OMICIDIO MIGLIETTA, PM TUONA: “ERGASTOLO E ISOLAMENTO”

[20/11/2008]

OMICIDIO MIGLIETTA, PM TUONA: “ERGASTOLO E ISOLAMENTO”

Procura.jpgLa parola ergastolo è risuonata per ben due volte nell’aula di Corte d’assise del Tribunale di Lecce dove è giunto alle battute finali il processo per l’omicidio della guardia giurata Alessandro Miglietta, ucciso il 17 novembre del 2005 davanti alla sua abitazione a Squinzano. Il presunto killer Fernando Tondo, 29enne di Torchiarolo, rischia il carcere a vita con isolamento diurno per sei mesi. Anche per il fratello Fabio, il pubblico ministero Paola Guglielmi ha invocato la pena dell’ergastolo, con le pene accessorie. E’ stata una dura e lunga requisitoria, con la quale il pm ha ricostruito meticolosamente le concitate fasi dell’omicidio, suddivise in cinque micro-sequenze spalmate su un arco temporale di appena dieci minuti.

Una ricomposizione dei vari tasselli incastonati nel puzzle della scena del delitto, secondo la pubblica accusa, emersi dall’audizione dei testi sfilati davanti ai giudici e che configurano uno scenario corroborato da “dati incontrovertibili a carico dei due imputati”. Il pubblico ministero ha ravvisato gli elementi per contestare ai fratelli Tondo “il dolo, una volontà colpevole, in cui l’intensità dell’intenzione delittuosa può anche esser messa in discussione, ma non la sua piena consapevolezza”. La consistenza delle pene richieste è stata vallata da una serie di elementi rintracciati in sede dibattimentale. Fernando Tondo risponde oltre che dell’omicidio del 33enne anche del tentato omicidio della madre e per i due fratelli il rappresentante della pubblica accusa ha evidenziato l’insussistenza delle attenuanti generiche, perché la “morte di Miglietta è scaturita da una lezione di giustizia privata conclamata sia nella fase del pensare che dell’agire”. Per il tentato omicidio dell’anziana madre, Lourdes Riveiro Borreiro, 63 anni, originaria della Spagna, che nel tentativo di sottrarre il figlio ai suoi carnefici rimase colpita al torace dal proiettile che aveva ferito mortalmente Miglietta, il pubblico ministero ha evidenziato come “Fernando pur non volendo deliberatamente uccidere avrebbe deliberatamente accettato il rischio”. Fine pena mai anche per il fratello più giovane.

Per lui, il pm non ha chiesto nessuno sconto: “Avrebbe offerto il proprio contributo psicologico nel rafforzare la volontà offensiva e per aver partecipato materialmente alla scazzottata colpendo il vigilante con una serie di colpi di mazza”. Il pubblico ministero Paola Guglielmi, nella sua requisitoria, ha ravvisato anche la discriminante dei futili motivi a carico dei due imputati, condensata “nella spropositata e violenta reazione ravvisata nei fratelli, accecati da una rabbia assassina”. Ai giudici popolari e togati della Corte d’assise (presieduta dal Presidente Giacomo Conte), il pm con voce ferma e decisa ha chiesto che nella loro decisione non abbia peso lo status di incensurati dei Tondo: “La gravità del reato, la capacità a delinquere, le modalità di esecuzione della spedizione punitiva, programmata senza tentennamenti, l’immediata fuga in macchina dopo l’esecuzione nonostante i colpi sparati da un maresciallo dei carabinieri contro l’auto e il ricorso al perdono o al pentimento mai arrivato ai famigliari della vittima delineano uno scenario in cui non si può valutare la fedina penale pulita dei due fratelli”.

Le pesantissime richieste di condanna sono arrivate a conclusione di un lungo e meticoloso lavoro di ricostruzione di quanto sarebbe avvenuto quel 17 novembre 2005 con cui incrociando le testimonianze dei testi, dando lettura di stralci di verbali della polizia giudiziaria, evidenziando le incongruenze degli interrogatori forniti davanti al Gip in sede di convalida degli arresti e poi in dibattimento dai due fratelli, il pubblico ministero ha riprodotto la “scena del delitto” per sommi capi. Il vigilante era rientrato a casa dei propri genitori dove viveva dopo una giornata trascorsa al mare ed aveva appena aperto il cofano della sua Peugeout 206 per scaricare l’attrezzatura da pesca quando sarebbe stato raggiunto dai due fratelli Tondo giunti a bordo della loro Bmw. Fernando si sarebbe avvicinato al vigilante e la discussione sarebbe rapidamente degenerata, scivolando in una vera e propria spedizione punitiva. Nelle concitate fasi della zuffa, Miglietta sarebbe rimasto in balìa dei due fratelli. Sarebbe stato aggredito con calci e pugni, bastonato con una spranga e in quei furibondi momenti avrebbe estratto la pistola d’ordinanza, una calibro 9, sparando un colpo che avrebbe centrato Fernando fra la spalla e il collo, lesionando i tessuti molli in modo non grave. Tondo si reggeva comunque in piedi, le condizioni fisiche potevano consentirgli di continuare nella scazzottata, mentre Fabio assestava altre randellate alla schiena e al cranio di Sandro.

Intanto la sorella Simona da casa venne richiamata dalle urla provenienti dall’esterno, dal colpo di pistola e dal tintinnio di un’arma. Uscì fuori, si avventò su Fernando che nel frattempo si trovava a cavalcioni sul fratello, cercando di allontanarlo. Nel frattempo intervenne il maresciallo dei carabinieri Alfredo Garzya che si appiccicò su Miglietta cercando di allontanarlo, ma venne colpito da una gomitata, rimanendo stordito, uscendo dalla scena del delitto. La lotta si chiuse alcuni secondi dopo. La madre del vigilante accorse fuori, tenendo stretto il figlio. Ma era ormai troppo tardi. La pistola venne raccolta da Fernando Tondo che scarrellò l’arma e fece partire un colpo con il braccio teso che raggiunse al torace Miglietta, ferendo anche la madre. Poi l’immediata fuga.

Quando il pubblico ministero ha pronunciato per ben due volte la parola ergastolo nell’aula di Corte d’assise è caduto il gelo. Un silenzio assordante interrotto a fatica dal presidente Giacomo Conte. I fratelli Tondo, con il capo chino e gli occhi nel vuoto. La mamma di Miglietta in lacrime, mentre i genitori dei due imputati in piedi esclamavano con flebili respiri: “Non è giusto, non è giusto, non è possibile”. Il verdetto è atteso il prossimo 2 dicembre. Dopo le conclusioni dell’avvocato Elvia Belmonte, legale della famiglia Miglietta, sarà il turno del legale dei Tondo, il penalista Luca Piri. Poi i giudici togati e popolari si chiuderanno in Camera di consiglio. In ballo la fine della vita civile di due giovani e la giustizia invocata per una spedizione punitiva finita in un bagno di sangue. 
         

OMICIDIO MIGLIETTA, PM TUONA: “ERGASTOLO E ISOLAMENTO”ultima modifica: 2008-11-21T12:47:19+01:00da sagittario290