Barletta, assalto a portavalori


10/1/2009 

Barletta, assalto a portavalori
i 4 rapinatori hanno sparato
 

28618_1.jpgBARLETTA – Far West sulla ex statale Adriatica. Erano da poco trascorse le 18.30, ieri sera quando un commando di rapinatori ha messo a segno un colpo di appena 14mila di euro con un’azione spettacolare, di stile militare e perfettamente pianificata. I banditi, quattro o cinque, incappucciati, armati e a bordo di due autovetture (Una Fiat «Stilo» station vagon ed una Lancia «Libra» di colore verde) hanno affiancato un Fiat «Doblò » portavalori dell’istituto di vigilanza «Metronotte di Bisceglie». 

I malviventi, secondo quanto hanno riferito le guardie giurate, fortunatamente rimaste illese ma visibilmente sotto choc, erano armati di arma lunga (probabilmente fucili) ed avrebbero sparato almeno due colpi, uno sul montante anteriore del furgone e l’altro sul portellone poster iore. I vigilanti, provenienti da Trinitapoli dove avevano prelevato l’incasso di un supermercato, erano diretti verso Barletta e sono stati costretti ad accostare ai margini della carreggiata, all’altezza dello svincolo per Canne della Battaglia. Poi, dopo aver sparato a scopo intimidatodio, i malfattori avrebbero fatto scendere i vigilanti costringendoli a sdraiarsi per terra. A quel punto si sono impossessati del cassetto contenente il denaro (circa 14mila euro), delle loro pistole di ordinanza e sono fuggiti in direzione di Margherita di Savoia. Scattato l’allarme, sul posto sono piombati subito i carabinieri della Compagnia di Barletta per avviare le ricerche dei rapinatori.

28619.jpgLe due guardie giurate della «Metronotte Bisceglie» (Pietro Valente di 34 anni e Matteo Palumbo di 33) hanno raggiunto invece il pronto soccorso dell’ospedale «Mons.Dimiccoli» di Barletta per ricevere le cure del caso ma sono state subito dimesse avendo riportato soltanto uno stato ansioso. I malfattori, secondo quanto hanno riferito i vigilantes, indossavano abiti scuri ed avevano il volto coperto da passamontagna.

Il «raid» è durato pochi minuti. Sicuramente i malviventi avevano seguito il portavalori sin da Trinipaoli. Non è escluso, quindi, che il commando conoscesse bene gli spostatamenti dei vigilanti e le loro abitudini. Sul grave episodio, indagano i carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Barletta, del Reparto operativo del Comando provinciale e della Sezione investigazioni scientifiche di Bari. Sul posto, subito dopo l’assalto, si è portato anche il responsabile dell’istituto di vigilanza «Metronotte Bisceglie », Fedele Albrizio. «Abbiamo riportato solo danni ai mezzi – ha detto – ma questo ci interessa ben poco, e i due nostri operatori sono molto spaventati ma sono rimasti per fortuna illesi».

IL 4 NOVEMBRE SCORSO UN ALTRO COLPO SULLA SS16
Un pugno di settimane fa, era il 4 novembre, la SS16 è stata teatro di un altro colpaccio ai danni di un portavalori. Quella volta fu a Sud di Bari, all’altezza di Torre a Mare. Alle 7 di mattina, ovvero quando c’è il cambio turno delle forze dell’ordine, almeno otto banditi, tutti incappucciati, entrarono in azione. 

Per prima cosa, alcuni di loro, su di una vecchia «Fiat Tipo», superarono i tre addetti dell’Ivri a bordo del furgone, aprirono gli sportelli posteriori e lanciarono i chiodi a quattro cuspidi (che cadono sempre con la punta all’insù e capaci di forare anche le ruote dei tir).

27748_6.jpgLa «Tipo» però non era sola. Alle spalle del furgone c’era una «Fiat Punto» grigio metallizzato (che sarà poi abbandonata e risulterà rubata) con a bordo altri due criminali che scesero e – armi in pugno – bloccarono un autocarro di una impresa edile altamurana, poi una automedica «Panda» sulla quale viaggiavano due addetti al trasporto dei pazienti, infine un anziano automobilista, alla guida di un’altra «Punto» (per convincere quest’ultimo a fermarsi i malviventi spararono due colpi di pistola).

Nel giro di pochi minuti, i banditi avevano fermato il traffico e preso in ostaggio sei persone. 

12999_1.jpgA questo punto bisognava soltanto bloccare il portavalori. Due grosse auto, una «Bmw» e una «Audi 4», affiancarono il furgone e i banditi mirarono e colpirono le ruote. Il mezzo fece ancora un centinaio di metri, ma le ruote erano inservibili e dovette fermarsi. Dalle due auto scesero quattro banditi. Due, sotto minaccia delle armi, si assicurarono che le tre guardie giurate restassero immobili nell’abitacolo del furgone. Gli altri agirono sulla corazza blindata, aprendola come fosse una scatoletta di latta. 

