I pendolari delle rapine cominciano a parlare

Edizione Venezia

Venerdi’ 24 Ottobre 2008

TRIBUNALE

I pendolari delle rapine cominciano a parlare

Uno dei due “basisti” ammette le proprie colpe. Ma i napoletani restano con le bocche cucite

825098928.2.jpgTre con le bocche cucite, uno che ammette le sue colpe ma si chiama fuori dalla “banda”. Interrogatorio di garanzia per i due napoletani, il “basista” di Massanzago e la guardia giurata di Marghera che sarebbero stati gli autori di almeno sei “colpi” tra banche, poste e la farmacia di piazzale Tommaseo a Marghera, dove nel marzo scorso erano stati arrestati i due partenopei.

Questi ultimi, Vincenzo Capuozzo e Vincenzo Gallotti, difesi dagli avvocati Giorgio Pietramala e Stefania Pattarello, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere davanti al giudice. E lo stesso ha fatto uno dei due “insospettabili” arrestati nel corso dell’inchiesta condotta dal pubblico ministero Antonio Pastore che ha coordinato gli uomini del Nucleo investigativo provinciale dei Carabinieri: Gianpaolo Giordano, 43 anni, guardia giurata dipendente della Nord East Service, non ha aperto bocca di fronte all’accusa di essere stato l’informatore fornendo le dritte ai complici della banda.

Una strategia difensiva decisamente diversa quella invece adottata dall’altro “basista”, Domenico Sermon, 30 anni, operaio domiciliato a Massanzago in provincia di Padova ed originario di Napoli, difeso dall’avvocato Gian Maria Daminato. Accusato assieme agli altri quattro (nella banda c’era anche un terzo napoletano, Luigi Errichelli, 50 anni) di associazione a delinquere finalizzata a rapine e furti, Sermon ha infatti risposto alle domande del magistrato ammettendo le sue responsabilità nei vari colpi messi a segno dalla banda, ma rigettando l’ipotesi di “legame associativo” con i partenopei che, da autentici pendolari del crimine, partivano dal capoluogo campano per arrivare a Marghera o in Riviera del Brenta, rapinare una banca, un ufficio postale o un negozio, per poi rientrare in serata a Napoli. L’avvocato Daminato ha ricordato che Sermon è incensurato e che l’uomo aveva già collaborato con gli investigatori nel corso delle indagini. Sarà difficile, tuttavia, smontare l’ipotesi accusatoria di associazione a delinquere con una semplice ammissione di colpa, anche se Domenico Sermon ha sostenuto che si limitava a dare “ospitalità in casa” ai tre napoletani i quali, sempre secondo Sermon, erano “i veri esecutori dei colpi”. «Sono rimasto coinvolto in una cosa più grande di me» avrebbe detto al giudice.

Tutti i componenti della banda che ha imperversato tra il padovano e il veneziano tra la primavera del 2007 e quella del 2008 sono comunque tuttora in carcere.

F.F.

I pendolari delle rapine cominciano a parlareultima modifica: 2008-10-25T11:35:00+02:00da sagittario290