“Noi commessi, senza futuro già a 30 anni”

Il reportage

(11 dicembre 2008)

“Noi commessi, senza futuro già a 30 anni”

Sara Scarafia

L´incubo dei licenziati a caccia di un posto: troppo vecchi per essere assunti
L´ex direttore di Blockbusters “Per pagare il mutuo ora faccio lavoretti in nero”
La guardia giurata ha appeso la divisa al chiodo ed è andata a raccogliere olive

A trent´anni sei già vecchio. Per il mercato del lavoro che ti ha prima spolpato e poi lasciato sulla strada dall´oggi al domani, sei un commesso fuori uso. Costi troppo. Meglio assumere un ventenne, magari in nero. Così per l´esercito dei commessi che hanno perso il lavoro, travolti dalla crisi che negli ultimi mesi ha spinto le aziende a drastiche cure dimagranti, rimettersi in gioco è un´odissea che ricomincia ogni mattina.

Marco Palazzotto ha 32 anni. Per sette anni ha diretto il Blockbuster di via Pacinotti. «Ero il direttore più anziano della Sicilia» racconta mentre corre a cullare il figlio Luca, un anno e mezzo, costretto a letto da una brutta faringite. Poi l´azienda ha deciso di tagliare e Marco si è ritrovato da un giorno all´altro senza un lavoro «con un mutuo da 700 euro al mese sulle spalle, una moglie che lavora da precaria al supermercato Gs con un contratto che scade il 12 gennaio e un figlio di un anno e mezzo». Da quando ha chiuso dietro di sé la porta di Blockbuster, è cominciato l´incubo. «Pensavo di essere giovane – racconta – invece non lo sono. Nessuno vuole assumere un vecchio di 32 anni. Meglio un ragazzino senza troppe pretese». Ma Marco doveva pensare a suo figlio «e a come mettere ogni giorno la benzina nella macchina di mia moglie che da Cinisi, dove abitiamo, deve raggiungere il Gs di via Castelforte a Palermo». Marco ha iniziato a fare di tutto, sperando, ma senza crederci troppo, in un futuro migliore. «Lavoretti in nero – continua – soprattutto con le società che montano palchi e luci per i concerti. Cinquanta euro per 13 ore di lavoro. Un´umiliazione per me che avevo lavorato sodo per diventare direttore del punto vendita».

Salvatore Caccamo ha quarant´anni e per diciotto ha lavorato prima per il gruppo Randazzo, poi per la collegata Infoto sempre come «addetto alle vendite», cioè commesso. Da marzo scorso è a spasso, anche lui con un mutuo sulle spalle e due figli, di 14 e 15 anni, da crescere. Ogni mattina Salvatore inghiotte amaro e ricomincia a bussare alle aziende, a inviare curricula. «Prima pensavo di poter trovare qualcosa nel mio campo, quello della fotografia – racconta – ma ben presto ci ho rinunciato. Sono troppo vecchio, mi dicono. Come commesso non mi vuole nessuno». Ci vuole coraggio per alzarsi ogni mattina e cercare un´altra possibilità. Quello che Salvatore Caccamo fa ormai da dieci mesi. «Coraggio? Istinto di sopravvivenza», si schernisce Salvatore che – giura – adesso si accontenterebbe di qualsiasi lavoro.