In un pugno di minuti, la cassaforte coi due milioni e mezzo di euro era a bordo di una delle auto della banda. I criminali si dileguarono senza lasciare traccia.

GLI ASSALTI IN PUGLIA SONO UNA “TRADIZIONE CRIMINALE”
Il colpo messo a segno oggi è soltanto l’ultima manifestazione della “tradizione criminale” pugliese. In Puglia, infatti, è come se ci fosse una sorta di “scuola” della rapina ai portavalori. Si tratta di un crimine molto particolare: si svolge all’aperto, ci possono essere testimoni, si deve fare in fretta e si dà la caccia a gente (le guardie giurate) armata e preparata a ricevere attacchi di questo genere. 
Ci vuole fegato ad assaltare un blindato e pelo sullo stomaco, perché non è detto che si debba mirare soltanto ai pneumatici.

28617.jpgTre anni fa, nelle campagne della Murgia, entrarono in azione addirittura le teste di cuoio dei Gis, per sgominare una banda di rapinatori. La banda era nata dalla collaborazione tra una cosca della provincia di Cosenza e il clan Piarulli-Ferraro di Cerignola ed era specializzata in assalti a furgoni portavalori. I capi furono sorpresi nel sonno dal blitz dei carabinieri e non riuscirono ad impugnare i micidiali mitragliatori kalashnikov che tenevano sotto il cuscino, a portata di mano. 

Le loro azioni seguivano un “cerimoniale” ben preciso: bloccare la strada per rallentare l’eventuale arrivo delle Forze dell’Ordine; accerchiare il furgone; colpirlo con una gragnuola di proiettili esplosi da fucili mitragliatori d’assalto; aprire il caveau con motoseghe a scoppio e fuggire. Il tutto impiegando circa 7-8 minuti.

L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, mise in luce la meticolosità con la quale veniva preparato ogni colpo. Continui sopralluoghi nelle aree prescelte e studio degli itinerari dei furgoni, erano la norma. 

MA GLI “SPECIALISTI” SONO I CERIGNOLANI
Diciamo subito che, grazie ad un’operazione congiunta delle Questure di Bologna e Foggia, i sei cerignolani di cui si parla e ritenuti gli “specializzati” nell’assalto ai portavalori, sono finiti tutti in carcere. Chiudendo le indagini, la procura di Bologna (nella notte tra il 30 ed il 31 ottobre scorso) li definiva così: gente «dall’elevato spessore criminale e dalla micidiale capacità di fuoco».

26622_2.jpgLa caccia (che portò a dieci tra fermi e arresti) era durata quattro mesi ed era iniziata con un colpo spettacolare. Era il 30 giugno e avvenne sull’autostrada A14 all’altezza di Castel San Pietro, nel Bolognese. I rapinatori assaltarono due furgoni portavalori a colpi di kalashnikov e portarono via tre milioni di euro. Durante l’azione “paramilitare” furono tra i 60 ed i 70 i colpi ad altezza uomo sparati sotto gli occhi degli automobilisti terrorizzati. 

Il gruppo criminale, prevalentemente cerignolano, apparentemente senza legami con la criminalità organizzata, si muoveva con estrema facilità anche in Emilia perchè poteva contare su fiancheggiatori e basi logistiche. Come nel caso del covo di via dal Lino, a Bologna, trovato ancora caldo dagli inquirenti. In quel covo viveva Paolo Sorbo, 32 anni, di Casona di Puglia, ricercato per un cumulo di pena di otto anni e otto mesi per rapina, considerato uno dei leader del gruppo e arrestato a Riccione il 22 ottobre scorso. 

Nel corso del blitz a Bologna, gli investigatori avevano trovato due auto già pronte per un nuovo colpo e soprattutto un vero e proprio arsenale: sette fucili d’assalto, una pistola, due mototroncatrici usate dai malviventi per aprire i furgoni portavalori, oltre a giubbetti antiproiettile, lampeggianti, tute nere e ricetrasmittenti. Tra gli arrestati, Francesco Gioia, 30 anni, di Corigliano Calabro, colui che si sarebbe occupato del supporto logistico alla banda; Domenico Lattanzio, 44 anni, di Cerignola; Marcello Sorbo, fratello di Paolo, 30 anni, titolare di un autosalone; Emanuele Filannino, 34 anni, che si sarebbe occupato della base logistica di Cerignola; Francesco Losurdo, 27, di San Giovanni Rotondo, altro presunto leader del gruppo; Felice Todisco e Tommaso Musicco, entrambi di Cerignola, ritenuti componenti del gruppo di fuoco. 

Le accuse furono “pesanti”: associazione a delinquere, tentato omicidio, rapina, ed anche il reato di strage per avere messo in pericolo l’incolumità di automobilisti e guardie giurate. Quella volta fu un miracolo se qualcuno non ci ha rimesso la pelle.

Barletta, assalto a portavaloriultima modifica: 2009-01-11T12:59:38+01:00da sagittario290