Paschi di Siena, omettendo peraltro, a quanto sembra, di denunciarne lo smarrimento. Fu proprio con una pistola di questo calibro che Danilo Catani venne brutalmente ucciso la sera del 5 giugno 2006 nella villetta di via delle Gardenie, a Bella Farnia, in cui viveva insieme alla moglie, Anna Maria Massarelli, biologa presso la Bristol di Sermoneta. La donna, unica testimone oculare del delitto, venne formalmente iscritta nel registro degli indagati per consentire ai periti della Procura di effettuare alcune indagini «irripetibili» su alcune macchie di sangue rinvenute nel sifone del lavandino della cucina e nel piatto della doccia. Il provvedimento le venne notificato a Chianciano, la cittadina natale in cui si era nel frattempo trasferita dopo aver lasciato Sabaudia e il suo posto di lavoro alla Bristol. In questi venti mesi Anna Maria Massarelli ha continuato a protestare la sua innocenza e la completa estraneità al delitto i cui contorni appaiono tuttora indefiniti sia per l’assenza di altri e attendibili testimoni oculari, sia per il mancato ritrovamento dell’arma del delitto. E fu proprio quest’ultima circostanza a indurre i carabinieri a compiere un percorso a ritroso nel tempo e negli archivi cercando di poter risalire in questo modo alla calibro 9×21 con la quale venne crivellato di colpi, da due «misteriosi» rapinatori che avevano fatto irruzione poco dopo le ore 23:00, del 5 giugno 2006 nella villetta di Bella Farnia. Danilo Catani, che si accingeva ad andare a letto, dopo essersi fatto la doccia, secondo quanto raccontato dalla moglie si precipitò giù, nel soggiorno della villetta, richiamato dalle urla della donna, intenta fino a pochi attimi prima a vedere la televisione. La tragedia si consumò in pochi attimi. Danilo Catani, che aveva cercato inutilmente di difendersi con uno «spadino», ricordo di uno dei numerosi viaggi compiuti in Oriente, venne raggiunto da cinque-sei colpi d’arma da fuoco e stramazzò sul pavimento, davanti alla moglie terrorizzata. Ad avvertire i rumori degli spari furono i vicini di casa. Si precipitarono in suo aiuto ma ogni tentativo di prestargli soccorso fu inutile. Quando l’ambulanza della «Croce Azzurra» partita da Sabaudia raggiunse via delle Gardenie, l’uomo era già spirato. Da quel momento, e fino al sopraggiungere dei carabinieri, nella villetta ci fu un andirivieni di amici e conoscenti. Una presenza indebita che probabilmente modificò la scena del delitto e rese decisamente complesse le successive indagini. Tre settimane prima che Catani venisse assassinato il bancario aveva denunciato un furto ai suoi danni. Ignoti si erano introdotti, in sua assenza, nella villetta di via delle Gardenie, impossessandosi della sua preziosa collezione di orologi.

Romano Tripodi

Delitto Catani, rispunta la pista della calibro 9ultima modifica: 2009-01-05T11:35:17+01:00da sagittario290