Caccia agli uomini d’oro in fuga con venti milioni

Task force della Mobile torinese dopo la rapina di Biella

Caccia agli uomini d’oro
in fuga con venti milioni

1963375540.jpgTORINO 03/09/2008 – Il vecchio ispettore lo sa: sono pochi i personaggi in grado di compiere la rapina perfetta. Figurarsi poi un colpo da venti milioni di euro senza sparare un solo colpo di pistola, senza torcere un capello alle vittime. «Roba da professionisti veri, dai nervi di ghiaccio. Gente così la puoi contare sulle dita di una mano» dice l’esperto ispettore torinese. Ecco perché, allora, le ricerche degli “uomini d’oro” di Biella sono state estese nel torinese e in provincia di Milano.

La task force
A Biella è intervenuta una vera e propria task force della Mobile torinese: tutti investigatori esperti in questo genere di colpi. E chiaramente la loro attenzione si è rivolta da subito ai “professionisti dell’ambiente”, noti pregiudicati che ora paiono lontani dagli ambiti criminali, ma che potrebbero avere ancora gli agganci per pianificare un colpo del genere. Interrogatori, raccolta di testimonianze e voci “della mala” si susseguono in questi giorni anche a Torino: a Barriera Milano, per esempio. Mentre in provincia di Milano sono concentrate le ricerche dei complici, di coloro che materialmente hanno portato a termine la rapina.

Venti milioni
Al casello autostradale di Milano, difatti, si ferma la traccia dei banditi in fuga. Sono scappati con un furgone portavalori: il Telepass di bordo è stato registrato a quel casello, poi è scomparso. Nessuna traccia neppure dal trasmettitore Gps. Una banda che ha agito pianificando ogni cosa nei minimi dettagli.

Erano vestiti da carabinieri i due che hanno suonato al campanello della Mondialpol di Biella, domenica mattina: sicuri che quel travestimento avrebbe convinto le guardie giurate all’interno a spalancare le porte. Poi è stato semplice immobilizzare vigilanti e impiegate e portarsi via quel bottino di 20 milioni di euro, soldi depositati da banche, uffici postali e supermarket della zona.

Il basista
Certo la banda aveva studiato a lungo la zona e l’edificio. Quasi sicuramente poteva contare su un basista – o più di uno – all’interno: qualcuno che desse la soffiata giusta sul momento in cui colpire, ossia quando il caveau fosse pieno. Qualcuno che magari agevolasse l’ingresso dei banditi qualora il travestimento da carabinieri non fosse bastato. Le indagini devono concentrarsi sull’elemento debole: quello più ricattabile dai banditi, oppure quello che vedendosi sempre passare tanto denaro davanti – e dovendo fare i conti con uno stipendio basso e qualche debito di troppo – alla fine si fa tentare dal colpo della vita.

Italiani
Che si tratti di malavita italiana gli investigatori lo desumono dall’accento meridionale di uno dei malviventi: quello che ha parlato per offrire banconote da 500 euro alle impiegate immobilizzate, «così vi comprate un regalo». Una galanteria che è quasi una firma di un certo modo di essere rapinatori. Rapinatori “vecchio stampo”. Cani sciolti che nei tempi passati si tenevano lontani dalla criminalità organizzata, così come adesso evitano le bande extracomunitarie: «Quella è gente che spara per nulla, violenta – conferma un ispettore -. Qui parliamo di banditi che non hanno bisogno di ferire e uccidere».

a.mon.

Caccia agli uomini d’oro in fuga con venti milioniultima modifica: 2008-09-04T12:00:00+02:00da sagittario290