Ci sono famiglie dove a fare i commessi erano in due prima di ritrovarsi senza lavoro. Alessandra Faraone e Michele Cracchiolo, una figlia di 4 anni, lavoravano tutti e due da Coin, poi ceduto a Zara. «Eravamo in 52 – racconta la moglie – ci hanno licenziati in 22. Io lavoravo da oltre dieci anni come commessa ma a me e a mio marito è stato prospettata una scelta: solo uno dei due poteva lavorare». «In un primo momento il titolare – racconta il marito – mi ha detto scegli: o tu o tua moglie. Mia moglie preferiva che tra i due fossi io a mantenere il posto. E così ho continuato a lavorare fino a settembre scorso. Nella busta paga, ero inquadrato come addetto alle pulizie ma in realtà facevo il lavoro di un magazziniere, un terzo livello: carico e scarico merci, inventario e altro, tutto per 1.050 euro compresi gli assegni familiari, quando me li davano. Il titolare infatti di solito mi dava un acconto di 200 euro e poi mi liquidava quando diceva lui. Così facendo avevo almeno due stipendi arretrati, senza contare le ore di lavoro straordinario e domenicale. Come potevo fare? Avevo da pagare ogni mese l´affitto della casa, 500 euro. Così, ogni giorno, chiedevo lo stipendio. Poi a settembre, la lettera di licenziamento per “riduzione del personale”». Cracchiolo ha avviato una causa contro il licenziamento. E nel frattempo si è rimesso a cercare un lavoro: «Non so cosa inventarmi perché nei negozi cercano solo giovani, che accettano di lavorare anche in nero. Ho cercato ovunque». Anche la moglie bussa a tutte le porte: «Ho cercato anche un posto come cassiera nei supermercati ma non ho avuto nessuna risposta. Se continua così, saremo costretti a cercare un impiego in qualche piccola cittadina del Nord Italia».

Ma c´è anche chi non è ancora entrato nell´incubo disoccupazione, ma guarda solo dall´alto il baratro in cui teme di sprofondare. Ida Saia, sposata con due figli, è commessa al reparto donna di Rinascente in via Ruggero Settimo. È una degli ottanta commessi del negozio che da marzo prossimo entreranno per dodici mesi in cassa integrazione. L´azienda ha infatti deciso di spostare la sede nei nuovi locali di via Roma. Ma durante i lavori, che dureranno presumibilmente fino a febbraio 2010, l´azienda avvierà per i suoi dipendenti la cassa integrazione. «Non siamo ancora licenziati – spiega la Saia – ma siamo molto preoccupati per l´andamento dell´azienda che in tutta Italia dal 2003 ad oggi ha chiuso ben cinque punti vendita per fare posto ad altrettanti H&M. Abbiamo il timore che dietro quest´operazione ci sia la cessione di un ramo d´azienda e che verremo licenziati. Il 17 novembre scorso, siamo stati convocati in assemblea e ci hanno prospettato da marzo il pagamento dell´80 per cento dello stipendio ma non abbiamo ancora firmato nulla. Per ora guadagno 900 euro, mio marito lavora, ma ho due figlie a carico e tante spese fisse da pagare, dalla casa alle bollette. La gestione familiare precipita con 300 euro in meno. Ma quello che ci preoccupa è il futuro. Che fine faremo?»

A perdere il posto non sono solo i commessi, ma anche le guardie giurate che hanno sorvegliato proprio le grandi catene, le banche e i supermercati. Carlo Melendez, 35 anni, è una delle 26 guardie giurate che sono state licenziate a settembre dalla Securinform. «Dopo 12 anni – racconta – mi ritrovo senza nulla e con la necessità di dovere cercare un altro lavoro in un momento in cui molti istituti di vigilanza privata sono in crisi e chiudono i battenti». Lo stesso destino di Antonino Bonanno, anche lui della Securinform, che a 29 anni, riposta la divisa, è andato a fare la raccolta delle olive per guadagnare qualcosa. «Mi sa che sarò costretto a partire – dice – magari raggiungerò mio fratello che vive a Dublino. Io nella vita non ho studiato, ho fatto solo la guardia giurata. E non riesco a trovare nessun altro lavoro».

“Noi commessi, senza futuro già a 30 anni”ultima modifica: 2008-12-12T11:05:00+01:00da sagittario290

2 pensieri su ““Noi commessi, senza futuro già a 30 anni”

  1. Carissimo belcuore1, inanzi tutto grazie per la visita al mio Blog. In risposta alla tua domanda, riferisco quanto segue: Al momento non risulta che le Guardie Particolari Giurate, rientrino nella lista delle attività professionali (Lavori Usuranti) che ne abbiano diritto.

  2. Scusami Sagittario, ma io che ho fatto la GPG per 20 anni (Zona Notturna) con la legge sui lavori usuranti, riuscirò ad avere uno sconto sulla pensione?
    Ciao e grazie.

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