Appello, sentenza confermata: Piro condannato a 14 anni

GENOVA 

23 ottobre 2008

Appello, sentenza confermata:
Piro condannato a 14 anni

Il procuratore generale ha sostenuto l’accusa con fervore: «Angelo Piro uscì di casa armato per andare a uccidere l’amante della moglie», ha detto al culmine della sua requisitoria dopo aver passato in rassegna tutti i lati oscuri di un omicidio “irrisolto” a metà, come di fatto lo aveva definito il giudice di primo grado nell’illustrare la sua sentenza. La giuria della corte di assise di appello non ha creduto alla sua impostazione, basata sul racconto di un delitto premeditato e coronata da una richiesta di condanna a 16 anni di reclusione, più severa di due anni rispetto al primo giudizio. E ha confermato la condanna a 14 anni. Si è concluso così il processo di appello per il delitto di Oregina, che vedeva imputato la guardia giurata Angelo Piro, difeso dall’avvocato Pietro Bogliolo, accusato di aver ucciso sparandogli a bruciapelo, l’amante della moglie Giovanni Grasso, dopo averlo sorpreso insieme alla donna nella casa dei suoceri, la sera del 2 agosto 2006 in via Capri.

Trecentomila euro è la provvisionale concessa ai familiari della vittima, assistiti in udienza dall’avvocato Giuseppe Maria Gallo. Non resta ora che aspettare le motivazioni di questa ulteriore sentenza che esclude la premeditazione per un delitto che aveva tutta l’aria (e molti indizi) di essere stato programmato nei dettagli. Il problema è, almeno per quanto dichiarato dal giudice di primo grado, la superficialità delle indagini condotte dalla polizia nei giorni successivi al delitto. Gli elementi a suffragio della premeditazione, ricordati dal procuratore generale in aula sono questi. Piro si era fatto un duplicato delle chiavi della casa dei suoceri e la moglie, che ne era venuta a conoscenza, aveva confidato a una amica di essere preoccupata, temendo che il coniuge potesse sapere della sua relazione clandestina. Non solo. La sera del delitto il comportamento della guardia giurata non è coerente rispetto alle sue dichiarazioni. Disse di essere uscito di casa per andare a pulire la pistola, usando attrezzi dei suoceri e di essere salito in casa per prendere un cacciavite con cui riparare il telecomando del box. Nel box c’erano cacciaviti, il telecomando funzionava, la pistola è stata portata da Piro carica e non avrebbe avuto senso pulirla dopo cinque mesi dall’ultimo utilizzo al poligono, essendo tra l’altro il vigilante in malattia. E perché uscire di casa, lasciare due figlie piccole da sole, in una sera di pioggia e in preda a un dichiarato mal di testa? Quesiti senza risposta che hanno, evidentemente, indotto la giuria a scegliere la pena più mite.

Appello, sentenza confermata: Piro condannato a 14 anniultima modifica: 2008-10-24T11:00:00+02:00da sagittario290

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